A volte basta la canzone giusta per cambiare il sapore e il ritmo a una giornata iniziata male, perché la musica è vita, è energia allo stato puro, fa bene al corpo e alla mente. A Eric Gales e Derek Trucks basta un classico del rock, costruito su un riff diventato leggendario, per cementare un’amicizia, regalare virtuosismi come solo loro sanno fare e appassionare una nutrita schiera di chitarristi e amanti delle sette note. Per la serie “Crossroads” torniamo a ripercorrere il loro incrocio, addentrandoci poi nell’incredibile carriera di uno dei più grandi re della slide, un uomo nato predestinato già solo per il suo nome e cognome.
Dai Derek and the Dominos ai Led Zeppelin: storia di un incrocio fatale
Come si potrebbe vivere musicalmente senza Layla?
Ci sono artisti che hanno mantenuto nel tempo una costante caratura qualitativa di ottimo livello, tanto che, a ogni nuova uscita, le aspettative sono altissime e ci si attende, sempre, l’ennesimo capolavoro. Derek Trucks rientra in questa casistica e l’amico Eric Gales, pur se più altalenante, lo segue a ruota. Il mondo chitarristico ha incessantemente bisogno di personaggi di tale livello, artisti che non deludono mai, a partire dalle loro fumanti performance imbracciando le amate Gibson e Magneto.
Gibson SG Standard HC
Vi sono tante caratteristiche nella personale composizione di un assolo che accomunano questi due giganti della chitarra. Derek spesso parte rumoroso, verace e conclude in crescendo, in un alternarsi di note distorte e pulite, che lentamente affievoliscono in una chiosa dagli umori quasi progressive. Eric quando entra in scena, regala momenti di classe pura, assoli più icastici, forse, ma perfettamente centrati, per tecnica e fantasia.
Entrambi raggiungono una purezza del suono talmente bella da produrre, in alcuni passaggi, la sensazione di vivere un’esperienza mistica.
Il loro approccio a Layla, forse la miglior canzone per mettere alla prova un chitarrista, evidenzia tutte le loro doti e strappa qualche lacrimuccia pensando al tempo che passa. Dall’originale dei Derek and the Dominos (1970) facciamo un volo di trent’anni e arriviamo al 1999 (e ora siamo nel 2024, sono passati altri cinque lustri!), quando una compilation di cover dal repertorio di Mr. Slowhand, Blues Power: Songs of Eric Clapton, diviene teatro di incontro tra Gales e Trucks.
La potenza della rivisitazione in Custard Pie
Layla, registrata nei leggendari Ardent Studios di Memphis, rappresenta il top degli incroci tra questi due enfant prodige dello strumento. Ma ne esiste un altro, forse meno conosciuto, altrettanto garanzia di qualità, in grado di portare a una complementarietà totale. Galeotti sono i Led Zeppelin, in una raccolta tributo dello stesso genere e periodo (il titolo è Whole Lotta Blues: Songs of Led Zeppelin, mentre l’etichetta discografica è la medesima), stavolta dedicata al gruppo di Jimmy Page. La rivisitazione di Custard Pie vede la collaborazione con Matt Tutor ed è la certificazione della perfetta osmosi chitarristica tra Eric e Derek. Viene mantenuto il feeling originale, tuttavia il brano innalza al massimo la bravura degli interpreti con una meravigliosa miscela di funky, soul e rock blues.
Un cammino in simbiosi con un nuovo incontro all’orizzonte
I due principi della chitarra figurano inoltre, pur se non nello stesso brano, anche nell’omaggio del 2001 a uno dei loro idoli comuni, Robert Johnson. Il ragazzaccio di Memphis si impossessa spiritato di Me and the Devil Blues, il biondino nato a Jacksonville offre un’intensa rilettura di Walking Blues insieme alla moglie Susan Tedeschi.
Sono comunque passati oramai più di venticinque anni dall’ultima partnership in studio, però Derek ed Eric si sono sempre tenuti in contatto, legati anche dalla adorazione condivisa per l’Allman Brothers Band. Il primo, come vedremo, ne è stato perno insostituibile in una delicata fase del gruppo, l’altro ha spesso interpretato il loro repertorio maggiormente orientato al blues, oltre a suonare con profondo trasporto insieme all’Allman Family Revival, uno dei progetti più belli per non dimenticare mai l’importanza e l’influenza dell’ABB nella storia americana.
Nella speranzosa attesa di un nuovo probabile “crossroads” tra questi ex ragazzi prodigio, adesso maturi testimoni dell’immortalità di uno strumento unico e particolare come la chitarra, andiamo ora a vedere quanto la loro sia una sintonia anche a livello di radici, di background iniziale. Quella musica in dodici battute che ha fatto scoccare la scintilla quando erano piccolini è stata la loro salvezza, un rifugio e poi lo stimolo per compiere una missione: renderla eterna.
