Il 26 Gennaio 1955 nasce ad Amsterdam, Paesi Bassi, Edward Lodewijk Van Halen, chitarrista, compositore, tastierista e indiscusso innovatore della nostra amata sei corde. Con il fratello Alex ha fondato i Van Halen nel 1972 dando una scossa al mondo del rock e cambiando per sempre il modo di suonare la chitarra elettrica.
“Per quanto vale, credo che Van Halen sia il primo nuovo importante chitarrista sulla scena.” ha dichiarato Frank Zappa “È davvero impressionante. Tiene alta la bandiera della nostra specie”. Eddie alza drasticamente il livello; con lui, veloci frasi a tre dita per corda diventano abituali anche nel rock, la leva del tremolo non è più solo uno strumento di espressione, ma una vera e propria fucina di suoni mai sentiti prima.
Non inventa il tapping, ma lo rende popolare innalzandolo al rango di vera e propria tecnica, autosufficiente e declinabile in ogni direzione. Era dai tempi di Hendrix che il mondo della sei corde aspettava la venuta di un nuovo messia…
Io e Paul di Guitar Tutorials abbiamo scelto di farvi ascoltare l’iconica intro di Hot For Teacher!
Su Planet Guitar abbiamo dedicato a EVH anche una puntata della nostra serie “Suonare Come”, una della serie “I migliori riff” (Ain’t Talkin’ ‘bout love) e persino una della serie “I migliori assoli” (Jump).
L’infanzia e i primi passi nella musica
In casa Van Halen la musica non è mai mancata; il padre è un pianista jazz, clarinettista e sassofonista che non perde occasione per infondere la passione ai figli Edward e Alex. La madre è una donna indo originaria di Rangkasbitung sull’isola di Giava e a causa della natura mista del matrimonio, la famiglia è spesso vittima di spiacevoli discriminazioni. Per questo motivo, nel 1962, decidono di lasciare l’Olanda e trasferirsi a Pasadena, in California.
I due piccoli fratelli iniziano a studiare pianoforte appena arrivati negli Stati Uniti ed Eddie ottiene brillanti risultati in pochissimo tempo, vincendo molti trofei in concorsi locali. I genitori spingono affinché i ragazzi seguano un percorso classico, ma la musica rock esercita su di loro un fascino irresistibile.
La British Invasion che imperversa negli States negli anni 60’ con i Cream, Beatles, Animals e Dave Clark Five è una sorta di chiamata alle armi. Alex si butta sulla chitarra elettrica mentre Eddie sceglie di sedersi dietro alle pelli di una batteria. Ben presto i due si rendono conto di aver fatto male i calcoli e decidono di scambiarsi gli strumenti. Mai scelta fu più azzeccata!
Eddie si esercita senza sosta, imparando ed interpretando tutti gli assoli di Eric Clapton nei Cream in tempo record “Mi sedevo sul bordo del letto con una confezione da sei di Schlitz Malt.” ha dichiarato in un’intervista a Guitar World “Mio fratello usciva alle 7 di sera per fare festa e quando tornava alle 3 di notte io ero ancora seduto nello stesso posto a suonare la chitarra. L’ho fatto per anni”.
Parte del tempo dedicato allo strumento lo passava a farsi domande su aspetti che altri non consideravano. “Tutti gli strumenti che prendevo in mano nei negozi non erano adatti a ciò che volevo io” ricorda Van Halen anni dopo “O non avevano abbastanza di qualcosa, o avevano troppo di qualcos’altro, tipo un sacco di interruttori che non mi servivano a nulla. Nessuno mi aveva mai spiegato nulla, sapevo solo cosa mi piaceva e cosa volevo sentire”.
Eddie e Alex formano la loro prima band con altri tre ragazzi, i The Broken Combs, e si esibiscono all’ora di pranzo alla Hamilton Elementary School di Pasadena. In seguito Eddie cita questa esibizione come fondamentale per il suo desiderio di diventare un musicista professionista.
