In giro per il mondo da due anni, un tour stratosferico di 90 tappe iniziato nel 2023 tra Europa e USA con una media di 30 canzoni per 3 ore di concerto; tutto questo a 74 anni e con una carriera indelebile alle spalle. I numeri parlano chiaro, The Boss è inarrestabile così come la sua voglia di mostrare a tutti i suoi fan che è ancora in grado di emozionarci con i suoi successi e le sue performance sul palco. Accompagnato dalla leggendaria E-Street Band, Bruce Springsteen ha intrapreso per il secondo anno di seguito, un nuovo tour europeo nel 2024 con 26 date, da Maggio a Luglio e non non potevamo perdercelo! 

Il Tour europeo 2024 di Bruce Springsteen & The E Street Band è iniziato a Cardiff il 5 maggio. L’instancabile rocker del New Jersey, nonostante i suoi 74 anni, ha confermato ancora una volta il suo grande amore per il palcoscenico, tornando in Europa dopo solo nove mesi. Nel 2023, il Vecchio Continente aveva infatti già ospitato 31 dei 66 concerti del tour, con l’ultima data a Monza il 25 luglio (a cui chi vi scrive aveva avuto la fortuna di partecipare). Nonostante una fastidiosa ulcera peptica lo avesse obbligato a rimandare 26 delle 92 date del Tour 2023, il Boss è tornato in grande stile, recuperando gran parte degli spettacoli annullati. Il leg europeo del Tour 2024, invece, è completamente nuovo e prevede 26 concerti in 15 nazioni e 19 città.

L’epilogo del tour 2023 e i dubbi per il secondo nel 2024

Ho concluso l’ultima data del tour di Bruce Springsteen & The E Street Band lo scorso anno con il timore che sarebbe stata l’ultima volta che li avrei visti. Mai avrei immaginato che 11 mesi dopo avrei avuto l’opportunità di rivivere quella sensazione di assoluta felicità che Bruce riesce a generare ogni volta che sale sul palco, Telecaster alla mano, e grida “Uno, due, tre, quattro…”. Come se fosse il suo “Apriti Sesamo“, Springsteen infrange le leggi dello spazio-tempo e riesce a far sembrare tre ore come tre minuti, e un uomo di quasi 75 anni come se ne avesse almeno 25 di meno; incredibilmente, sembra ancora più in forma di quanto già fosse nel 2023. 

Ma il destino talvolta è beffardo e questo nuovo tour europeo ci ha ricordato che il tempo passa per tutti, per quanto Springsteen tu sia. Alla fine di maggio, i suoi concerti a Marsiglia, Praga e Milano sono stati annullati a causa di una grave forma di afonia, cosa mai successa nella sua carriera di oltre mezzo secolo. Fortunatamente, dopo due settimane di riposo, quando il tour è stato riattivato a Madrid, con un secondo concerto magistrale, abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo.

Bruce Springsteen allo Stadio Olimpico Lluís Companys di Barcellona

Eppure, nella prima serata di Barcellona, si poteva dire che vocalmente non era al 100%. Anche se l’inizio è stato ad alta tensione, tutto è cambiato quando all’ottava canzone ha risolto l’urlo finale di Darkness On The Edge Of Town, che la prima sera a Madrid non era riuscito a finire. Come se si fosse convinto che se poteva fare quello, poteva fare qualsiasi cosa, da quel momento in poi le sue esibizioni sono evidentemente migliorate.

La tradizione springsteeniana vuole che le seconde serate nella stessa città siano sempre migliori delle prime, quindi le aspettative per la data di sabato erano alle stelle. Se giovedì sembrava aver vinto la sua versione più populista, ora ci si aspettava qualche prelibatezza dedicata ai fan più accaniti. Anche se non abbiamo avuto l’auspicata Janey Needs A Shooter, abbiamo ascoltato una Racing In The Street con il meraviglioso assolo di Roy Bittan, The Professor, al pianoforte e con un Bruce scatenato durante l’intero concerto.

Tra i momenti salienti, una giocosa Spirit In The Night e un intenso duetto in Nebraska con Atlantic City e un blues texano Reason To Believe che ha infiammato lo stadio. Anche la parte finale, da Because The Night a Twist And Shout, qui seguita da Glory Days come chicca conclusiva prima di imbatterci nell’ultimo momento riflessivo con I Will See You In My Dreams.

