I professionisti ne abusano, i guerrieri della domenica la conoscono, ma per chi si approccia per la prima volta al mondo dei live, sia acustici che elettrici, la DI box potrebbe sembrare uno sfizio inutile piuttosto che una necessità. La verità è che in un contesto odierno la pulizia sonora e la protezione dal rumore che questo semplice apparecchio ci assicura è più che necessaria per soddisfare un pubblico sempre più abituato a delle prestazioni di alto livello.
Indice
DI Box: il protettore del suono
Nell’articolo di oggi cercherò di introdurre la DI box come importante tassello della catena sonora in contesti live. Parleremo del suo funzionamento, dei suoi utilizzi e delle varie tipologie presenti sul mercato con l’obiettivo di dare una visione completa dell’argomento.
Cos’è la DI Box?
La DI, acronimo di Direct Injection, è solitamente un compatto simil-pedale che ha il compito di trasformare un segnale sbilanciato in input in un segnale bilanciato in output. La necessità di avere un segnale bilanciato nasce dal fatto che, soprattutto in contesti live, il segnale viaggiando attraverso i cavi può essere corrotto da interferenze elettromagnetiche che portano ad un calo della qualità sonora. Per cominciare introduciamo brevemente le differenze tra segnale bilanciato e sbilanciato.
Sbilanciato vs Bilanciato
Analizziamo in primis le tipologie di cavo presenti per trasportare segnali musicali. In caso vogliate approfondire l’argomento, non perdetevi il mio approfondimento dedicato ai cavi focalizzato su quanto incidano sul suono.
I cavi per basso e chitarra sono sbilanciati, hanno quindi due terminali: il tip di segnale e la massa.
La costruzione del cavo è definita coassiale: il nucleo (conduttore centrale) trasporta il segnale, mentre la treccia, oltre ad essere collegata alla massa, agisce anche da shielding del cavo, provvedendo a schermare parzialmente il cavo dalle interferenze elettromagnetiche esterne grazie alla configurazione coassiale.
I cavi bilanciati sono tipicamente utilizzati per tutte le altre tipologie di segnali musicali ed hanno un netto vantaggio rispetto alla controparte sbilanciata: una riduzione passiva del rumore.
Per capire la loro costruzione dobbiamo immaginarci i cavi bilanciati come un’esatta copia dei cavi sbilanciati, con una sola differenza: i conduttori centrali sono due. Il segnale in input al cavo viene sdoppiato ed invertito di fase per uno dei due conduttori. Il segnale invertito verrà riportato alla fase iniziale una volta giunto a destinazione e sommato a quello corretto direttamente nell’apparecchio che lo riceverà.
A cosa serve la DI?
Il risultato della trasformazione del segnale da sbilanciato a bilanciato è una maggiore resistenza al rumore data dal fatto che un’interferenza elettromagnetica si presenterà uguale in entrambi i segnale, essendo però i segnali invertiti di fase essa verrà cancellata una volta che verranno riuniti.
La DI serve dunque a dare più robustezza ad un segnale che viene dato sbilanciato in output da uno strumento, come ad esempio un basso o una chitarra acustica (anche con preamplificatore interno). Un’altro piccolo vantaggio che la DI tipicamente porta è l’annullamento della variabile del cavo. In poche parole avendo un’elevata impedenza d’ingresso la qualità del cavo (in termini di suono) non è più così rilevante. Ovviamente si necessita in qualsiasi caso un cavo di buona fattura per questioni strutturali, come la resistenza all’usura.
Quali tipologie di DI Box sono presenti sul mercato?
Le principali tipologie di DI sono due: attiva e passiva. Come intuibile dal nome, le DI attive presentano un circuito preamplificatore interno che ha bisogno di essere alimentato, tendenzialmente da una pila a 9V o dalla phantom power di un mixer. Mentre le DI passive non necessitano di alimentazione e sono interamente formate da circuiti passivi (spesso trasformatori usati per convertire segnali sbilanciati in bilanciati). La scelta delle diverse DI dipende dalla tipologia e robustezza del segnale d’ingresso.
Questo perché la DI passiva svolge unicamente il compito di bilanciare il segnale rendendolo più robusto al rumore (sebbene certe DI passive abbiano anche filtri o pad). Al contrario, una DI attiva agisce da vero e proprio preamplificatore ed è indicata per segnali a più bassa ampiezza. Un esempio può essere utilizzare una DI passiva per il segnale di una chitarra acustica con preamplificatore interno ed utilizzarne una attiva per il segnale sbilanciato proveniente da un basso (segnale molto più “scarico” dovuto al fatto che non è stato preamplificato). La DI attiva ha inoltre il vantaggio di fungere da vero e proprio buffer, permettendo quindi di utilizzare un cavo molto lungo tra la sorgente ed essa senza incorrere in cali delle prestazioni sonore.
Test audio
Per il nostro consueto test audio abbiamo pensato di proporre la seguente comparativa basata sugli effetti dell’utilizzo o meno di una DI sul suono della chitarra acustica. L’output del sistema microfonico della chitarra sarà registrato sia direttamente in input alla scheda audio che passando per la DI.
Come approfondito nell’articolo sui cavi per chitarra, un cavo di maggior lunghezza dovrebbe far perdere brillantezza (armoniche) al suono. Il test punta a capire se l’utilizzo di una DI possa permettere l’utilizzo di cavi più lunghi senza avere impatti sul tono. In particolare le configurazioni sono state:
- Cavo da 6 metri D’Addario American Stage direttamente in input alla scheda audio
- Cavo da 6 metri D’Addario American Stage in input alla DI e cavo bilanciato da 6 metri in input alla scheda audio.
La DI utilizzata per i test è una ART ZDirect passiva. È importante sottolineare che un DI, soprattutto passiva, ha il compito di mantenere inalterato il suono proteggendolo dal rumore. Dunque, un risultato ottimale dovrebbe essere quello di avere il medesimo suono in entrambe le configurazioni salvo per gli effetti di “annullamento del cavo” nel campione con la DI (più alti dovuti agli effetti della DI sull’impedenza del cavo).
Daddario PW-AMSGRA-20
ART ZDirect
Il test è stato svolto con una chitarra Sigma OM. Le tracce audio sono state registrate utilizzando una scheda audio Audient id14mkll.
Audient iD14 MKII
Al test audio accompagniamo anche un’analisi dello spettro risultato suonando un G aperto in entrambe le configurazioni
Dall’analisi risulta ciò che ci aspettavamo: delle caratteristiche sonore immutate. Per completezza di informazione, mi sembra rilevante dire che, durante l’ascolto con un impianto consono all’analisi, la traccia di strum senza utilizzo della DI è risultata più rotonda e carica di basse frequenze. Questo chiaramente può essere dovuto alla specifica DI utilizzata.
La domanda che sorge spontanea allora è: perché spendere per una DI se poi questa non muta le caratteristiche sonore della chitarra collegata? Beh, esattamente per questo: quello che abbiamo osservato in un contesto controllato come una registrazione in casa, è esattamente quello che osserveremmo se ci trovassimo su un palco con cavi lunghi, fonti di rumore varie e magari impianti non schermati alla perfezione con la nostra fidata DI box al seguito. Ed è lì che la vera forza della DI verrebbe in nostro aiuto, perché riusciremmo ad avere la stessa resa della nostra cameretta, pur in un contesto dove le variabili in gioco potrebbero metterci altrimenti in seria difficoltà.
Come sempre spero che questo articolo vi sia stato d’aiuto. Vi auguro buona fortuna per i vostri prossimi live (in cui sì, una DI servirebbe eccome)!
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