I Van Halen
Nel 1972, Eddie e suo fratello danno vita ad una band con il bassista Mark Stone. Inizialmente il trio non è a conoscenza dell’omonima band e sceglie il nome Genesis. Quando si accorgono dell’errore, cambiano il nome in Mammoth. Eddie ricopre inizialmente il ruolo di cantante e chitarrista e non avendo a disposizione un impianto voce i ragazzi affittano un sistema di amplificazione da un tale David Lee Roth per 10 dollari a notte. I soldi sono pochi e i ragazzi pensano che permettere a Roth di unirsi a loro gli avrebbe fatto risparmiare denaro e avrebbe sgravato Eddie dal ruolo di cantante. Poco dopo l’ingresso di Roth nella band, Michael Anthony sostituisce Mark Stone al basso. L’ultima cosa che convince poco è il nome della band; David Lee Roth suggerisce che il cognome dei due fratelli possa essere un nome più adatto alla band. Nascono così i Van Halen.
Il produttore di Los Angeles, Kim Fowley descrive i Van Halen come l’equivalente musicale di “un viaggio in autostrada in compagnia di una cassa di birra da sei e di donne con le tette grosse, mentre metti sotto gli animali che attraversano la strada.”, un’immagine piuttosto colorita… In poco tempo la band inizia a riempire i club sulla Sunset Strip come lo Starwood, il Whisky a Go-Go e il Water Mitty’s Rock & Roll Emporium. Il repertorio spaziava dai classici rock dei Led Zeppelin a hit disco come Get Down Tonight di KC and the Sunshine Band, mantenendo un sound rilassato, cool e festaiolo!
Inizia a spargersi la voce che il chitarrista della band è una sorta di mago. Un ragazzino con i capelli perfetti e un ghigno simile alla mascotte della rivista MAD che con il tremolo e un fiume di lick velocissimi da vita a sonorità mai sentite prima. In un concerto del 1976 al The Starwood in California, la band apre per gli UFO.
Il bassista dei Kiss, Gene Simmons, è in sala ad assistere e ne rimane estasiato. Subito dopo lo show invita la band a registrare alcuni demo agli Electric Lady Studios del Greenwich Village di New York. Gene li mette sotto contratto con la sua società e i Van Halen registrano i primi demo delle loro canzoni, tra cui Runnin’ with the Devil. Gene si rivolge a Bill Aucoin, manager dei Kiss, e a Paul Stanley, frontman dei Kiss, che però respingono il suo desiderio di farli entrare nel gruppo di Aucoin. L’anno dopo ci pensa la Warner ad offrire un contratto discografico ai Van Halen.
Il primo album Van Halen del 1978 raggiunge il n.19 della classifica di musica pop di Billboard ed è uno dei debutti di maggior successo commerciale del rock, molto apprezzato sia come album heavy metal che hard rock. La seconda traccia Eruption è uno strumentale pirotecnico, l’emblema del suo stile, il manifesto delle sue doti fissato su nastro per i posteri. All’inizio degli anni ’80, i Van Halen diventano uno dei gruppi rock di maggior successo dell’epoca. Di colpo l’universo musicale prende una nuova direzione. Essere un guitar hero è ora più eccitante che mai!
Evh Frankie Striped MN Relic R/W/B
La Frankenstrat
Come detto poco fa, Eddie era ossessionato dal modificare a suo piacimento le chitarre che imbracciava. Il suo primo, grande esperimento lo fa con una Gibson Les Paul goldtop piuttosto costosa. Con uno scalpello rimpiazza il pickup al ponte con un humbucker più potente tolto da una delle sue altre chitarre; poi cambia il colore, scrostando l’oro che non gli andava a genio e passando una mano di nero sul body.
Poco dopo inizia a frequentare il laboratorio di Wayne Charvel, una leggenda locale nota per le sue riparazioni e finiture e per la sua collaborazione con Fender e con band come ZZ Top, Deep Purple e Who.
“La prima volta che Ed entrò nel mio negozio mi chiese se potessi impedire che il suo pick up DiMarzio emettesse tutti quei gridi acuti” racconta Charvel. “Gli dissi che potevo e gli mostrai un trucco che avevo imparato da un genio dell’elettronica che conoscevo, Bob Luly. Bisognava immergere il pickup in una cera bollente, una tecnica nota oggigiorno con il nome di potting. Per quanto ne so siamo stati i primi a farlo…”
Dopo questo episodio Eddie inizia a frequentare con assiduità il negozio di Charvel e gli esperimenti sugli strumenti diventano sempre più frequenti.
