Il 7 giugno del 1958 nasceva a Minneapolis (Stati Uniti d’America) Prince Rogers Nelson. Definire Prince semplicemente un chitarrista non gli farebbe onore, in quanto “il folletto di Minneapolis” è stato molto di più. Songwriter, produttore, polistrumentista, autore, compositore, possiamo considerarlo un artista veramente a tutto tondo. Probabilmente lui stesso ne era convinto, tanto da arrivare a farsi chiamare semplicemente The Artist (per abbreviare il ben più lungo The Artist Formerly Known as Prince, a volte accorciato anche con il solo acronimo TAFKAP) per gran parte degli anni Novanta. Numerosi poi i generi sperimentati da Prince: funk, R&B, rock, new wave, soul, synth-pop, pop, jazz, blues e hip hop, sono tutti passati attraverso la sua mente compositiva e sonora, per uno spettro e un panorama musicale che abbraccia in lungo e in largo il meglio della black music, e non solo. 

Prince dal vivo al Coachella nel 2008, © penner, CC BY-SA 3.0 DEED

Prince, un artista a tutto tondo

Egli è stato il risultato (e uno dei massimi apici) di una traiettoria artistica estremamente complessa, che include influenze, sperimentazioni e sonorità di musicisti del calibro di James Brown, Sly & The Family Stone, Jimi Hendrix, Miles Davis, Little Richard, George Clinton e molti altri grandi nomi. E Prince è una sorta di summa di tutto questo.

Con il grande jazzista Prince ha anche suonato e Miles stimava moltissimo il talento di Minneapolis, quasi da esserne ossessionato. Nell’autobiografia del Prince of Darkness c’è infatti un bellissimo passaggio dedicato all’altro Prince:

“La voce di Prince è come il sax di Sonny Rollins; lui ha le qualità di James Brown, Jimi Hendrix, Marvin Gaye e Charlie Chaplin e suona il pianoforte e la chitarra personificando la ribellione, quella dei ragazzi che escono alle dieci o alle undici di sera. Ma la cosa che rende davvero speciale la sua musica è quell’uso dell’organo. È una cosa nera e non bianca. Prince è come la chiesa per i ragazzi gay. Suona al di sopra del ritmo. La sua musica è attuale ma ben radicata. Può essere il nuovo Duke Ellington, se continua così.”

Con George, invece, ha realizzato un film e un disco nel 1990, Graffiti Bridge, il seguito di un’altra pellicola ben più famosa: Purple Rain

Il paradosso dello status artistico di Prince è quindi che, essendo una figura così stratificata e iconica, spesso ci si dimentica delle sue doti come chitarrista, se non ricordandosi di qualche video o esibizione diventata virale. La sua performance al Super Bowl del 2007 resta tra le migliori di sempre (personalmente non mi stanco mai di rivederla) così come il suo assolo in chiusura dell’esibizione alla Rock & Roll Hall of Fame nel 2004. In quell’occasione Prince incendiò il pubblico assieme a Tom Petty, Jeff Lynne, Steve Winwood e Dhani Harrison per tributare il padre di quest’ultimo, George Harrison, con una bellissima versione di While My Guitar Gently Weeps. Se conoscete già questo grandissimo momento della storia del rock, ma vi state ancora chiedendo che fine ha fatto la bellissima Hohner Madcat che Prince suonò e lanciò al pubblico alla fine del suo assolo, guardate qui.

Un grande chitarrista e amante dello strumento

Al di là di questi due momenti memorabili, però, Prince è stato sempre anche un grande chitarrista e amante dello strumento. Non a caso, nel 2007 ha scritto e pubblicato il brano Guitar, estremamente “chitarrocentrico” e che include anche il verso nel ritornello “I love you baby, but not like I love my guitar”. Nel videoclip realizzato per il brano possiamo anche vederlo suonare un bellissimo assolo con una Gibson SG Custom, in finitura Alpine White e dotata di tre stupendi humbucker. Una chitarra di assoluto valore e che è forse uno dei sogni nel cassetto di molti chitarristi (anche se il marchio Harley Benton permette di realizzarlo con una spesa molto più contenuta, grazie alla DC-600 VI Vintage Series).