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C’è un detto comune tra i fan: il mondo si divide in due categorie: chi ama Bruce Springsteen e chi non lo ha visto dal vivo. Perché se hai la fortuna di assistere ad un suo concerto, saprai di essere spettatore di un’incredibile performance. I concerti di Bruce sono unici per il pathos e la connessione che si instaura tra The Boss ed il suo pubblico attraverso 3 ore di concerto, inarrestabile, muovendosi a destra e sinistra senza sosta, fermandosi solamente per immergersi con il pubblico, abbracciarli, stringendogli la mano e al tempo stesso dando il ritmo all’intera band.

Bruce Springsteen e Barcellona: la storia d’amore è reale

Il Boss torna a riempire lo Stadio Olimpico Lluís Companys per la quarta volta in quattordici mesi con un concerto pieno di emozioni e, soprattutto, di gratitudine. Anche se può sembrare un’impresa, e ancor più di questi tempi, l’incomparabile rapporto di Bruce Springsteen con Barcellona è ancora più vivo che mai a distanza di 43 anni. Ogni volta che il nativo del New Jersey viene nella capitale catalana, questa si veste di tutto punto per accogliere il Boss del rock per eccellenza. E The Boss, consapevole della responsabilità che comporta esibirsi in una città che è già “casa” nonostante la distanza, si impegna a dare il massimo affinché ogni recital sia unico; questo è il patto. E questo sabato sera è stato ancora una volta rispettato. 

Per la quarta volta in soli 14 mesi, Springsteen ha portato 58.000 fan all’Estadi Olímpic Lluís Companys. Ancora una volta, ha dato vita a un concerto di oltre tre ore che si è concluso con gli spettatori interdetti: i loro cuori non volevano andare a casa, ma le loro gambe non la pensavano allo stesso modo. Nonostante sia passato solo un anno da quei due concerti dell’aprile 2023, sia giovedì che sabato l’aria che si respirava a Montjuïc era diversa, come se si trattasse di un’altra tournée, complici anche il clima, l’organizzazione e il suono.

Come era tradizione in passato e sembrava essersi perso, Springsteen ha giocato con il repertorio, tornando a quel fattore sorpresa che tanto coinvolge i suoi fan, il rocker ha anche interagito molto con il pubblico, che lo ha molto apprezzato.

Tre ore di rock con uno Springsteen la cui voce, ancora in fase di ripresa, era in crescendo

Con il suo solito “Hola, Barcelona! Com esteu?” per darci il benvenuto, lo spettacolo ha preso il via con la sempre celebre My Love Will Not Let You Down e il suo duello di chitarre, seguita da Lonesome Day e da Ghosts. Un inizio travolgente e la maggior parte dei presenti era in piedi saltando e cantando con tutta la E-Street Band.

A questo punto sono iniziate le sorprese, che hanno avuto anche un tocco molto Born in the USA, proprio nel giorno del suo compleanno. La Fender di uno Springsteen sceso dal palco ha annunciato Darlington County e, sempre a pochi centimetri dal pubblico, ha suonato Working on the Highway, ballando e muovendosi come Elvis a cui tanto si è ispirato e tanto ha dato nella sua lunga ed eterna carriera. Ma a sorpresa Jay Weinberg, “El fill del Max“, come dice lui in catalano, è salito alla batteria per dare il meglio di sé con Radio Nowhere, ricordando quel tour del 2009 dove ha sostituito il padre alla batteria.

Con Atlantic City c’è stato un legame tra Barcellona e il New Jersey che ha dato tanto valore alle bandiere catalana e americana che presidiavano il palco, e l’inaspettata Reason to Believe, eseguita solo una volta quest’anno, ha lasciato il posto a The promised Land, che raramente manca a Barcellona e che la rende la terra promessa che Springsteen cerca tanto.

