Eric Johnson è uno dei chitarristi più celebrati e rispettati nel mondo della musica rock e fusion. La sua carriera, caratterizzata da una tecnica impeccabile e un suono distintivo, è un viaggio attraverso decenni di innovazione musicale. Conosciuto soprattutto per le sue doti di chitarrista elettrico, Johnson suona egregiamente anche chitarra acustica, lap steel e resofonica, oltre che basso elettrico e pianoforte. Ama spaziare fra molti generi musicali, tra cui rock, blues, jazz fusion, soul, folk, new-age, classica e country.

© Michael Bush / Alamy Stock Photo

Non so perché la gente voglia limitarsi ad ascoltare un solo genere di musica. C’è così tanto da apprezzare e altri generi potrebbero sorprendervi. Sono cresciuto circondato da molti stili musicali. A mio padre piacevano il country, le canzoni degli show televisivi, lo swing, il rock e il jazz, quindi ho ascoltato di tutto. Quando ho iniziato a suonare la chitarra, mi sono appassionato al blues.

Se ascolti diversi tipi di musica, sentirai molti tipi di strumenti e ne apprezzerai la bellezza. Da ciò si può prendere un po’ di quella capacità sonora e trovare un modo per inserirla nel proprio modo di suonare la chitarra. Può essere intenzionale, oppure può accadere senza pensarci.

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Gli inizi della carriera di Eric Johnson

Nato il 17 agosto 1954 ad Austin, Texas, Eric Johnson si è avvicinato alla musica fin da giovane. Cresciuto in una famiglia amante della musica, ha iniziato a suonare il piano a cinque anni e la chitarra a undici. Le sue prime influenze includevano artisti come Jimi Hendrix, Wes Montgomery, Chet Atkins, e Django Reinhardt, che avrebbero poi influenzato profondamente il suo stile.

Ho preso per qualche mese lezioni di chitarra, che mi sono piaciute molto” ha raccontato “ma poi ho iniziato a seguire un mio metodo.

Mi sedevo al pianoforte con la chitarra e, mentre suonavo le note al piano, le ritrovavo sulla chitarra

Negli anni ’60, Johnson ha formato il suo primo gruppo, chiamato Mariani, una band rock psichedelico che ha registrato un album ormai raro e molto ricercato dai collezionisti. Tuttavia, fu negli anni ’70 che iniziò a guadagnare visibilità suonando con i The Electromagnets, una band jazz-rock che gli permise di affinare la sua tecnica e esplorare nuovi territori musicali.

L’ascesa alla fama

Dopo lo scioglimento degli Electromagnets, Johnson si concentrò sulla sua carriera solista. Nel 1984, firmò un contratto con la Warner Bros. Records e iniziò a lavorare al suo primo album solista, Tones, pubblicato nel 1986. L’album fu accolto positivamente dalla critica e mostrò al mondo il talento unico di Johnson, con brani come Zap e Trail of Tears che evidenziarono la sua capacità di fondere rock, jazz e blues in un suono coeso e distintivo.

Il vero successo arrivò con il suo secondo album, Ah Via Musicom, pubblicato nel 1990. Questo album contiene alcuni dei suoi brani più celebri, tra cui Cliffs of Dover, che gli valse un Grammy Award per la Miglior Performance Strumentale Rock nel 1992. Il brano è un perfetto esempio della sua abilità tecnica, melodica e del suo tocco caratteristico sulla chitarra.

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I più grandi successi

Oltre a Ah Via Musicom, Johnson ha pubblicato diversi altri album di successo. Venus Isle del 1996 è un altro esempio della sua capacità di combinare vari stili musicali, con brani come Manhattan e S.R.V. (dedicato a Stevie Ray Vaughan) che mostrano la sua versatilità e profondità emotiva.

Nel 2005 Johnson ha pubblicato Bloom, un album che dimostra la sua continua crescita come artista. Diviso in tre sezioni – “Prelude“, “Courante” e “Allemande” – l’album esplora diverse influenze e stili, dal rock al jazz fino alla musica classica.

Collaborazioni e progetti paralleli

Johnson ha anche collaborato con numerosi artisti e partecipato a vari progetti. Ha suonato con il G3, un tour che lo ha visto condividere il palco con altri grandi chitarristi come Joe Satriani e Steve Vai. Le sue performance con il G3 hanno ulteriormente consolidato la sua reputazione come uno dei migliori chitarristi viventi.

