Accendiamo il Jukebox di Planet Guitar, alla ricerca di sonorità chitarristiche e di artisti rimasti (forse) dimenticati nel tempo. In questa prima puntata della nostra nuova rubrica mensile viaggeremo dal 1968 fino ai giorni nostri, ascoltando grandi leggende del rock e band meno note, sempre con un orecchio dedicato alla nostra amata sei corde. Siete pronti con il vostro gettone? Cominciamo con i dischi per chitarristi estate 2024!
1) The Plastic Cloud – Shadows of Your Mind – 1968
L’unica versione esistente è la versione in studio di fine 1968, poi ripubblicata senza remaster nel 2012 da qualche buon uomo, e permettetemi di dire che l’utilizzo ancora primordiale dei canali stereo nel rock folk-lisergico permette al persistente solo (che ricama l’intero pezzo) di aleggiare come una libellula sui grandi laghi del Canada. Alla chitarra solista Mike Cadieux, che tutt’oggi si esibisce in locali dimenticati anche dagli orsi, per una band dell’Ontario durata la bellezza (testuale) di un solo album: se ne vieni a contatto ed è dell’unica tiratura originale, il consiglio è di non accettare i mille euro che ti verranno proposti. Anche solo per vantartene con il tuo giradischi.
2) Neil Young & Crazy Horse – Cinnamon Girl – 1969
Blueseggiante ma assolutamente cruda e quasi incompiuta nella versione tratta da Early Daze, raccolta appena pubblicata di brani tratti da una delle prime sessioni di Neil fuori da Crosby, Stills & Nash con finalmente in braccio la Gibson Les Paul Gold Top del 1953 dalla quale non si separerà mai più. C’è ancora il sapore dell’esercizio, il segnale chiaro della pazza voglia di sentirsi da subito rocker in a free world, ma quando sento lo sfarfallare imperfetto della voce e dello strumento penso a quanto fosse indie prima che nascessero coloro che oggi ascoltano l’indie rock.
Gibson Les Paul 54 Goldtop VOS
3) Orange Goblin – False Hope Diet – 2024
Heavy & Stoner o viceversa, a trent’anni dagli esordi i londinesi guidati dalle Gibson (preferibilmente Diavoletto) di Joe Hoare hanno inserito il pilota automatico. Ora che anche Science, not Fiction è stato dato alle stampe vale la pena provare a capire perché certe sonorità alla fine non cambino mai. Sono sorelle delle nostre orecchie di esseri umani che trascinano ancora sul palco l’esperienza dell’ascolto digitale. Ecco, scelgo False Hope Diet perché la immagino proprio lì al concerto – esattamente così – con arpeggio, riff irregolare, assolo finale e un mantra da canticchiare.
Gibson SG Standard Classic White
4) Wunderhorse – July – 2024
Fritto misto brit-grunge è ciò che di meglio si intravede tra i primi tre singoli pubblicati da Jacob Slater diventato Wunderhorse: brano dal singolo incedere, cavernicolo, ma credibile soprattutto per l’interpretazione vocale in linea con il mood slabbrato delle due chitarre ritmiche. Diciamo meno radiofonico di ciò che ci sarà dentro questo Midas già atteso dalle classifiche rock UK, ultimamente di nuovo capace di sfondare anche sul mercato americano (che di materiale radiofonico diciamo che se ne intende non poco…).
Fender Player II Tele HH MN HLY
5) George Vance Shepard – Burning Bridges – 1984
La perla delle perle se non altro per la storia che c’è intorno: un singolo beat-garage che fu registrato nel 1984 (ma che sembra di 20 anni prima) da un Signor Nessuno che è rimasto quasi tale, ristampato ora in 30 copie (esaurite) su vinile 45 giri per il collezionista più incallito. Giro di chitarra Fender, arrangiamenti all’osso, potenziale singolo che funzionerebbe ancora oggi se solo il mondo in cui viviamo fosse un mondo giusto e trovasse l’interprete giusto.