Bruce Springsteen Barcellona

E una bambina, che se n’è andata con un’armonica regalatale dal Boss. I presenti, a cui è stato chiesto se sentissero lo “spirito”, sono stati trasportati indietro agli anni ’70 con la corale Spirit in the night, e improvvisamente hanno viaggiato 30 anni nel tempo con Waitin’ on a sunny day, che riassumeva perfettamente il sentimento maggioritario della serata: la felicità, con i piccoli che cantavano le canzoni dei genitori e il sole che, nonostante fossero le 22.18, spuntava sul Montjuïc.

Nel suo intrattenere il pubblico si è fermato davanti ad una bambina che timidamente ha cantanto il ritornello:  I’m waitin’, Waitin’ on a sunny day Gonna chase the clouds away, I’m waitin’ on a sunny day, mandando l’intero stadio in delirio, con un sorriso sulla faccia di tutto il pubblico e la band, ed ecco che tutti siamo tornati indietro di venti-trent’anni quando Bruce e la E-Street Band erano una cosa unica con tutto il pubblico.

La felicità si è trasformata in emozione con The River, che ha trasformato l’Olímpic in un mare di luci e con uno Springsteen che ha continuato a mostrare il suo recupero vocale, e Racing in the Street, un’altra grande sorpresa della serata e che dimostra che il Boss sa combinare le sue canzoni di maggior successo con quelle che durano 12 minuti e in cui l’immortale E Street Band, con un ottimo Roy Bittan al pianoforte, può esibirsi davanti a uno stadio pieno.

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Bruce Springsteen e Barcellona, la scaletta:

Una novità rispetto al tour dello scorso anno è l’imprevedibilità, come ai vecchi tempi, della scaletta. The Boss infatti si sta facendo guidare dal pubblico, che con i suoi numerosi cartelloni chiede con grande entusiasmo una canzone nuova a data. Per il 22 Giugno questa è stata la scaletta:

  1. My Love Will Not Let You Down
  2. Lonesome Day
  3. Ghosts
  4. Darlington County
  5. Working on the Highway
  6. Radio Nowhere (with Jay Weinberg)
  7. Atlantic City
  8. Reason to Believe
  9. The Promised Land
  10. Spirit in the Night
  11. Waitin’ on a Sunny Day
  12. The River
  13. Racing in the Street
  14. Nightshift (Commodores cover)
  15. Last Man Standing (acustico, con Barry Danielian alla tromba)
  16. Backstreets
  17. Because the Night (Patti Smith Group cover)
  18. She’s the One
  19. Wrecking Ball
  20. The Rising
  21. Badlands
  22. Thunder Road
  23. Born in the U.S.A.
  24. Born to Run
  25. Bobby Jean
  26. Dancing in the Dark
  27. Tenth Avenue Freeze-Out
  28. Twist and Shout
  29. Glory Days
  30. I’ll See You in My Dreams
Bruce Springsteen Barcellona

Waitin’ on a Sunny Day e Racing in the Street, i momenti più emozionanti della serata

Una volta raggiunta la metà del concerto, che sembrava addirittura uno scherzo, visto che il timer stava già scendendo a 90 minuti, è iniziata una seconda sezione con pochi cambiamenti rispetto agli altri concerti del tour, una sezione sotto certi aspetti più riflessiva e con temi più profondi.

La cover di Nightshift, con l’Olímpico che scuoteva i fianchi, è stata ancora una volta presente, così come quei minuti da pelle d’oca di Last Man Standing, con Springsteen solo alla chitarra e con monologo toccante che precede l’esecuzione del brano ricorda George Theiss, leader della prima band, The Castiles, di cui Springsteen è ora l’unico membro sopravvissuto e Backstreets, con ancora una volta un immenso Roy Bittan al pianoforte. 

Il repertorio è proseguito invariato con Because the Night, anch’essa molto celebrata, così come She’s the One, molto più rock della versione in studio di Born to Run, con Springsteen e Jake Clemons che hanno dimostrato l’ottimo legame che li lega, di cui lo zio del sassofonista, il compianto Clarence Clemons, sarebbe sicuramente molto orgoglioso. E con Wrecking Ball, lo stadio di Barcellona è tornato a rimbalzare e a essere messo alla prova dal punto di vista vocale. 

