Il 12 febbraio del 1950 nasceva a Londra (Regno Unito) Stephen Richard Hackett, conosciuto più semplicemente come Steve. Chitarrista dei Genesis dal 1971 al 1977, Hackett ha realizzato con la band inglese alcuni degli album più importanti della storia della musica, inclusi Nursery Cryme, Foxtrot, Selling England by the Pound e The Lamb Lies Down on Broadway, diventando uno dei chitarristi più rappresentativi del progressive rock. Steve ha in seguito intrapreso la carriera da solista che, in quasi cinquant’anni, lo ha portato a incidere più di venti dischi. Importante anche la sua collaborazione con Steve Howe, ex-chitarrista degli Yes e degli Asia, con cui ha fondato il supergruppo GTR e realizzato l’unico album omonimo nel 1986.
Hackett ha esplorato una grande varietà di generi, spaziando dal pop, al blues, al jazz, alla world music, alla musica classica. A conferma di questa versatilità , basti pensare che Steve ha realizzato album come Blues with a Feeling, concentrandosi sulle radici blues del suo suono. Ma non solo: anche l’album A Midsummer Night’s Dream, registrato con la Royal Philharmonic Orchestra. Hackett è stato indicato da Brian May come una delle sue prime influenze. Inoltre, è considerato uno dei primi ad aver utilizzato tecniche come il tapping e lo sweep picking, anticipando chitarristi come Eddie van Halen e Yngwie Malmsteen. Questi altri elementi aiutano a comprendere l’importanza della sua figura per la storia del nostro strumento preferito. Tuttavia, bisogna ammettere che il suo nome spesso non è tra i primi che vengono ricordati.
In occasione dei suoi primi settantaquattro anni abbiamo deciso di omaggiarlo suonando l’assolo di uno dei suoi brani più memorabili con i Genesis, Firth Of Fifth. Guardate il video tributo realizzato dal nostro Paul Audia di Guitar Tutorials.
Da un annuncio su un magazine al successo con i Genesis
Come molti adolescenti inglesi degli anni ‘60, anche Hackett è stato influenzato da alcuni dei più importanti chitarristi dell’epoca, come Danny Kirwan, Peter Green e i vari chitarristi di John Mayall & the Bluesbreakers. Ovviamente anche Jimi Hendrix, i Beatles e i King Crimson facevano parte dei suoi ascolti. Tuttavia, il giovane Steve si nutriva già anche di altri generi. La musica classica di Johann Sebastian Bach e l’opera di Mario Lanza hanno avuto un’influenza decisiva sul suo modo di suonare e comporre. Si tratta di un elemento che è tuttora presente nella sua produzione.
Dopo alcune esperienze in alcune band, tra cui i Quiet World, assieme al fratello John Hackett al flauto, per il concept album del 1970 The Road, Hackett fece qualcosa che cambierà per sempre la sua carriera e che, nel 2024, sembra veramente un episodio che arriva da un tempo ormai lontano. Nel dicembre del 1970 Steve mise un annuncio su Melody Maker, importante magazine settimanale inglese che si occupava di musica, dove segnalava di essere alla ricerca di una nuova band. L’annuncio, che potete vedere qui, recitava:
“Chitarrista-scrittore fantasioso cerca il coinvolgimento di musicisti ricettivi, determinati a sforzarsi per superare le forme musicali stagnanti attualmente esistenti”
A pensarci, questo breve annuncio racchiude già gran parte del senso di una band come i Genesis. Per l’appunto, fu proprio Peter Gabriel a rispondere. I Genesis, che comprendevano anche il tastierista Tony Banks, il bassista Mike Rutherford e il batterista Phil Collins, avevano perso il chitarrista e membro fondatore Anthony Phillips. Stavano cercando un nuovo sostituto permanente per il suo sostituto temporaneo, Mick Barnard. Dopo aver ascoltato, su suggerimento di Gabriel, il loro ultimo album Trespass, Hackett fece un’audizione per il gruppo. Il 24 gennaio del 1971, si ritrovò a suonare con i Genesis alla City University di Londra. In poco più di un mese Steve era passato da un semplice annuncio all’essere il chitarrista principale di una delle band più importanti del periodo.
Nei suoi sette anni di militanza con la band, Hackett ha fornito un contributo decisivo per lo sviluppo delle sonorità del gruppo. Pezzi come The Musical Box, The Return of the Giant Hogweed, The Fountain of Salmacis, Horizons e Dancing with the Moonlit Knight, solo per citarne alcuni, non sarebbero stati gli stessi senza i suoi assoli e il suo estro.