Fender Vintera II 60s Strat RW OWT
6) Tom Morello & Roman Morello – Soldier In The Army Of Love – 2024
Drop D e riff urlante (sintetizzato?) nel cuore della canzone per dar credito alla presenza del figliolo tredicenne, ma prima, dopo e nell’assolo il marchio di fabbrica è quello che resiste dal 1991 anno di pubblicazione dell’omonimo Rage Against The Machine. Insomma, una quasi commercialata con sponsor di famiglia per alimentare il lancio del primo album solista di Tom Morello. Il coro introduttivo, che poi sarebbe il ritornello, è prog-soul come se ne sono sentiti a manciate, però ha il merito di farmi tornar la voglia di riascoltare i Senser di Stacked Up. La curiosità vale la sufficienza?
Fender Tom Morello Strat FR RW BLK
7) David Gilmour & Romany Gilmour – Between Two Points – 2024
Padre e figlia questa volta, sempre per un attesissimo album VIP in imminente uscita. Perché scelgo questa e non The Piper’s Call che è stato il primo singolo rilasciato? Perché qua, signore e signori, c’è la notizia nella notizia: Sir Gilmour ha nella sua playlist il dream-pop degli ormai dimenticati Montgolfier Borthers. “Pensavo sinceramente fosse già stata una hit, la avrò ascoltata centinaia di volte. Quando ho saputo che non è stato così, ho chiesto a Romany (già arpista, ndr) di provarci”. Esito niente male, voce di chi è cresciuta con gli XX e commovente – quanto il testo – sei corde solista nel gran finale. Quale delle due versioni inserirete invece voi sul vostro Spotify?
GHS David Gilmour String Set G
8) Anvil – One And Only – 2024
Non poteva che imbracciare una Gibson Flying V quel satanasso di Steve “Lips” Kudlow, cantante e unico chitarrista dei canadesi Anvil, rappresentanti storici dell’heavy metal nordamericano. Giunti al ventesimo – quasi ormai a mo’ di hobby – album di una carriera discografica iniziata con discreto successo nel 1981, il brano in questione ne rappresenta l’apertura. Sa di vecchio, sa di scolastico, ma sa di fatto bene e più che pagare per la tecnica o per il sound, il buon Steve forse non ha reso epici gli Anvil per le parti vocali, curate ma senza quel timbro che in qualche modo ti ricordi. One and Only né la milionesima dimostrazione, ma ci sono da apprezzare la voglia, lo sforzo e anche una certa spensieratezza da parte di chi fu chiamato da Lemmy per entrare a far parte dei Motorhead 40 anni fa. C’è chi dice no, e si diverte lo stesso anche se chiamato negli anni a sbarcare il lunario guidando furgoni e alzando scatoloni.
Gibson 80s Flying V Ebony
9) Sparklehorse – Hammering The Cramps – 1995
Dovrete abituarvi anche a brani che sono figli di mie personali manie musicali, ed eccone uno. Sono abbastanza certo di ricordare Mark Linkous aka Sparklehorse con una Gibson ES-330 presentare alla tv americana Hammering The Cramps. Sono altrettanto sicuro di averlo visto con una Rickenbacker 330 nel documentario a lui dedicato (postumo) in cui fa capolino David Lynch che ne racconta l’incontro – da fan sfegatato – volto a preparare l’opera Dark Night Of The Soul. Che cos’è? Lennon ubriaco di shoegaze? O soltanto un genio dimenticato?
Rickenbacker 330 JG
10) Oasis – Slide Away – 1994
Nell’estate dell’annuncio dell’anno – reunion Oasis per 15 date UK nell’estate 2025 che per chi ha cercato il biglietto significava coda di circa 130.000 persone al minuto online – non poteva mancare la scelta da Definitely Maybe, visto che è scoccato il trentesimo anniversario praticamente in contemporanea. Per chi ne capisce di calcio e maneggiava i Compact Disc, la numero 10 del loro scintillante album d’esordio. Una cavalcata quasi ballata che fa intendere il loro percorso successivo, di quelle cantate a squarciagola a Wembley, mentre Noel graffia, accarezza e singhiozza. O per lo meno fa finta di farlo, piazzando quel paio di memorabili bridge che lo hanno reso celebre, snob e poco sopportabile con il passare dei decenni.
Epiphone Noel Gallagher Riviera
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