Ha anche lavorato con artisti del calibro di Christopher Cross, Cat Stevens, Carole King e molti altri, dimostrando la sua capacità di adattarsi a diversi generi musicali e di contribuire con la sua unica visione artistica.

La strumentazione

Uno degli aspetti più affascinanti di Eric Johnson è la sua attenzione maniacale alla strumentazione e al suono. È noto per il suo orecchio incredibilmente sensibile e per la sua capacità di distinguere minime differenze nel suono di amplificatori,  pedali e chitarre.

Johnson è profondamente legato alle chitarre Fender Stratocaster, in particolare una del 1954 e una del 1965, entrambe modificate per soddisfare le sue esigenze. Utilizza occasionalmente anche Gibson ES-335, Gibson SG e Gibson Les Paul, ma le Stratocaster rimangono il suo marchio di fabbrica.

Per quanto riguarda gli amplificatori, Johnson preferisce combinarne diversi tipi per ottenere il suo suono caratteristico. Utilizza spesso un Fender Twin Reverb per i suoni puliti e una Marshall Plexi (con il potenziometro dei Treble a 0) per i suoni distorti, creando una combinazione unica di chiarezza e potenza.

Il suo setup di pedali è altrettanto complesso e ben curato. Tra i pedali più utilizzati ci sono il Tubescreamer, il Fuzz Face, il Maestro Echoplex, il TC Electronic Stereo Chorus/Flanger, l’ Electro Harmonix Memory Man e il Chandler Tube Driver. Johnson è noto per passare molto tempo a sperimentare con diversi pedali e configurazioni per ottenere suoni sempre accattivanti e caratterizzanti.

Fender EJ 1954 Virginia Strat B-Stock

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Il suo incredibile stile

Lo stile di Eric Johnson è un perfetto equilibrio tra tecnica e musicalità. È famoso per il suo “violin tone“, un suono ricco e melodico che ottiene grazie a una combinazione di tecniche (string skipping e swelling su tutte) e strumentazione. Il suo uso di vibrato e bending è particolarmente distintivo e dona alle note liricità ed espressività.

Una delle caratteristiche più evidenti del suo stile è l’estrema pulizia nell’eseguire scale veloci ed arpeggi complessi. Ama mischiare le scale diatoniche con le pentatoniche e creare movimenti di triadi su diverse ottave. La sua maestria nel picking alternato e ibrido gli consente di eseguire passaggi veloci e complessi con una precisione sorprendente.

Un altro aspetto importante del suo stile è la capacità di creare arrangiamenti complessi e stratificati. Nei suoi brani spesso sovrappone più parti di chitarra, creando una ricchezza sonora che è sia coinvolgente che tecnicamente impressionante.

Credo che il modo in cui si sviluppa il proprio suono sia un processo in cui si imitano le persone, a volte molto da vicino. Nel mio caso, imitavo i miei idoli nota per nota. E poi penso che si formi un collage di tutti questi diversi musicisti che si imitano, che si imparano, e si forma la propria ricetta. Credo che chiunque abbia un’originalità e che questa provenga da un insieme di cose prese dai propri modelli di riferimento.

L’eredità di Eric Johnson

Eric Johnson è molto più di un semplice chitarrista virtuoso; è un artista completo che ha dedicato la sua vita alla creazione di musica che non solo impressiona, ma tocca il cuore degli ascoltatori. Con una carriera che continua a evolversi, Johnson rimane una figura centrale e ispiratrice nel mondo della musica.

Ha costruito una carriera notevole grazie alla sua dedizione, alla sua abilità tecnica e alla sua visione musicale unica. Dai suoi inizi ad Austin, Texas, fino ai palcoscenici mondiali, ha continuamente spinto i confini di ciò che è possibile con la chitarra. La sua influenza è evidente in molti chitarristi contemporanei, e il suo lavoro continua a ispirare nuovi musicisti ogni giorno. A me personalmente ha dato tantissimo ed è uno di quelli che, quando lo ascolto, mi fa venire voglia di prendere la chitarra in mano. 

Con una discografia che include alcuni dei più grandi album di chitarra mai realizzati, delle strabilianti performance live (una su tutte il Live From Austin, TX del 1988) e una reputazione come uno dei migliori chitarristi del mondo, Eric Johnson è una vera e propria leggenda vivente della musica.

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Matteo Bidoglia