Nel firmamento della musica blues, pochi nomi risplendono con la stessa intensità di Muddy Waters. Nato McKinley Morganfield il 4 aprile 1913 (anche se la sua lapide riporta 1915) a Rolling Fork, Mississippi, Waters è diventato un’icona indiscussa del genere, plasmando il suono e l’estetica del blues elettrico moderno.
Unanimamente considerato il padre del Chicago Blues, ha costruito una carriera illuminata da successi; con la sua voce roca e penetrante e il suo stile chitarristico distintivo si è erto a pilastro della musica americana del XX secolo.
Ho scelto di farvi ascoltare un chorus blues nel suo stile inconfondibile.
Il percorso verso la leggenda
Muddy Waters ha trascorso i suoi primi anni nella profonda campagna del Mississippi, dove ha imparato a suonare la chitarra fin da giovane, influenzato dalla musica che circondava la sua vita quotidiana: il blues del delta. A 17 anni, McKinley si comprò la sua prima chitarra, una Stella. Iniziò a esibirsi nei club locali e nelle piantagioni vicino alla città . Fu durante questo periodo che adottò il nome “Muddy Waters”, un riferimento ai fangosi affluenti del Mississippi che aveva tanto amato durante la sua infanzia.
La svolta nella carriera di Waters avvenne negli anni ’40, quando iniziò a suonare la chitarra elettrica. Con l’uso di amplificatori elettrici, Waters ha trasformato il suono del blues, aggiungendo potenza e grinta alle sue esibizioni. Questa innovazione ha segnato l’inizio di una nuova era nel blues, aprendo la strada per il rock ‘n’ roll e altri generi musicali che avrebbero seguito. Fra il 1941 e il 1942 Alan Lomax, un musicista e produttore, si recò a Stovall nella casa di Muddy per fargli registrare alcuni brani.
“Portò giù la sua roba e mi registrò proprio in casa mia. Non sapete come mi sono sentito quel sabato pomeriggio quando ho sentito quella voce; ed era la mia voce. Più tardi mi mandò due copie della stampa e un assegno di venti dollari, e io portai quel disco nel jukebox per ascoltarlo. Lo ascoltai e lo ascoltai ancora, poi mi dissi: ‘Posso farcela, posso farcela”
– Muddy Waters a Rolling Stones
Le registrazioni complete furono ristampate dalla Chess Records su CD con il titolo Muddy Waters: The Complete Plantation Recordings.
Nel 1943 si trasferì a Chicago, suonando in ogni locale e raggiungendo in poco tempo un pubblico sempre più numeroso.
Il sodalizio con la celeberrima Chess Record consegnò alla storia i brani più famosi di Muddy; se non lo avete ancora visto, vi consiglio vivamente di guardare Cadillac Records, un film del 2008 che ripercorre l’ascesa e il declino della Chess.
L’influenza di Muddy Waters
L’influenza di Muddy Waters nella musica blues è stata profonda e duratura. Il suo stile vocale distintivo, che mescola passione, dolore e autenticità , ha ispirato intere generazioni di artisti. Cantanti come Howlin’ Wolf e B.B. King hanno citato Waters come una delle loro più grandi influenze. Il gruppo britannico The Rolling Stones si è chiamato così in onore della canzone Rollin’ Stone del 1950. Jimi Hendrix ha ricordato “l’ho sentito per la prima volta da bambino e mi ha spaventato a morte“.
Eric Clapton è stato un grande fan di Muddy Waters durante la sua infanzia e con i Cream ha coverizzato Rollin’ and Tumblin’ nel loro album di debutto del 1966, Fresh Cream. La canzone fu anche coverizzata dai Canned Heat al Monterey Pop Festival e successivamente adattata da Bob Dylan nel suo album Modern Times. Hoochie Coochie Man è stata coverizzata da The Allman Brothers Band, Humble Pie, Steppenwolf, Supertramp e Fear.
La hit dei Led Zeppelin Whole Lotta Love ha un testo (e non solo…) fortemente influenzato dalla hit di Muddy Waters You Need Love, scritta da Willie Dixon. Angus Young ha citato Muddy come influenza e la canzone degli AC/DC You Shook Me All Night Long deriva dal testo della canzone di Waters You Shook Me, scritta da Dixon e J. B. Lenoir.
Nel 1993 Paul Rodgers ha pubblicato l’album Muddy Water Blues: A Tribute to Muddy Waters, in cui ha coverizzato diverse sue canzoni con la preziosa collaborazione di chitarristi come Gary Moore, Brian May e Jeff Beck.
Fender 60 Tele Relic ACAR LTD
Lo stile e le chitarre
Lo stile chitarristico di Muddy Waters è stato un elemento chiave del suo sound distintivo. Appena mise piede a Chicago si procurò una chitarra elettrica e un amplificatore perché capì immediatamente le incredibili potenzialità della nascente musica elettrica. Tutto quel volume gli permise di creare riff che sono poi entrati nel bagaglio di ogni chitarrista blues degli anni a venire.
Un altro dei suoi tratti distintivi è sicuramente l’uso del bottleneck; con lo slide Waters è riuscito a produrre suoni fluidi e lamentosi che hanno dato un’anima unica alle sue canzoni, imitando le sonorità vocali con la chitarra.
La Fender Telecaster è stata una delle chitarre preferite di Waters. Con il suo suono brillante e la sua versatilità timbrica, la Telecaster si adattava perfettamente allo stile aggressivo e potente di Waters. Brani come Hoochie Coochie Man e Mannish Boy sono stati registrati utilizzando una Telecaster, contribuendo a definire il suono caratteristico di Waters.
Allo stesso modo, la Gibson Les Paul è stata una presenza costante nella collezione di chitarre di Waters. Con il suo suono ricco e corposo, la Les Paul ha aggiunto profondità e calore alle registrazioni di Waters. Canzoni come Rollin’ Stone e Got My Mojo Working devono gran parte del loro impatto sonoro alla punta di diamante di casa Gibson.
Eredità e impronta culturale
Anche dopo la sua morte nel 1983, l’eredità di Muddy Waters continua a vivere nel cuore e nell’anima della musica blues e oltre. La sua influenza si può sentire in ogni bend di chitarra e in ogni lamentosa nota vocale di artisti di ogni genere.
Attraverso la sua musica, Muddy Waters ha dato voce alla sofferenza e alla gioia della vita nel profondo sud degli Stati Uniti. Ha sollevato il blues dalle piantagioni di cotone e l’ha portato nei palcoscenici di tutto il mondo, guadagnandosi il titolo di Re del Blues Elettrico e il rispetto eterno di generazioni di appassionati di musica.
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