Il 18 ottobre del 1926 nasceva a Saint Louis (Missouri, Stati Uniti d’America) Charles Edward Anderson Berry, conosciuto più semplicemente come Chuck Berry, uno dei padri del rock and roll. Probabilmente incalcolabile la sua influenza per lo sviluppo della musica popolare del Novecento, si potrebbe quasi dire che, anche chi non avesse mai ascoltato un suo brano, avrebbe quasi sicuramente sentito una versione di una sua canzone cantata dai Beatles, dai Rolling Stones, dai Kinks o dai Beach Boys. Anche se in quest’ultimo caso sotto mentite spoglie (Surfin’ USA utilizza infatti la musica di Sweet Little Sixteen).
Queste quattro band, anche se formano un elenco molto parziale, testimoniano già l’importanza del cantante e chitarrista che ha raffinato e sviluppato il rhythm and blues, creando alcuni dei principali elementi che hanno reso unico il rock and roll. Nel giorno dell’anniversario della sua nascita, ricordiamo la sua figura con uno dei suoi brani più famosi, grazie all’aiuto di Paul e Matt di Guitar Tutorials: Johnny B. Goode!
L’importanza di Chuck Berry per lo sviluppo di quello che poi diventerà il rock and roll è fondamentale anche dal punto di vista delle tematiche trattate dai suoi brani: è stato tra i primi infatti a cantare l’adolescenza, il consumismo e lo spirito di ribellione verso la morale precostituita dell’America degli anni ‘50, aprendo la strada per tutto quello che sarebbe venuto da lì a poco. Grande showman ed entertainer nato, Chuck Berry può anche essere considerato uno dei primi guitar hero, per il suo modo unico di stare sul palco e per la presenza di assoli di chitarra nelle sue canzoni: per rendersi conto del suo grande talento basta guardare questa esibizione per la televisione belga nel 1965, dove Chuck suona alcuni dei suoi brani più famosi, tra cui proprio Johnny B. Goode.
Probabile inventore del “passo dell’anatra”, la duck walk che ha avuto tra i suoi principali emuli anche Angus Young degli AC/DC, Chuck Berry è rimasto un personaggio molto presente nella cultura pop, anche per l’utilizzo delle sue canzoni in innumerevoli situazioni. Faremo solo due esempi in ambito cinematografico: come dimenticare, nel cult movie del 1985 di Robert Zemeckis Ritorno al Futuro, la scena in cui Michael J. Fox, nei panni di Marty McFly, mostra a un cugino di Chuck Berry, Marvin, quello che diventerà poi uno dei suoi brani più famosi? Oppure una delle scene più memorabili di Pulp Fiction di Quentin Tarantino del 1994, dove Uma Thurman, che interpreta Mia Wallace, e John Travolta, che interpreta Vincent Vega, ballano il twist sulle note di You Never Can Tell del grande Chuck?
Nel giorno dell’anniversario della sua nascita, ricordiamo Chuck Berry e la sua enorme influenza per il mondo della chitarra elettrica, con quello che è probabilmente il suo brano più celebre: Johnny B. Goode.
Chuck Berry Is on Top: quasi un greatest hits
In un epoca in cui era più facile vendere i singoli a 45 giri piuttosto che un intero album a 33 giri e in cui l’idea stessa di album era ancora molto distante da quella che si sarebbe poi sviluppata, spesso le etichette pubblicavano periodicamente delle vere e proprie raccolte di singoli sotto forma di LP. E’ questo il caso anche di Chuck Berry Is on Top del luglio del 1959, terza fatica in studio del nostro eroe della sei corde, in cui però l’unico brano non precedentemente pubblicato come singolo è Blues for Hawaiians.
Il resto della tracklist è un tripudio di sonorità rock and roll, con alcuni dei migliori brani dell’intera carriera di Berry, tanto da far risultare l’album quasi un greatest hits.
Il disco è notevole anche per gli altri musicisti coinvolti nelle registrazioni, tra cui citiamo solo Johnnie Johnson e Lafayette Leake al piano e il mastodontico Willie Dixon al contrabbasso. La caratteristica che accomuna tutti questi grandi musicisti è che erano tutti artisti della Chess Records di Leonard Chess, che ha prodotto a Chicago tra gli anni ‘50 e ‘60 alcuni dei dischi più importanti della storia della musica, proprio come quello che abbiamo preso in esame.
