Il 5 agosto del 1959 nasceva a Los Angeles (California, Stati Uniti d’America) Georg Albert Ruthenberg, meglio conosciuto come Pat Smear. Uno dei chitarristi più noti degli anni Novanta, Pat ha collaborato con i Nirvana per parte della loro carriera ed è membro dei Foo Fighters, la band fondata dal batterista Dave Grohl dopo la morte di Kurt Cobain. Smear è stato però anche chitarrista e fondatore della band Germs, una delle formazioni più influenti per il genere hardcore punk.

© Imagespace / Alamy Foto Stock

Nel giorno in cui Pat compie i suoi primi sessantacinque anni, abbiamo deciso di omaggiarlo suonando sulle note di My Hero, uno dei suoi brani più noti con i Foo Fighters. Guardate il video tributo realizzato dal nostro Paul Audia di Guitar Tutorials.

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La genesi dell’hardcore punk: Pat Smear con i Germs

Smear fondò i Germs assieme al cantante Darby Crash, dopo essere stati cacciati dalla University High School per comportamento antisociale. Il loro nome originale era Sophistifuck and the Revlon Spam Queens, ma dovettero abbreviarlo perché non potevano permettersi tante lettere su una maglietta.

Dopo diversi cambi di formazione, la band debuttò dal vivo nel 1977. Le prime esibizioni erano solitamente caratterizzate da un pubblico composto dagli amici della band e i loro concerti divennero famosi per essere chiassosi e sfioravano la sommossa. Inizialmente i Germs trassero influenze musicali da Iggy Pop, David Bowie, Ramones, Runaways, Sex Pistols e New York Dolls e Smear era l’unico membro con esperienza musicale.

Il primo singolo, Forming, venne inciso su un registratore a bobine a due tracce nel garage di famiglia di Smear. Chi acquistò quel vinile poteva leggere, sul retro della copertina, questa nota: “questo disco può causare il cancro alle orecchie”. Nonostante questo, la band sviluppò un suono che ebbe grande influenza. In piena attitudine punk, le esibizioni di Crash erano spesso al limite, performance estreme spesso condizionate dall’alterazione dovuta alle droghe. Cantava ovunque tranne che nel microfono, derideva il pubblico tra una canzone e l’altra, rompeva bottiglie e si rotolava nei vetri.

Complessivamente i Germs registrarono due singoli, una sessione demo di un album e un LP completo, (GI), ognuno più concentrato e potente del precedente. Nonostante il suo comportamento erratico, Crash era generalmente considerato un brillante paroliere e la formazione finale con Pat, Lorna Doom al basso e Don Bolles alla batteria incise un album seminale. È infatti considerato uno dei primi dischi hardcore punk e ha uno status quasi mitico tra i fan del punk rock. Tra l’altro, il disco fu prodotto da Joan Jett delle Runaways. I Germs furono inoltre una delle band incluse nel film documentario The Decline of Western Civilization (insieme a X, Black Flag, Fear, Circle Jerks, Alice Bag Band e Catholic Discipline) dedicato alla subcultura punk losangelina dei primi anni Ottanta. Potete vedere qui un estratto del documentario.

Un’altra incursione nel cinema ci fu dopo l’uscita dell’album (GI). La band registrò infatti sei canzoni originali con il produttore Jack Nitzsche per la colonna sonora del film di William Friedkin Cruising, con Al Pacino protagonista. Solo uno di questi brani finì però sull’album della colonna sonora della Columbia: Lions Share

La fine del gruppo avvenne quando Crash, che era diventato sempre più insofferente alle buffonate del batterista Bolles, lo licenziò e lo sostituì con l’amico e amante Rob Henley, un collega eroinomane.

Dopo uno scioglimento e una successiva reunion, orchestrate entrambe da Darby, il 3 dicembre 1980 ci fu l’ultimo concerto dei Germs. Il live è stato poi pubblicato con l’album Live at the Starwood Dec. 3, 1980. La fine tragica arrivò da lì a brevissimo: Crash si suicidò il 7 dicembre 1980, all’età di 22 anni, con un’overdose di eroina. Al di fuori del mondo dei fan dei Germs, la notizia della sua morte fu ampiamente oscurata dall’omicidio di John Lennon, avvenuto il giorno successivo.

