Ogni musicista nel corso della sua carriera si imbatte in alcune classiche domande e osservazioni -talvolta inopportune- sul proprio lavoro. Abbiamo raccolto quelli che riteniamo essere i “grandi classici” tra le cose che un musicista non vorrebbe mai sentirsi dire. Molti di voi conosceranno sicuramente uno o l’altro commento, altri forse addirittura tutti. Fatecelo sapere nei commenti!
1. Qual è il tuo vero lavoro?
È risaputo che i musicisti spesso non riescano a vivere del proprio mestiere di musicista. Secondo alcuni (soprattutto secondo molti odiatori da tastiera), quello del musicista non è un vero lavoro. Quanti genitori hanno detto, dicono e diranno: “Fai qualcosa di normale!”?
2. Perché non vai ad Italia’s Got Talent?
No, grazie. Tra l’altro ben pochi musicisti vengono selezionati in questo genere di programmi (nulla contro loro!)…
3. Qual è il tuo piano B?
Domanda odiosa, ma è molto importante porsela. Come musicista devi avere un piano B. Tutti dovrebbero avere un piano di riserva nel caso in cui la loro carriera qualcosa non funzioni, a prescindere che si parli di musicisti o meno.
4. Dai, suonaci qualcosa…
Non sono un jukebox ragazzi, tantomeno Spotify. Sorpresona: potrei non conoscere le vostre canzoni preferite.
5. Quindi stai cercando di diventare un musicista?
Ad essere sincero, studio la chitarra da quando avevo 8 anni. Dopo anni di studio, pratica e di formazione, sono troppo arrogante a ritenermi un musicista?
6. Suoni esattamente come…!
Ottimo, sono solo 10 anni che cerco il mio suono.
7. Per avere successo, bisogna essere bravi.
Da quando questo vale solo per il mondo della musica?
8. Quando ti ascolteremo alla radio?
Ecco forse questa non è una domanda così cattiva. Certo forse può mettere un po’ pressione, ma in fin dei conti per dirla come Berkeley: “Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, fa rumore?”.
9. Oggi la musica si fa solo computer.
Questa è talmente idiota che non vale neanche la pena rispondere… Meglio impiegare quel tempo a suonare.
10. La musica è troppo costosa. In quanto arte, dovrebbe essere liberamente accessibile a tutti.
Certo, infatti i musicisti non pagano l’affitto, non comprano strumenti, non pagano gli insegnanti con cui studiano e una volta famosi non pagano il personale che li accompagna in tour… Davvero siamo ancora a questo? La musica si paga, come qualsiasi altra cosa!
Bisogna spezzare una lancia a favore degli “altri” però; è innegabile che i musicisti forniscano al naturale un considerevole numero di cliché. La lista di cose che un musicista non vorrebbe mai sentirsi dire potrebbe allungarsi facilmente… Per oggi però, è tutto; se questo articolo vi è piaciuto, vi invitiamo a recuperare la nostra lista di 10 cose che ogni chitarrista dovrebbe sapere.
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Una delle cose che odio sentirmi chiedere.. Ma ne portate gente??
Ed io: se volevo portare gente avrei fatto l autista di autobus!!!
🤣🤣🤣
Allora non vuoi la musica ma un cerca clienti….
Ma di cosa parliamo? Musicisti? Rari come opere d’arte rubate. In tutti i locali ormai si vedono solo
Karaoke, questo syramaledetti karaoke o lettori midi e cd e gente che fa finta di suonare. Bisognerebbe mettere per legge che o suoni davvero o non puoi fare la serata. E il
bello che tanti imbecilli applaudono pure. Che cavolo ti applaudi? Al cd? Ma andate al diavolo. Tastiere che suonano da sole ci manca solo che ti fanno anche l’assolo
E siamo a posto.
L’intrattenimento del pianobar prevede un pianista che suona e a volte canta. L’evoluzione e la tecnologia consente al pianista di “SUONARE” live su una base di accompagnamento registrata. Così come fanno le “star”, quando si presentano sul palco col solo pianoforte. Del resto anche i chitarristi di strada suonano i loro assoli su basi (e suonano). Non si parla quindi di “tastiere arranger” con quell’insopportabile “ta-ta-zumpa” da Lambada effetto matrimonio o trenino di capodanno. Il vantaggio per il gestore, è che questo tipo di pianista, in genere accontenta i clienti con richieste, anche di cantare i loro brani preferiti, adattandone la tonalità. Questa partecipazione attiva, è l’attrattiva per i clienti. Diverso è il locale attrezzato per l’esibizione di gruppi. Il gestore punta esclusivamente sui fan del gruppo medesimo. Il gruppo che ha un folto seguìto, assicura il pieno e gli viene concesso il palco. In quel caso però, la serata si trasforma in un concerto
Una delle cose che mi fa più imbestialire è quando mi dicono “sei sprecata”. Oppure, con il gruppo, “dovete suonare musica più riconoscibile”…perché facciamo qualche standard, qualche blues. Il problema non è cosa ci dicono, è che non c’è più cultura musicale. Tutto viene da lì. Sennò il karaoke sarebbe relegato solo alle serate in privato, giusto per fare due risate.