Dopo Wind & Wuthering del 1976, Hackett lasciò la band in cerca di maggiore libertà artistica. In realtà la sua carriera solista era già iniziata l’anno precedente, con il disco Voyage of the Acolyte, che manteneva comunque lo stile progressive rock. Per tutti gli anni Ottanta, Novanta e Duemila, Steve ha continuato a incidere dischi, a sperimentare e a girare il mondo con la sua musica, mantenendo però il legame con la sua storica band. Genesis Revisited del 1996 e Genesis Revisited II del 2012 sono infatti due dischi in cui il chitarrista inglese ha inciso delle nuove versioni di una selezione di brani dei Genesis con vari musicisti ospiti.
In fondo anche Hackett sa che quel periodo di produzione artistica rimarrà per sempre nelle orecchie e nel cuore di milioni di fan nel mondo. Proprio per questo motivo torniamo nel 1973, uno degli anni più importanti di Steve con i Genesis, per parlare brevemente di Selling England by the Pound.
Selling England by the Pound: il capolavoro dei Genesis?
“Can you tell me where my country lies?”
Said the uni faun to his true love’s eyes
“It lies with me!” cried the Queen of Maybe
For her merchandise, he traded in his prize
“Paper late!” cried a voice in the crowd
“Old man dies!” The note he left was signed ‘Old Father Thames’
It seems he’s drowned
Selling England by the pound
Al pari dell’incipit di alcuni dei romanzi più famosi della storia della letteratura, anche l’inizio di Selling England by the Pound dei Genesis rientra tra i brani citabili a memoria dagli appassionati. L’apertura di Dancing with the Moonlit Knight è meravigliosa. Ci introduce alle sonorità del quinto disco della band, che ha compiuto i suoi primi cinquant’anni nel settembre dell’anno scorso. Già in questo brano il Mellotron e la chitarra a 12 corde di Hackett sono elementi sontuosi, ma la magia continua anche nel successivo. I Know What I Like (In Your Wardrobe), primo singolo di successo dei Genesis, è nato da una jam session partita da un riff di Steve.
L’album è molto ricco, con The Battle of Epping Forest e The Cinema Show che sono altri due brani memorabili. Un album che era impossibile rendere ancora più inglese di così, potremmo dire. Il tema chiave, che è riproposto anche nel titolo, era il decadimento della cultura popolare folk inglese e l’aumento dell’americanizzazione. Non solo le canzoni, ma anche la bellissima copertina di Betty Swanwick, The Dream, sembra raccontarci una storia: quella di un uomo che vuole semplicemente essere lasciato in pace mentre dorme. Ma ha altre persone intorno che gli fanno continuamente richieste.
Firth Of Fifth è il brano su cui spostiamo ora la nostra attenzione.
Firth Of Fifth, imponente ed epocale
Potrebbe bastare il minuto abbondante di solo piano all’inizio di questo brano per regalarci già un pezzo epocale. Eppure ne mancano altri otto per completare l’ascolto. Nei suoi oltre nove minuti di durata, Firth Of Fifth è moltissime cose: un classico del progressive rock, presenza stabile nelle scalette dei concerti della band, un brano sul cambiamento. Ma è anche un’occasione per dimostrare lo straordinario talento dei Genesis.
Sono infatti ben tre gli assoli presenti: Banks con il piano, Gabriel con il flauto e ovviamente Hackett con la chitarra. La sua parte è ispirata, emotiva e lirica, e sfuma nella terza e ultima strofa, prima della ripresa del tema di apertura che porta alla chiusura del brano. In questo video è proprio Hackett a parlarci del suo assolo, del sustain e della melodia che ha ottenuto e della difficoltà nel suonarlo ogni volta dal vivo. Per chi volesse approfondire l’analisi di questa canzone, trovate qui un articolo molto articolato e davvero interessante.
Questo assolo è stato registrato con una Gibson Les Paul Goldtop del 1957, quindi perché non farci un pensierino se volete avvicinarvi a quel suono?
Gibson Les Paul 57 Goldtop VOS
Hackett ha suonato anche una Fender Stratocaster: la sua era nera e degli anni Settanta. Voi potete anche iniziare con una della Player Series, che abbiamo tra l’altro recensito qui.
Fender Player Series Strat MN BK
Steve ha suonato anche chitarre dei marchi Schecter, Giffin e Fernandes. Per l’amplificazione si è affidato invece agli storici Marshall, con la testa 1987X a 50 watt tra le sue preferite, Peavey e Roland.
Marshall 1987X
Tra gli effetti usati da Steve nella sua carriera, vi segnaliamo il Tech 21 SansAmp GT2, il Digitech Whammy e il Vox VX V847A Wah:
Tech 21 SansAmp GT 2
Digitech Whammy 5
Vox VX V847A Wah
Tra pochi giorni pubblicheremo la nostra intervista esclusiva a Steve per scoprire qualcosa in più sulla sua figura. Mentre gli auguriamo buon compleanno, vi ricordiamo che Steve sarà in Italia nell’autunno del 2024, per 5 date da non perdere.
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