Le influenze condivise
Il blues di Chicago in tutte le sue sfaccettature, da Elmore James e Otis Rush a Buddy Guy, senza dimenticare “the one and only” Muddy Waters, rappresenta il territorio comune dei due virtuosi a stelle e strisce. I tre King, le icone del british blues, e poi Jimi Hendrix, Duane Allman sono altre tessere di un mosaico sonoro variegato, che accorpa inoltre Stevie Ray Vaughan, Joe Perry e Brad Whitford. E certamente bisogna citare nuovamente i Derek and the Dominos: non solo Layla ha coinvolto talmente tanto Gales e Trucks da metterli uno di fronte all’altro in uno studio, ma ha reso quest’ultimo una persona speciale fin dalla nascita, come vedremo adesso nell’analisi della fasi salienti della sua carriera.
Nato predestinato
Un nome e un cognome “pesanti”
Quando l’amore per un certo tipo di musica e le qualità artistiche sono già presenti in fieri, nel DNA, ancor prima di nascere: ora scopriremo perché…
Derek Trucks vede la luce l’8 giugno 1979 a Jacksonville, in Florida. Riceve come nome di battesimo, su idea di papà Chris, fratello di Butch Trucks, storico batterista degli Allman Brothers, il nickname che Eric Clapton usa per se stesso nell’avventura dei Derek and the Dominos. Di questo gruppo è notorio faccia parte, durante l’incisione del leggendario Layla and Other Assorted Love Songs, pure il mai troppo compianto Duane Allman, forse il chitarrista più adorato dal piccolo Derek fin dai precoci esordi, che lo vedono ricevere la prima “paghetta” per una performance a undici anni.
Poco dopo, nel 1992, il ragazzino si trova già a condividere il palco con Buddy Guy, evidenziando un’incredibile maestria con la slide. Un altro enfant prodige, come Eric Gales e Joe Bonamassa, un altro predestinato, con un futuro bellissimo già scritto, immerso nella musica di padre e zio e profondamente legato ai maestri del genere. Un nuovo miracolo delle sette note.
Dalla Derek Trucks Band agli Allman Brothers. La maturità raggiunta in Songlines
Una lunga storia lega Derek all’Allman Brothers Band, ma il giovanotto si fa le ossa prima nel suo gruppo, la Derek Trucks Band, formata nel 1994. Dopo una manciata di album di pregevole fattura, ma senza una precisa direzione, arriva Songlines (2006) a fare la differenza. Trucks ha solo ventisette anni, ha già suonato con Bob Dylan, Joe Walsh, Phil Lesh e, dal 1999, è entrato in pianta stabile proprio nel mitico gruppo di Gregg Allman, insieme all’inseparabile Warren Haynes.
Una meravigliosa storia di incroci, “crossroads”, come piace raccontare a noi di Planet Guitar, con la band di Macon: dallo zio batterista Butch a Oteil Burbridge, fratello dell’indimenticabile Kofi, storico tastierista legato indissolubilmente ai coniugi Trucks/Tedeschi. La presenza di Derek nell’ABB (vi rimarrà fino alla fine, 2014) rappresenta la chiusura del cerchio e quanto più di vicino possa esistere alla risurrezione di “Skydog” come membro della band, qualcosa di davvero trascendentale.
E veniamo a Songlines: riascoltarlo oggi è un lancio senza paracadute verso differenti forme di espressione musicale, dove blues, rock, jazz, world music e soul si intrecciano aprendo finestre su mondi lontani nello spazio e nel tempo. Il disco rappresenta il primo capitolo della Derek Trucks Band ampliata a sestetto con l’entrata a pieno regime di Mike Mattison, vulcanico vocalist di Minneapolis. La novità di avere un cantante fisso, una manciata di pezzi più sbilanciati marcatamente verso la forma canzone e una virata artistica che porta ad abbracciare ancora più generi, immergendosi a tratti nel soul e sfiorando pure il reggae, conduce il gruppo alla maturità andando ben oltre alla classificazione di jam band acquisita grazie ai lavori precedenti, senza per questo sminuire la versatilità e le sbalorditive qualità tecniche dei propri musicisti.
L’incredibile energia live, il sodalizio con Clapton e gli ultimi episodi della DTB prima dello scioglimento
Esiste uno straordinario documento dal vivo, Songlines Live, DVD pubblicato alcuni mesi successivi all’uscita dell’LP, che rispecchia fedelmente la potenza e spiritualità della Derek Trucks Band. In questa esibizione la Gibson del leader è irrefrenabile, miagola lamenti blues post-bop e si inarca toccando territori inconsueti nel mondo rock, per un viaggio, verso l’India e altri luoghi lontani, che lega la civiltà occidentale a quella orientale.
