I mitici “sixties” regalano al mondo una nuova generazione di chitarristi, ispirati dalla freschezza e dalla vitalità di un decennio in verità controverso, nato con i più buoni propositi e terminato con speranze e sogni disattesi. Ivan Graziani e Franco Mussida vivono questo periodo intensamente, iniziando il loro “viaggio” in musica, impegnati a disegnare scenari fantastici con il loro estro e la loro arte. Un percorso lungo e denso di soddisfazioni che nel tempo li porta a valicare l’ambito di culto e arrivare al grande pubblico. Un tragitto a tratti condiviso per poi lanciarsi nelle rispettive carriere, tuttavia sempre vissuto a contatto, legati da una profonda amicizia.

© Fabio Diena / Lebrecht Music & Arts / Alamy Stock Photo

Da i Quelli alla PFM, passando per Battisti e le carriere soliste: cronaca di un’amicizia infinita

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Galeotto fu (al solito!) Battisti

Alberto e Franco, con le rispettive consorti Cristiana e Loredana erano e sono ancora prima di tutto amici e da questa profonda intesa poi sgorgava la loro musica. Ivan non amava i posti da VIP, ma la nostra casa era sempre aperta. Mi vedo spesso anche con la moglie di Lucio. Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto”. Anna Bischi Graziani

“Tutta colpa di Battisti”. 

Se in queste entusiasmanti puntate “italiane” di “Crossroads” vi stiamo parlando degli incroci tra grandi chitarristi come Alberto Radius, Ivan Graziani e ora Franco Mussida, si potrebbe riassumere la storia con questo titolo eclatante e catturare subito l’attenzione con una frase ad effetto.

In realtà stiamo parlando di musicisti sopraffini: in qualunque caso avrebbero sfondato, ma piace ricordare quanto sia stato importante nella loro crescita l’artista reatino, che a sua volta deve tanto del suo successo alla preziosa collaborazione sviluppatasi negli anni con questi esuberanti, inquieti, caparbi e irrefrenabili ragazzi. 

Tre giovanotti geniali e innovativi, improvvisamente coinvolti, ognuno con il suo stile ed estro, ad aggiungere i propri colori nei meravigliosi quadri dipinti da Lucio. 

I “Fantastici Quattro” vivono la magica atmosfera dei primi Sessanta da adolescenti e, sul finire del decennio, trovano un punto di incontro in una metropoli sempre tanto vicina alla musica, Milano. Siamo nell’epoca dei Quelli, in cui cominciano le interazioni tra Mussida e Radius (continueranno fino alla reunion del 2007!). 

In quel periodo, inoltre, giunge anche Graziani, e, dopo tanta gavetta, viene accolto pure lui da Battisti nel suo entourage. 

Si aprono pagine bellissime di una storia pop rock tutta italiana, con il trionfo nelle classifiche dell’autore dei Giardini di marzo, il riconoscimento della statura chitarristica di Franco e Alberto e la nascita di un nuovo eroe della sei corde, un eccellente compositore capace di ritagliarsi uno spazio inaspettato anche nella Premiata Forneria Marconi, già in stato di grazia.

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La sorpresa di From Under e la realizzazione di Chocolate Kings

“Io ovviamente sono un cantautore, questa è la definizione e l’accetto, ma diciamo che come gruppo io non appartengo a quello di De Gregori o Guccini, ma a quello di Edoardo Bennato, di Pino Daniele, di Ivan Graziani, che era un mio carissimo amico, insomma di coloro che danno un’importanza alla musica almeno pari al testo, se non di più. Il nostro modello è il cantautore elettrico, all’americana”. Estratto da intervista a Eugenio Finardi su Vinile, numero di marzo 2025.

Il 1973 è un anno importante per Ivan, che grazie alle sue doti artistiche viene scritturato come turnista per l’etichetta Numero Uno. Tutto nasce (e poi prosegue con successo) quando il produttore Claudio Fabi lo contatta per incidere alcune parti di chitarra in un disco di Marva Jan Marrow, una cantante di origine inglese collaboratrice di Battisti, Fossati, Finardi e, in particolar modo, della PFM, con la quale instaura un rapporto speciale, essendo all’epoca legata sentimentalmente a Patrick Djivas

Proprio sulle liriche costruite da Marva insieme a Mauro Pagani, il duo Mussida/Graziani, con il contributo di Flavio Premoli, confeziona From Under, un brano prog rock dalle solide atmosfere che apre le danze di Chocolate Kings (1975). Tra Franco e Ivan scocca una scintilla, si scoprono spiriti affini, e, per un attimo, le famose sliding doors che aprono o chiudono momenti importanti nella storia della musica, sembrano spalancate per accogliere Graziani nel mondo della Premiata Forneria, che in quel frangente sta per perdere Pagani e consolida invece Bernardo Lanzetti nel ruolo di cantante nel gruppo.