Harley Benton DC-600 VI Vintage Series

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Sempre per questo brano, Prince ha utilizzato anche una Fender Stratocaster, come ad esempio in questa fantastica esibizione. Una chitarra che aveva personalizzato e suonato anche nell’esibizione al Super Bowl già citata poco sopra. Per maggiori dettagli su questo strumento, controllate qui. Il playing di Prince era profondamente rock e tecnico, e in quest’ultimo caso lo vediamo sfruttare ampiamente la leva del tremolo della Strat ed effetti classici come il wah wah, proprio come se Hendrix si fosse reincarnato nella sua figura.

Una SG e una Strat, ma anche la già citata Hohner Madcat, che ricordava moltissimo una Fender Telecaster: tre chitarre iconiche, storiche e immediatamente collegabili all’immaginario rock, che confermano ancora una volta il grande profilo di Prince anche come chitarrista. L’Artista non disdegnava inoltre anche le performance acustiche, come quella bellissima del Musicology Release Party alla Webster Hall di New York il 20 aprile del 2004: guardatelo suonare Cream (e divertirsi con il suo pubblico) con una bellissima Taylor 612 CE, nella finitura Custom Purple.

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Prince è purtroppo scomparso nel 2016, in quel tristissimo 21 aprile, ma la sua musica è ancora ben presente nel cuore e nelle orecchie di milioni di ascoltatori nel mondo. Nel giorno in cui Prince avrebbe compiuto i suoi primi sessantasei anni, abbiamo deciso di omaggiarlo suonando proprio sulle note di Purple Rain, forse il suo brano più famoso. Guardate il video tributo realizzato dal nostro Paul Audia di Guitar Tutorials.

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Un disco è un viaggio

È praticamente impossibile riassumere la carriera di Prince in poche righe. I quasi quaranta album realizzati in studio, a partire dal 1978 e per finire nel 2015, meriterebbero ognuno un’analisi approfondita e particolareggiata, per la ricchezza di sonorità, tematiche e sperimentazioni che contengono. Già il secondo e omonimo album del 1979, Prince, è un ottimo punto di partenza per capire la sua personalità. I Wanna Be Your Lover, Why You Wanna Treat Me So Bad?, Sexy Dancer, Bambi, Still Waiting, I Feel for You sono tutti successi inclusi in questo disco. L’album inoltre è stato scritto, arrangiato, composto, prodotto e suonato interamente da Prince, una  caratteristica spesso presente nei suoi lavori, di cui aveva pieno controllo artistico. Solo questo disco spazia tra R&B, funk, pop, rock, disco e soul, offrendoci già uno spaccato delle potenzialità del genio di Minneapolis.

Controversy, Around the World in a Day, Sign o’ the Times

Si potrebbe poi parlare di Controversy, di 1999, del bellissimo Around the World in a Day oppure di Sign o’ the Times, probabilmente il disco apicale di Prince o quantomeno considerato tale dalla critica. Prince era unico anche nella realizzazione di colonne sonore, come ad esempio nel caso di Batman. Il film di Tim Burton, già di per sé bellissimo, fu ulteriormente arricchito dai brani di Prince, che non si accontentò di incidere un solo pezzo, ma produsse un intero disco a tema.

Musicology, The Black Album

Anche di un disco come Musicology si potrebbe dire moltissimo, dalla funkeggiante title track al bellissimo singolo rock e dai risvolti sociali Cinnamon Girl. Spesso si dice che i grandi dischi sono un viaggio nella mente e nelle idee dell’artista e probabilmente quest’ affermazione è verissima proprio parlando di Prince, per cui ogni cosa era importante e pensata. Altra conferma ad esempio è il The Black Album, la cui travagliata storia e pubblicazione ci raccontano di un artista insoddisfatto della sua opera, tanto da sconsigliarne l’acquisto con un messaggio segreto inserito nel video di Alphabet St.. Se andate infatti al secondo 26 del videoclip, potrete notare in sovrimpressione in verticale la scritta “Don’t buy The Black Album. I’m sorry”.

Se dovessimo però scegliere un disco di Prince che più di ogni altro è entrato nell’immaginario pop, sicuramente la scelta ricadrebbe su Purple Rain.

