Due chitarristi immensi, ma non solo. Chi ama il blues e la black music nella sua accezione più ampia trova in Gary Clark Jr. e John Mayer un crogiolo di idee e una sensibilità compositiva che non può lasciare indifferenti. Versatili ed eterogenei, i due geni della sei corde raggiungono lo zenit quando si esibiscono dal vivo. E nelle occasioni in cui si sono incrociati hanno subito stabilito una forte empatia, dando sfogo alla loro brillante idea di musica.
Per la serie “Crossroads” godiamoci i loro incontri, approfondiamo le influenze reciproche e diamo uno sguardo alla sorprendente carriera dell’artista texano, sempre alla ricerca della sperimentazione senza perdere un colpo.
La straordinaria intensità dei loro incroci
I Rolling Stones nel destino
Come abbiamo visto nella precedente puntata, John Mayer ha un rapporto speciale con i Rolling Stones e, ogniqualvolta si presenti un’occasione per suonare insieme a loro, sale sul palco con incurabile entusiasmo.
Il 15 dicembre 2012 è una serata particolare per il tour delle Pietre Rotolanti: al fine di festeggiare al meglio i cinquant’anni di attività della band, il concerto conclusivo di Newark, nel New Jersey, viene registrato (Grrr Live! vedrà la luce in CD/DVD solo nel 2023) e gode della partecipazione di ospiti speciali.
Una canzone importante per il mondo del rock, Going Down di Don Nix, cavallo di battaglia di una pletora di chitarristi, tra cui Freddie King, Jeff Beck e Stevie Ray Vaughan, diventa il momento cult dello show. Keith Richards e compagni ospitano Mayer per un’incendiaria versione del brano, ma le sorprese non sono finite, si aggiunge anche un chitarrista che da alcuni anni sta facendo sfracelli, Gary Clark Jr.
Proprio una manciata di giorni prima, la nuova promessa delle sei corde ha infiammato il pubblico di Brooklyn sempre con quel pezzo, sempre in compagnia degli Stones (anche lui avrà costantemente una partnership esclusiva con i Glimmer Twins), tuttavia questa volta scocca una scintilla tra i due “giovani” e le loro Fender Stratocaster e Gibson ES-330. Una gioia per le orecchie e l’inizio di una serie di incontri!
Dunlop Gary Clark Jr. Cry Baby Wah
Con Booker T. il successo è assicurato, nel segno di Albert King
“John è un meraviglioso performer, ho ancora nel cuore il tributo ad Albert King, un vero onore essere stato sul palco con lui. Lo trovo veramente talentuoso e figo, vorrei lavorarci anche in studio…in futuro, magari, chissà!”. Estratto dalla diretta Facebook con il New York Times, Dicembre 2016.
Booker T. Jones scrive canzoni speciali, senza un punto di riferimento fisso. Rimangono uniche e assolutamente magiche ancora oggi come quando furono ascoltate per la prima volta negli anni Sessanta. Born Under a Bad Sign è una di queste, e ha rivoluzionato lo scenario blues con l’interpretazione e gli assoli di Albert King.
I Cream e tutto l’universo blues successivo, con Stevie Ray Vaughan e Gary Moore, fino a Warren Haynes e poi Joe Bonamassa, Derek Trucks ed Eric Gales, devono l’inizio della passione per musica e chitarra anche grazie a quella composizione. E così arriviamo ad altri due celebri “ingranaggi” del mondo a dodici battute, i nostri cari Gary e John. Vederli ancora on stage il 18 aprile 2013 a Los Angeles, uno di fianco all’altro con Booker T, è qualcosa di suggestivo e commovente.
I due sono in stato di grazia assoluta, dipingono atmosfere di altissima latitudine cosmica e spirituale, con l’imprescindibile organo Hammond B3 dell’autore di Green Onions a pieno servigio delle loro colorate traiettorie sonore. Momenti incantevoli, ove si ferma il tempo. Una delle induzioni nella Rock and Roll Hall of Fame più belle, quella di Albert King, con Clark Jr. sugli scudi anche in Oh, Pretty Woman. Potere della musica Black!