Pat Smear nel 2009 durante un concerto con i Germs, con Shane West alla voce, © mirwav, CC BY-SA 2.0

Dal punk al grunge: Pat Smear con i Nirvana

Conclusasi tragicamente l’esperienza con i Germs, Smear continuò a suonare punk e a frequentare anche il mondo del cinema. Ottenne infatti delle piccole parti attoriali nei telefilm Quincy, M.E. e CHiPs, e nei film Blade Runner, Howard the Duck e Breakin’, dove conobbe Courtney Love. Curiosa poi la sua presenza come comparsa nel videoclip del singolo Raspberry Beret di Prince and the Revolution, seduto davanti al pianoforte di Lisa Coleman.

Dopo ben due dischi da solista, Ruthensmear, pubblicato nel 1987 e e So You Fell in Love With a Musician… del 1992, Smear fu contattato da uno dei musicisti più importanti degli anni Novanta. La telefonata arrivò da Kurt Cobain, che nel 1993 gli chiese di unirsi alla band come secondo chitarrista per un imminente tour. Smear accettò immediatamente e fece il suo primo show con i Nirvana al Saturday Night Live il 25 settembre 1993. Potete sentire Pat raccontare quei momenti qui o qui. Andò poi in tour con la band per circa sei mesi e appare negli album dal vivo MTV Unplugged in New York e From the Muddy Banks of the Wishkah, oltre che nel materiale delle compilation Nirvana e With the Lights Out e nel DVD Live and Loud.

Nel 1994, però, la tragica scomparsa di Kurt mise fine anche a quella esperienza.

The Colour And The Shape e My Hero: Pat Smear con i Foo Fighters

La copertina dell’album, © Jeff Egnaczyk, CC BY 2.0

Con la fine forzata dei Nirvana, Dave Grohl decise comunque di continuare a fare musica. Il primo prodotto di questo nuovo progetto fu l’album self-titled della sua nuova band, i Foo Fighters. L’album era sostanzialmente una collezione di brani scritti da Grohl durante il periodo con i Nirvana. Smear fu fin da subito parte integrante del nuovo gruppo, ma le sue prime registrazioni in studio risalgono al secondo album, The Colour And The Shape, pubblicato nel 1997. La lineup della band per questo disco era completata dal bassista Nate Mendel e dal batterista William Goldsmith, di cui però rimangono solo poche parti di quelle incise originariamente. Grohl infatti non era pienamente soddisfatto e registrò nuovamente molte delle batterie del disco. Goldsmith lasciò quindi la band e lo sostituì Taylor Hawkins.

Considerato uno degli album più importanti per la definizione del post-grunge, la tracklist è costruita per assomigliare a una seduta di terapia. Si potrebbe infatti idealmente dividere il disco tra brani uptempo e ballad, struttura utilizzata per riflettere emozioni contrastanti e legate alla fine della relazione tra Grohl e sua moglie, Jennifer Youngblood, risalente all’inverno del 1966. Anche i testi delle canzoni sono principalmente ispirati da questa situazione. A questo link potete trovare una guida all’ascolto del disco con un breve commento di Grohl per ogni brano.

A trascinare il disco furono tre singoli, tuttora considerati tra i pezzi migliori e più rappresentativi della carriera della band: Monkey Wrench, Everlong e My Hero. Se guardiamo ai commenti di Grohl che abbiamo appena citato, questi tre brani sarebbero da leggersi in quest’ottica:

Monkey Wrench
“Questa è una canzone che parla della consapevolezza di essere la fonte di tutti i problemi in una relazione e di amare così tanto l’altra persona da volerla liberare dal problema, che in realtà è lei stessa”.

Everlong
“La prima volta che ho suonato quel ritmo di batteria new wave ed è stato divertente!”.