Purple Rain: il maggior successo discografico

“Dearly beloved
We are gathered here today
To get through this thing called “life”
Electric word, life
It means forever and that’s a mighty long time
But I’m here to tell you there’s something else
The afterworld
A world of never ending happiness
You can always see the sun, day or night

Let’s go crazy”


Il viaggio di Purple Rain inizia con questa intro di Let’s Go Crazy, un’elegia della vita con un organo ad accompagnare l’intro di un brano che poi diventa estremamente rock. L’album è musicalmente più denso rispetto ai precedenti di Prince, enfatizza le performance della band the Revolution al completo e include strati molteplici di chitarre, tastiere, effetti elettronici di sintetizzatore, drum machine e altri strumenti. La colonna sonora del film omonimo propone anche brani come Take Me with U, The Beautiful Ones, Computer Blue, When Doves Cry e Darling Nikki. Quest’ultimo brano, dal testo con evidente riferimento sessuale, fu responsabile della creazione dell’adesivo Parental Advisory per il contenuto esplicito.

Il disco fu comunque un clamoroso successo di pubblico e di critica ed è tutt’oggi considerato tra i migliori dischi della storia. Nella sua recensione per Rolling Stone, Kurt Loder lesse l’opera come un’unione perfetta tra gli stili musicali bianco e nero e identificò Prince come una sorta di Jimi Hendrix degli anni Ottanta.

“Lo spirito di Jimi Hendrix deve sicuramente sorridere a Prince Rogers Nelson. Come Hendrix, Prince sembra aver attinto a una dimensione musicale extraterrestre in cui lo stile bianco e nero sono solo aspetti diversi della stessa cosa funky. Il rock & roll di Prince è autentico e avvincente come la sua anima e il suo estremismo è accattivante in un’epoca di produzioni discografiche a prova di bomba e di hit formulaiche”.

Grazie all’album inoltre Prince ottenne un riconoscimento all’epoca raggiunto solo da Elvis Presley dai Beatles. Sono infatti gli unici artisti ad avere avuto contemporaneamente il numero uno nella classifica degli album, dei singoli e dei film negli Stati Uniti. 

Una power ballad e una signature song

Purple Rain non è solo la title track di quell’album e non è una semplice power ballad. È la canzone che forse più di ogni altra si identifica con Prince e, per un artista che come abbiamo detto è stato un’infinità di cose e ha suonato moltissime cose, è tutto dire. Il lunghissimo brano, di quasi nove minuti, è una canzone d’amore, ma con risvolto quasi apocalittico, come spiegò lo stesso Prince parlando del significato del titolo:

“Quando c’è sangue nel cielo… rosso e blu = viola. La pioggia viola si riferisce alla fine del mondo e allo stare con la persona che ami e lasciare che la tua fede/Dio ti guidi attraverso la pioggia viola”.

La connessione religiosa si può trovare anche nella canzone pubblicata come B-side di questo brano, God, ispirata alla Bibbia e al libro della Genesi. Il brano poi è caratterizzato da un bellissimo ed emotivo assolo, che ancora una volta ci conferma le doti chitarristiche di Prince.

Per un’analisi pressoché completa della strumentazione utilizzata da Prince durante la sua carriera vi rimandiamo alla consultazione del sito a questo link. Qui troverete una miriade di informazioni su chitarre, bassi, tastiere, amplificatori ed effetti utilizzati dall’artista di Minneapolis. Anche questo sito è un buon punto di partenza.

Oltre alle chitarre già citate, vi segnaliamo amplificatori come il Soldano SLO-100, l’Orange AD30HTC, o il Fender Bassman.

Soldano SLO 100 Classic Head

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(3)
Orange AD30HTC

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Fender 59 Bassman LTD

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Della lunga schiera di effetti Boss che utilizzava Prince vi segnaliamo il DD-3T Digital Delay, il DS-1 Distortion, il VB-2W Vibrato o il BF-2 Flanger, di cui ora potete acquistare il modello successivo. Altri effetti classici usati da Prince sono l’MXR Micro Amp M133 e il Digitech Whammy.

Boss DD-3T Digital Delay

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Boss DS-1 Distortion

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Boss VB-2W Vibrato

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Boss BF-3

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MXR Micro Amp M133

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(313)
Digitech Whammy 5

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Per saperne qualcosa in più sulla straordinaria vita di Prince potreste leggere la sua autobiografia incompiuta. Oppure potreste semplicemente continuare ad ascoltare la sua musica, comprando un disco per iniziare uno straordinario viaggio nelle sonorità di uno dei più grandi artisti della storia della musica popolare.

Prince con la Hohner Madcat, © nj Tare, PDM 1.0 DEED

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Riccardo Yuri Carlucci
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