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L’amicizia con Mussida prosegue comunque nel tempo, ma mette le sue fondamenta durante le sessioni di quel disco, con Ivan che regala alcune sue opere a “Francone”, confermando l’incredibile generosità, e poi comincia la sua straordinaria attività di cantautore, come visto nella precedente puntata.

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Gli splendidi disegni regalati, segno di un’amicizia coltivata nel tempo, per sempre incrollabile

Ivan era uno di quegli artisti che aveva sposato la musica, oltre a sua moglie Anna. Questi disegni arrivano da un’amicizia che abbiamo maturato negli anni anche per via dei figli, i miei due e i suoi, Filippo e Tommaso. Sono esposti qui a scuola, al CPM Music Institute, perchè voglio che i ragazzi di domani li osservino”.

Gli anni scorrono, Franco e Ivan affrontano senza fermarsi mai tutte le avventure del loro viaggio in musica tenendosi sempre in contatto, tra le peripezie degli anni Ottanta e le effervescenti novità del decennio seguente, un cammino senza sosta con arrampicate, cadute e risalite, in mezzo a un’altalena di emozioni che solo i grandi artisti sanno vivere, restando sempre fedeli a se stessi durante tutta la carriera.

Rimangono due musicisti straordinari, altruisti, costantemente vicini l’uno all’altro, con il primo sempre a ricordare quella grande persona che era il suo amico, un personaggio che ci ha lasciato troppo presto.

Sapeva quanto importante fosse emozionarsi davvero per poter emozionare gli altri, e lo ha sempre fatto con passione e verità. Per questo, quando lo si ascolta ora, si può ancora imparare qualcosa. Saluto con affetto Anna e i suoi ragazzi che fanno bene a non smettere di ricordarlo”.

Dalla Pagina Ufficiale Facebook di Franco Mussida, 9 gennaio 2017.

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Sono passati ancora altri anni, ma le parole di Mussida rimangono profetiche. Anche il 2025 inizia con grandi iniziative al fine di celebrare quello che sarebbe stato l’ottantesimo compleanno di Ivan: Filippo Graziani è tornato sul palco tra marzo e aprile per festeggiare la ricorrenza insieme a tanti special guests. E chissà che in un futuro, in mezzo a questi ospiti speciali non possa materializzarsi proprio l’amico Francone! Intanto, andiamo ad analizzare i tratti salienti della sua incredibile storia musicale.

La PFM nel 1998: Mussida, Djivas, Di Cioccio, Premoli © Fabio Diena / Alamy Stock Photo

Franco Mussida: uno sconfinato amore per la musica

Il furore giovanile e l’inizio della PFM

Entusiasmo deriva dal greco “en-theos”, tradotto letteralmente significa “avere un dio dentro”. È quella forza che ci fa alzare la mattina con la voglia di esplorare, di creare, di scoprire, un po’ come tornare bambini. 

Entusiasmo è il leit motiv di tutta la vita di Franco Mussida, classe 1947, curioso, felice ed esuberante fin da piccolo, quando, tra i sette e i nove anni, si permette di correggere il modo di suonare del padre, convincendolo a iscriverlo a una scuola di musica. Mai decisione migliore viene presa! Il giovane chitarrista imperversa in Italia e in Europa già da adolescente, fino a diventare, dopo svariate vicissitudini, uno dei frontman della Premiata Forneria Marconi, sintesi dell’evoluzione musicale dei Quelli e delle arricchenti sessioni con Lucio Battisti.

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A partire dall’intenso Storia di un minuto (1972), con brani senza tempo come Impressioni di Settembre, È festa e La carrozza di Hans, la PFM ha saputo mantenere nel tempo quelle caratteristiche di originalità e continua evoluzione stilistica che ne hanno fatto uno dei gruppi più stimati del panorama musicale italiano e internazionale. Mussida è voce e anima compositiva della band insieme a Mauro Pagani e Flavio Premoli, simbolo di un pop rock romantico e ricco di contaminazioni classiche, il marchio di fabbrica di un ensemble simbolo del progressive che vola con notevole riscontro persino oltreoceano.

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La celebrità internazionale, le prime battute d’arresto, il tentativo di ripresa e il capolavoro con De Andrè

I live negli States ottengono un grande riscontro, tuttavia nel 1975 viene dato alle stampe un album controverso, Chocolate Kings. Studiato per proseguire l’ondata di successo internazionale ricevuta dopo il tour in America e i dischi in lingua inglese, il lavoro ben rappresenta la lungimiranza del gruppo, ma l’ironia, il sarcasmo e la condanna nei confronti della politica e del popolo statunitense presenti nei testi risultano inopportuni commercialmente. Il risultato porta a scontentare un po’ tutti, compresi i fan italiani. 

La PFM, comunque, mantiene un forte seguito, conquista un mondo sui generis quale è il Giappone e, dopo un paio di lavori altalenanti, si approccia alla fine del decennio con le meravigliose date dal vivo insieme a Fabrizio De Andrè, ove Mussida e compagni cuciono una nuova veste alle opere del cantautore ligure. Su tutte spicca lo splendido arrangiamento in stile mariachi de Il pescatore e l’ebbrezza alcolica ed esistenziale di Amico fragile, resa ancora più elegiaca dalle sei corde di un insuperabile Mussida.