My Hero
“È il mio modo di dire che quando ero giovane non avevo grandi eroi rock, non volevo crescere e diventare un grande eroe sportivo. I miei eroi erano persone comuni e le persone per le quali ho molto rispetto sono solo le persone comuni, quelle su cui puoi contare”.

Ovviamente in ogni brano c’è sicuramente molto di più da scoprire, ma queste linee guida di Grohl sono un buon punto di partenza. Nonostante il successo del disco, però, Smear espresse la propria intenzione di lasciare il gruppo, affermando di essere esausto e di non essere motivato ad affrontare un altro tour. E così fece: Pat se ne andò infatti durante il concerto del 4 settembre al Radio City Music Hall, proprio prima degli MTV Video Music Awards del 1997, lasciando il suo strumento al nuovo chitarrista, Franz Stahl, per finire il set. Smear ricorda questo momento anche nel documentario Foo Fighters: Back and Forth, che vi consigliamo di recuperare. Potete leggere una retrospettiva su quella scelta anche qui.

Dopo una separazione durata qualche anno, periodo nel quale Smear riprese a suonare con i Germs e contribuì alla realizzazione del film dedicato a Darby Crash, What We Do Is Secret, dal 2005 il chitarrista rientrò nei Foo Fighters, di cui è ancora oggi membro stabile.

My Hero è rimasto uno dei pezzi chiave per la band, anche in un momento molto difficile. Il 3 settembre 2022 i Foo Fighters hanno infatti organizzato un concerto tributo al loro defunto batterista, Taylor Hawkins, allo stadio di Wembley di Londra. Durante il concerto, la band ha suonato proprio My Hero con il figlio sedicenne di Hawkins, Shane Hawkins, alla batteria. Il video della canzone è diventato virale e potete vederlo anche voi qui, come imperitura testimonianza della potenza catartica del rock.

La strumentazione di Pat Smear

Pat Smear nel 2017,© Raph_PH, CC BY 2.0

Cominciamo subito dalla chitarra signature di Pat, realizzata dal marchio svedese Hagstrom. La Hagstrom Pat Smear Signature nasce da una combinazione tra i modelli H-II e Super Swede. Quest’ultima serie, in particolare, include chitarre di tutto rispetto e che offrono un ottimo rapporto qualità/prezzo.

Hagstrom Super Swede XSOP

Hagstrom Super Swede XSOP

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Hagstrom Super Swede Dark Storm

Hagstrom Super Swede Dark Storm

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Smear ha comunque utilizzato anche molte classiche chitarre Gibson, come la Firebird, la Les Paul Custom o la SG Custom.

Gibson Firebird Custom EB GH

Gibson Firebird Custom EB GH

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Gibson Les Paul Custom EB GH

Gibson Les Paul Custom EB GH

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Gibson SG Custom EB GH

Gibson SG Custom EB GH

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Solitamente Pat utilizza pickup Seymour Duncan, come i ‘59 o i JB.

Seymour Duncan SH1N BLK

Seymour Duncan SH1N BLK

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Seymour Duncan JB Jr. Pickup Set Black

Seymour Duncan JB Jr. Pickup Set Black

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Per l’amplificazione Pat ha usato i marchi Peavey, Sovtek e Mesa Boogie, mentre per gli effetti potete andare sul sicuro con i Boss DS-2 Turbo Distortion, TR-2 Tremolo, BF-3 Flanger oppure con i classici ProCo Rat e MXR M169 Carbon Copy

Boss DS-2 Distortion

Boss DS-2 Distortion

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Boss TR-2

Boss TR-2

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Boss BF-3

Boss BF-3

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Proco Rat 2 Distortion

Proco Rat 2 Distortion

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MXR M169 Carbon Copy Analog Delay

MXR M169 Carbon Copy Analog Delay

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Per saperne di più su Pat potete guardare questo video, che contiene una raccolta di alcuni suoi momenti memorabili, oppure leggere questa breve retrospettiva, che si concentra sul suo contributo per l’alternative rock. Tanti auguri Pat!

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Riccardo Yuri Carlucci
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