Il 2006 è un anno di svolte e opportunità per l’erede di Duane Allman. Il legame con l’amico Doyle Bramhall II lo conduce a collaborare con Clapton e J.J. Cale per The Road to Escondido, e così arriva pure la chiamata per il world tour con Slowhand. Non può mancare, nel 2007, la partecipazione al Crossroads Guitar Festival e, arricchito da queste e altre esperienze, Trucks si dedica alla pubblicazione degli ultimi lavori con la DTB.
L’avventura del gruppo prosegue infatti con il fluido Already Free (2009), prima di chiudere i battenti con il bellissimo Roadsongs (2010), che cattura il meglio di due show al Park West di Chicago.
Una straordinaria fusione di talenti: prologo
I primi passi per la creazione di un connubio artistico tra i coniugi Derek e Susan per il progetto Tedeschi Trucks Band, una delle mescolanze musicali più riuscite dell’ultimo decennio, vengono fatti già nel 2007, quando i due ensemble si fondono occasionalmente nei Soul Stew Revival. Seguono alcune esibizioni congiunte nel 2008 e, quando nel 2010 la band del fenomeno della slide si scioglie, nasce la nuova formazione.
Un nuovo capitolo nella storia e vita del ragazzo di Jacksonville comincia a delinearsi…
L’indescrivibile potenza, in studio e live, della Tedeschi Trucks Band
Gli ultimi quindici anni sono, al solito, molto intensi per Derek. La Tedeschi Trucks Band diventa un punto di riferimento essenziale del genere rock blues grazie a una manciata di album e, soprattutto, all’incredibile caleidoscopio musicale e multietnico evidenziato nell’incessante attività dal vivo. Il debutto Revelator (2011), Let Me Get By (2016) e lo sconvolgente, sontuoso Live From the Fox Oakland (2017) esaltano lo spirito e il carattere di un gruppo capace di trovare aspetti tristi nell’allegria e allegri nella tristezza, con una gustosa miscela di soul, r&b e gospel e la grande forza nell’affrontare alcune tremende vicissitudini, come la scomparsa di Kofi Burbridge.
Amore per la tradizione e uno sguardo oltre l’orizzonte, verso eleganza e modernità: la TTB è ovviamente anche sinonimo di passato rivissuto attraverso il presente con rispetto e innovazione. I progetti live Mad Dogs & Englishmen e, soprattutto Layla Revisited (Live at LOCKN’) (sempre nel destino di Derek questo capolavoro!) con Trey Anastasio sono il preambolo per la straordinaria creatività ed ispirazione del quadruplo I Am the Moon, ambizioso e affascinante lavoro in studio del 2022. E la storia e la magia di questa formazione prosegue e stupisce con il tour americano che ha occupato tutto il 2024, in attesa delle novità (e ve ne saranno parecchie presto) del 2025.
Le chitarre di Derek e le sue connessioni con i più importanti giganti delle sei corde (e non solo)
Fin dall’inizio della carriera Trucks utilizza principalmente l’ormai mitica Gibson SG, di cui esiste la sua personale signature. Con il passare del tempo “il biondino dal tocco magico” amplia la sua collezione includendo una ES-335 e una Firebird V, entrambe del 1965. Con lo scorrere degli anni si diletta a suonare anche, fra le altre, una Washburn E300, una Silvertone 1457, una Les Paul Standard ’58 reissue e persino la PRS.
La sua preferita rimane, comunque, la Gibson “Dickey Betts” SG del 2011, basata su una SG del 1961 che apparteneva a Dickey Betts, ma che a un certo punto è stata usata da Duane Allman. La forza del destino!
Trucks utilizza anche una varietà di chitarre acustiche, tra cui i modelli National e la Martin D-28.
Martin Guitars D-28
La stella di Derek Trucks brilla ormai da tempo alta nella costellazione dei grandi chitarristi. E a tal proposito sono innumerevoli gli attestati di stima ricevuti dai giganti delle sei corde.
L’artista di Jacksonville ha suonato, fra i tanti, con Johnny Winter, Sonny Landreth, Gary Clark Jr., Carlos Santana, Herbie Hancock e David Sanborn.
Uno dei momenti più belli della carriera rimane sicuramente l’aver condiviso il palco con il Re del Blues, B.B. King, che, senza troppi giri di parole, ha definito un suo assolo di slide come “il migliore che abbia mai ascoltato”. E proprio durante quel concerto un altro virtuoso ha incrociato Derek. Ebbene sì, stiamo parlando di John Mayer. “Crossroads”, la serie unica e speciale di Planet Guitar è davvero inarrestabile: una nuova e sorprendente puntata sta prendendo forma!
Stay tuned
To be continued…
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