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Il nuovo successo, la lunga pausa e il ritorno

Gli anni Ottanta rivelano un volto nuovo della Premiata, con la leadership vocale di Di Cioccio dopo l’uscita di scena di Lanzetti. Suonare suonare e Come ti va in riva alla città evidenziano un rock metropolitano, carico di epidermica energia che emerge anche nelle pubblicazioni dal vivo, mentre i successivi PFM? PFM! e Miss Baker (1987) tracciano un profondo solco, allontanandosi definitivamente dal prog dei primi lavori per virare sul synth pop e in seguito spostarsi su binari fusion.

Capitani coraggiosi e Prima che venga la sera rimangono comunque un bel sentire, prima del lungo iato e la ripresa di Ulisse (1997) e Serendipity (2000).

Il bellissimo Live in Japan certifica l’esemplare stato di forma della band, così come l’intenso PFM canta De Andrè, fino al fulmine a ciel sereno del 2015… 

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L’inaspettato addio e le nuove frontiere: tutta l’arte di Mussida

Uno spirito libero. Già durante il riposo dalle attività della PFM, Mussida si dedica a svariati progetti, dimostrando la sua figura di artista a tutto tondo. L’insegnamento nei carceri e nelle comunità, l’album da solista I Racconti dalla tenda Rossa e una serie innumerevole e sorprendente di iniziative palesano la sua poliedricità, dalla sua adorata musica, composta sempre con entusiasmo e continue innovazioni, alla pittura e scultura.

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Logica conseguenza diventa, nel 2015, l’abbandono del gruppo per dedicarsi appieno alle sue priorità, al suo pregiato CPM Music Institute, alle mostre, financo alla saggistica. È autore, infatti, di numerosi libri, tra cui il recentissimo Il bimbo del carillon, splendido romanzo autobiografico con la musica vista quale linguaggio universale, come un telescopio che illumina l’anima della gente.

Entusiasmo, Musica, Bambino: tre parole fortemente collegate, garanzia di felicità eterna, sono il tema ricorrente, il leit motiv di tutta la vita di Franco, che anche nell’ultimo intenso concept album IL PIANETA DELLA MUSICA e il viaggio di Iòtu mette come protagonista un bimbetto molto particolare, IÒTU, in un viaggio interiore ove il chitarrista utilizza una sei corde classica baritona progettata per unire il mondo del soul blues al pop e a quello classico, creando un nuovo stile, l’UltraProg-Pop. Per non finire mai di stupirsi.

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Le chitarre di “Francone”

“Una dimensione di grande rilassatezza, come quando si guarda dall’alto di una montagna la valle attorno, questa è l’esperienza immersiva”, racconta Franco discutendo ancora del progetto IL PIANETA DELLA MUSICA, diventato anche esperienza live sotto il nome di concerto immersivo. E Arca Sei è la fantastica chitarra, di cui abbiamo parlato al termine del precedente paragrafo, scelta per questo suo nuovo approccio. Ma quali sono state, nell’arco della carriera, le sue sei corde storiche? 

Da artista innamorato sia della strumentazione acustica, sia di quella elettrica, entrambe parti di una stessa anima, meritano una citazione, per il primo caso, le svariate Ovation e Martin, 6 o 12 corde, la Ibanez AW 6 DM, la Yamaha FG 450 SA e la Gibson “Chet Atkins” Custom Shop Edition, cui si aggiungono le classiche Monzino, di liuteria a mano, del 1972, e Luis Romero.

Martin Guitar HD12-28

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Analizzando il mondo elettrico è impossibile non menzionare le Fender, dalla mitica Telecaster fretless del ’69 alla Stratocaster rossa (1973) e nuovamente l’universo Gibson con le Les Paul e le ES-335 (legno scuro) e 355 (rossa). Rimangono da ricordare la Roland GR G 707 grigio metallizzato, la Guild X-170 AB, la Kramer Neptune rossa, la Eko doppio manico 6/12 corde e, last but not least, la leggendaria Music Man StingRay I, dono di Leo Fender nel 1976.

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Music Man Stingray HT Golden Delicious

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Colto, generoso, curioso, appassionato, studioso, Franco Mussida si potrebbe definire il “Filosofo della chitarra” (e della musica in senso lato) per come è riuscito a cogliere i significati più profondi all’interno delle note, per quanto abbia manifestato l’importanza del sentire, dell’ascoltare, oltre che del vedere. 

Innovativo, precursore e sognatore, però partendo sempre dalle radici, dalla tradizione, con il passato che si introietta nel futuro, come ha fatto un altro virtuoso dello strumento con cui ha più volte avuto occasione di collaborare: Corrado Rustici

“Crossroads”, la rubrica speciale di Planet Guitar, è pronta per vivere un altro importante episodio della serie!

Stay tuned

To be continued…

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Alessandro Vailati