La magia delle note di SRV
I due principi della chitarra figurano inoltre in alcuni Crossroads Guitar Festival, regno incontrastato del suo organizzatore, Eric “Slowhand” Clapton, accanito fan dei “ragazzi”, ma uno degli episodi da incorniciare rimane nuovamente la Rock and Roll Hall of Fame, siamo nel 2015, stavolta per l’ingresso di Stevie Ray Vaughan nell’Olimpo dei premiati. I Double Trouble, storico gruppo d’accompagnamento, il fratello Jimmie e l’immancabile Doyle Bramhall II fungono da cornice all’evento, per una funambolica Pride and Joy e una Texas Flood da brividi, complici i nostri Gary e John, emozionanti, incisivi e mai prevedibili.
Anima Blues, Cuore Rock, Attitudini Soul
I Guitar Hero del ventunesimo secolo
Profondamente ancorati al passato, Clark Jr. e Mayer rappresentano al tempo stesso la quintessenza del musicista contemporaneo: aperto agli scambi e costantemente alla ricerca di nuovi stimoli per arricchire ed ampliare lo spettro della propria arte. E la loro arte, usando un po’ di retorica, è una malattia che si prende gioco di chi ne soffre, un mare in cui è piacevole naufragare.
Il soul e l’r&b di Sam Cooke, Curtis Mayfield e Al Green, il blues di Chicago, con Otis Rush, Jimmy Reed e Buddy Guy in prima fila, poi Muddy Waters, Howlin’ Wolf e i tre King, l’altro trio (la nuova generazione) composto da Beck, Clapton e Page, Jimi Hendrix e il già citato Stevie Ray Vaughan, sono il pane con cui si nutrono questi due ragazzi d’oro. Parafrasando Carlos Santana, due “Arcangeli della sei corde” capaci di ergersi a Titani della chitarra elettrica, rinverdendo i fasti di una tradizione sempre in grado di reinventarsi nonostante tutto, sinonimo di vita, ossigeno per i musicisti veri, con anima, cuore e spirito.
Dal Texas con furore
Gli esordi e quello sviscerato amore per le chitarre
Gary Clark Jr. nasce il 15 febbraio 1984 a Austin, in Texas. Si innamora della musica fin da piccolo grazie alle due chitarre di suo padre, e, come vedremo, vive nel luogo giusto per poter trasformare i sogni in realtà.
Tuttavia, la strada per il successo è oltremodo impervia, soprattutto per lui, ragazzo di colore, che, sembra incredibile, ma anche negli anni Novanta vive quotidiani episodi di razzismo e fatica a capire come semplicemente il colore della pelle possa influire sul destino di una persona.
Fortunatamente c’è la bellissima, fiammante Gibson ES-335 rossa di Tito Jackson, vista in un video dei Jackson 5, e poi quella di Freddie King, a fargli credere in un mondo migliore, dove ci si può confrontare solo in base a capacità, studio e bravura.
La passione per la chitarra, che inizia pure a strimpellare a partire dai dodici anni influenzato da T-Bone Walker e dalla coetanea Eve Monsees, e la fortuna (almeno quella) di stare in un luogo ove esiste un meraviglioso locale di blues, Antones, gli consentono di vedere e a volte addirittura suonare con tutti i più grandi, gente del calibro di Pinetop Perkins e James Cotton, mentre cresce un amore viscerale per Buddy Guy e Jimmie Vaughan.