The Rising ha riportato il pubblico a quella tragica estate del 2001 con gli attacchi terroristici dell’11 settembre negli Stati Uniti, pur cantando con ottimismo, e le applauditissime Badlands e, soprattutto, Thunder Road, quella canzone con un protagonista e Mary che lasciano la loro città “per vincere” e che è sempre speciale a Barcellona, hanno chiuso più di due ore di rock senza tregua e questo senza No Surrender; ma, fortunatamente, c’era ancora molto.

Dopo che tutta la band si è riunita in fondo al palco e ha fatto un primo gesto di commiato, sono tornati al loro posto per affrontare dei generosi bis che sono iniziati con Born in the USA e uno Springsteen rinato, in quanto canzone che richiede tutta la sua forza vocale e che lui ha ri-raggiunto finalmente. E i presenti gliene sono stati più che grati, come con l’essenziale Born to run e l’emozionante Bobby Jean, con uno stadio che era una festa e un’onda di mani sollevate che seguivano il ritmo del Boss.

Non sono mancate nemmeno Dancing in the Dark, con un Jake Clemons che ha superato la prova di Springsteen al sassofono, così come Tenth Avenue Freeze-Out, in omaggio ai membri defunti della E Street Band, e la festosa Twist and Shout che ha fatto ballare l’intero stadio.

L’orologio stava già scorrendo verso le tre ore quando, ancora una volta, i membri della band allargata si sono alzati dalle loro postazioni per salutare il pubblico. L’intenzione era quella di lasciare il palco, ma la standing ovation del pubblico ha indotto Springsteen a chiedere ai suoi musicisti di riprendere in mano gli strumenti per suonare Glory Days e, quindi, salutare Barcellona in grande stile. 

Dopo averci ricordato che “us estimem”, il Boss, da solo alla chitarra e davanti a 58.000 persone, ha chiuso il suo concerto con la commovente I’ll See You in My Dreams, con sottotitoli in catalano sugli schermi. Una canzone che parla ancora una volta della morte e dell’importanza dei sogni, e che ha chiuso nel migliore dei modi una serata che è stata proprio questo, un sogno. Come tutti gli spettacoli di Springsteen a Barcellona. Ancora una volta, è stato chiaro che l’amore per Bruce è reale.

Steven Hyden scrive nel suo ultimo libro There Was Nothing You Could Do, dedicato all’impatto di Born In The U.S.A., che i concerti di Springsteen fanno credere che un mondo migliore sia possibile.

E se in parte è così, non è meno vero che alcune brutture del mondo esterno sono ancora presenti all’interno della bolla: il capitalismo sfrenato, che si riflette graficamente nella separazione dei fan in base al loro potere d’acquisto; l’avidità, nel prezzo esorbitante di un bicchiere di birra; la meschinità, in coloro che usano i loro figli (alcuni dei quali sembrano decisamente annoiati) come ricatto emotivo per ottenere un’armonica dal cantante; o la cattiva educazione, di coloro che chiacchierano ad alta voce durante i brani più lenti senza considerare se stanno disturbando le persone accanto a loro. Ma nonostante tutto, la potenza della musica della E Street Band è tale che si riesce a metterli in secondo piano e a divertirsi.

I miei momenti preferiti ai concerti di Springsteen sono sempre gli stessi: finisce una canzone, Bruce si mette davanti alla batteria, agita le braccia per far sì che Max continui a colpire i piatti, e lo si vede gridare, prima a Steve Van Zandt, poi al resto della band, cosa vuole suonare dopo. Si avvicina al microfono e di nuovo… “Uno, due, tre, quattro…“. Quei pochi secondi di incertezza ed eccitazione, come quando si scarta un regalo il giorno di Natale, si dà il primo bacio o si apre la porta del proprio appartamento per la prima volta dopo essere diventati indipendenti, quando il tempo si ferma e tutto può accadere, valgono ancora una vita.

Noi di Planet Guitar seguiremo il Boss e la E-Street band in tour fino all’ultima data del tour europeo prevista per il 27 Luglio 2024 a Wembley, Londra. Restate con noi su PlanetGuitar.it per tutti gli aggiornamenti sul tour e su quella che si prospetta una data indimenticabile a Wembley come chiusura del secondo, ma non ultimo, tour europeo dell’eterno Bruce Springsteen…

Bruce Springsteen Barcellona

 → Twist & Shout, Glory Days

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Paolo Orlando