La bellissima storia di questa leggendaria casa discografica e degli artisti che hanno frequentato i suoi studi di registrazione è stata raccontata, seppur con qualche licenza artistica, in un film del 2008, Cadillac Records, che vi consigliamo di recuperare: nella pellicola Chuck Berry è interpretato da Mos Def e in queste scene la sua figura viene omaggiata ricordando anche l’importanza del rock and roll degli albori nell’unire il pubblico bianco a quello afroamericano. Sempre per darvi idea dell’importanza del personaggio, questo percorso culminerà forse con Michael Jackson e il suo primo lavoro prodotto con Quincy Jones, Off the Wall del 1979: Jackson fu infatti il primo artista nero ad entrare in una chart per bianchi, rompendo finalmente le barriere razziali e contribuendo a creare classifiche unificate.
Dedichiamoci ora a tre dei brani più importanti di tutta la carriera di Chuck Berry, Johnny B. Goode, Maybellene e Roll Over Beethoven!
Johnny B. Goode, Maybellene e Roll Over Beethoven: l’essenza del rock and roll
Ci sono brani che è difficile anche solo raccontare, perché sono talmente noti e influenti che si spiegano da soli: Johnny B. Goode rientra in questa cerchia di canzoni magiche e pressoché immortali. Un brano così famoso da essere stato incluso tra le 27 canzoni del Voyager Golden Record, una raccolta di musica, immagini e suoni pensata per servire da archivio dell’umanità e lanciata con le sonde Voyager 1 e Voyager 2 nel 1977. Chuck Berry è così anche nello spazio, assieme a composizioni di Johann Sebastian Bach, di Wolfgang Amadeus Mozart, di Igor Stravinsky e di Ludwig van Beethoven, come testimone dell’umanità intera con la sua canzone parzialmente autobiografica sul country boy che sa suonare divinamente la chitarra. A questo brano abbiamo dedicato anche un episodio della nostra serie sui migliori assoli di chitarra.
Anche se Maybellene non è finita nello spazio, il brano è la prima hit di Chuck Berry ed è un chiarissimo esempio del rock and roll delle origini, trascinato dalla sua chitarra solista e da un testo che racconta la storia di un uomo che insegue la fidanzata infedele, salita a bordo di una Cadillac Coupe DeVille, con la sua Ford V8. Adolescenti infedeli, auto veloci che si inseguono e sonorità scatenanti: l’essenza del rock è tutta qui.
Prima di finire nello spazio assieme a lui, Berry chiedeva a Beethoven di farsi da parte e togliersi di mezzo: Roll Over Beethoven auspicava che il rock and roll avesse la stessa importanza e il rispetto dato alla musica classica. “Tell Tchaikovsky the news” insomma, caro Ludwig van, i tempi stanno cambiando. Tra i brani più coverizzati della storia della musica, oltre ai già citati Beatles, anche gli Electric Light Orchestra hanno realizzato una loro versione di questo brano, includendo all’inizio un estratto del primo movimento della Sinfonia n. 5 in do minore Op. 67 di Beethoven, prima di attaccare con il micidiale riff di chitarra.
Sicuramente l’iconografia di Chuck Berry è legata ad una sola chitarra: la sua mitica, Gibson ES-355, di cui il marchio americano ha realizzato tramite il suo Custom Shop anche una serie limitata, in finitura Wine Red, ormai andata esaurita. La 355 resta in ogni caso una chitarra dal design unico e il Murphy Lab di Gibson vi dà ancora oggi la possibilità di acquistarne una:
Gibson 1959 ES-355 Reissue WR LA
Nel corso della sua carriera, Berry ha suonato moltissime chitarre Gibson, tra cui una ES-350TN, una ES-335, una ES-345, una B.B. King Lucille, ma anche con una Flying V e una Les Paul. E’ stato visto anche con chitarre Gretsch, come la White Falcon.
Gibson ES-335 Figured 60s Cherry
Gibson ES-345 60s Cherry
Gibson BB King Lucille Legacy
Gibson Flying V Custom EB
Gibson Les Paul Custom EB GH
Gretsch G6636T PE Falcon DC White
Sul fronte degli amplificatori è invece stato visto con dei Fender Dual Showman Reverb, non più in produzione. Ma potete provare ad utilizzare un Princeton Reverb, un Twin Reverb o una testa Bassman per emulare il suo suono:
Fender Tone Master Princeton Reverb
Fender Bassman 800 Head
Fender Tone Master Twin Reverb
Scomparso il 18 marzo 2017 all’età di 90 anni, Chuck Berry rimarrà per sempre una delle figure più importanti per la storia della chitarra elettrica. Se ancora non ne siete convinti, potreste guardare il fantasmagorico film concerto e documentario realizzato nel 1986 per i primi 60 anni di età di Chuck, Hail! Hail! Rock ‘n’ Roll: tra i tanti ospiti saliti sul palco, una vera e propria parata di star del calibro di Eric Clapton, Robert Cray ed Etta James, noi vi proponiamo di ascoltare la versione di No Particular Place To Go suonata assieme a Keith Richards.
Lunga vita al padre del rock and roll!
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