L’utilizzo della leva del tremolo si fa sempre più frequente, ma il suono della Strat che utilizza è troppo sottile per il sound dei Van Halen. Bisognava trovare una soluzione. Scava il corpo della sua Fender Stratocaster del 1961 e installa al ponte un humbucker PAF molto più potente. Il risultato è molto vicino a ciò che Eddie ha in mente, ma non del tutto soddisfacente. Meglio partire da capo utilizzando parti di ricambio per altri strumenti e pezzi economici comprati al negozio di Charvel. Modificare una chitarra in quel modo era un’idea davvero radicale per gli anni ’70…
Compra un body di frassino a forma Stratocaster e un manico in acero non trattato. Interviene allargando lo scasso del pickup al ponte per far spazio ad un humbucker preso da una Gibson ES-335. Non usando mai la manopola del tono pensa sia meglio lasciare vuoti gli altri alloggi per pickup, coprendoli con un vinile nero inchiodato nel corpo.
Sul manico installa dei tasti jumbo Gibson e un capotasto in ottone. Infine monta il ponte di una delle sue Strato, modificandolo per renderlo adatto alla nuova creazione. Il tocco finale, quello forse più distintivo, è una finitura a strisce bianche e nere ottenuta con diversi strati di vernice acrilica nera e poi una successiva mano di vernice bianca, coprendo alcune parti con del nastro adesivo. Quando l’ultima stesura si asciuga, rimuove il nastro. Il risultato mette insieme gli aspetti che Eddie preferiva in alcune delle sue chitarre: la Les Paul standard, la ES335 e la Stratocaster. Nasce la Frankenstrat!
Ascoltando l’album Van Halen possiamo godere del brown sound frutto della nuova creatura accordata in Eb e collegata ad un Marshall Super Lead del 1968. A completare il suono ci sono un MXR Phase 90, un delay Univox e il riverbero naturale della stanza del Sunset Studio.
Ed continua a modificare la sua Frankenstrat per anni. Nel 1979 aggiunge delle strisce rosse sul corpo e attacca dei vistosi catarifrangenti da camion sul retro del corpo.
Ma il vero, radicale cambio è rappresentato dall’incontro con Floyd Rose, un chitarrista che, come Eddie, vuole utilizzare in maniera più estrema la leva del tremolo senza scontrarsi con problemi di tenuta dell’accordatura.
“Il mio ruolo nella progettazione e sviluppo del Floyd Rose è stato aggiungere le viti per l’accordatura di precisione alla base del ponte.” racconta Eddie “In questo modo si poteva evitare di aprire i blocchi posti al capotasto per sistemare l’intonazione. Non c’era tempo di farlo tra una canzone e l’altra…era una rottura di palle”.
Nel 2011 lo Smithsonian National Museum of American History di Washington D.C. bussa alla porta di Eddie domandando di poter aggiungere la Frankenstrat alla loro collezione. Lui risponde con un secco no ma, riconoscendo quale onore gli stessero offrendo, offre la Frank 2, un duplicato perfetto realizzato da un maestro liutaio di Fender nel 2007. Il direttore del museo spiega in modo chiaro il desiderio di aggiungere lo strumento all’esposizione.
“Lo Smithsonian colleziona oggetti multidimensionali e questa chitarra simboleggia innovazione, talento e influenza”
Grazie Eddie, grazie di tutto, ci hai portati su un altro pianeta.
Contenuti Correlati
*Questo post contiene link affiliati e/o widget. Quando acquistate un prodotto tramite un nostro partner affiliato, riceviamo una piccola commissione che ci aiuta a sostenere il nostro lavoro. Non preoccupatevi, pagherete lo stesso prezzo. Grazie per il vostro sostegno!
- Soldano SLO 30 vs Victory V40 – Il suono al centro di tutto - 13. Novembre 2024
- Intervista a Giorgio Secco, storico chitarrista di Eros Ramazzotti - 6. Novembre 2024
- Ibanez Tube Screamer Hand Wired V2 TS808HWV2 – Recensione e Prova - 1. Novembre 2024