A fine secolo arrivano così le prime soddisfazioni, per merito dei legami con tali personaggi, e in seguito il giovane artista riesce a pubblicare anche due dischi, Worry No More (2001) e 110 (2004). Tuttavia manca ancora qualcosa, l’episodio giusto che possa mutare un destino fatto di sacrifici e dedizione. Occorrerà ancora un po’ di tempo…
I primi successi e i nuovi, importanti amici
Quando l’ormai adesso epica Epiphone Casino Red dirige una sfrontata Bright Lights al Crossroads Festival di Chicago nel 2010, per Gary Clark Jr. è il momento della liberazione. Finalmente, aiutato dall’amico Doyle Bramhall II, il chitarrista di Austin riceve la consacrazione e, forse la cosa è meno poetica, ma è sicuramente molto pragmatica, i primi soldi in quantità tale da essere in grado di pagare bollette, affitti, auto e tutto quello che non poteva permettersi.
L’importanza di quella kermesse, la fiducia di Eric Clapton e Jimmie Vaughan sono il primo mattone da cui parte la costruzione del nuovo Gary, un uomo che affonda le sue radici ad Austin in più di un modo: il suo cognome è legato a un lontano parente, W.C. Clark, soprannominato il “Padrino del Blues di Austin”, che un tempo accompagnava anche Stevie Ray Vaughan nella sua band.
Il legame con questa parentela non è stato evidente per Gary fino a quando non ha iniziato a crescere musicalmente, quindi non è stato qualcosa su cui ha fatto affidamento o che si è sentito obbligato a soddisfare.
Ora lo spirito musicale del ragazzo viene fuori tutto, la sua vera anima ha le fondamenta nel blues moderno e lo contamina con tutti i generi adorati.
Nel 2012 esce Blak and Blu (praticamente subito dopo l’EP The Bright Lights del 2011), un inaspettato, piacevole coacervo di influenze. Rock e gospel, soul e hip hop, r&b e country vanno a braccetto in uno degli album più belli del decennio.
L’epopea di Gary fino all’ultimo, riuscitissimo album
Il contratto con una major consente a Clark Jr. di continuare il suo originale percorso con più sicurezza e autorevolezza. Il passo successivo è quello di realizzare un disco dal vivo, Gary Clark Jr. Live (2014), in modo da catturare la sua incredibile energia sul palco, con brani come Don’t Owe You a Thang e Next Door Neighbor Blues sugli scudi, e una manciata di cover degli artisti più amati, da Leroy Carr, Muddy Waters e B.B. King ad Albert Collins e Jimi Hendrix.
Dopo la pubblicazione di una rilettura davvero tosta di Come Together nel 2017, un altro piccolo capolavoro da menzionare è certamente This Land (2019), formidabile grido di battaglia contro ogni forma di razzismo nel quale Clark si cimenta con la Gibson SG, a parte una parentesi con la Fender Stratocaster per il pezzo When I’m Gone.
Il 2024 porta invece a un’altra vetta, la sua ultima fatica intitolata JPEG Raw, un condensato di black music, che parte dal blues e ne supera i confini, per contaminare e sperimentare.
Gibson SG Standard EB
Una furia dal vivo: cronistoria degli incontri speciali sul palco
Se il blues resta il suo centro di gravità permanente, il chitarrista e polistrumentista statunitense non si limita a una mera riproposizione del genere, ne supera limiti e confini, esplora e implementa, fondendo le sue radici musicali con il soul, il rock, il funky, il pop e l’hip hop. E lo dimostra pure e sempre dal vivo, vero cavallo di razza e performer eccezionale.
Parlando di attività live non vi sono da ricordare solo le sue imprese individuali, con la sua spettacolare band. Sono da urlo anche le collaborazioni con i più grandi artisti e gruppi: Bruce Springsteen, Dave Matthews Band, Dr. John, Earth, Wind & Fire, Jon Batiste e Foo Fighters rappresentano solo alcuni della nutrita schiera di celebrità a contatto con l’istrionico (calatosi in alcune circostanze pure nei panni di acclamato attore) seppur a tratti schivo Gary Clark Jr., onorato di aver incrociato la sua strada anche con incredibili chitarristi, tra cui il leggendario B.B. King.
Chitarristi e chitarre, il mondo di Gary
Il contatto con i primi, storici giganti dello strumento quali appunto B.B. King e Buddy Guy sono gli incontri da incorniciare, senza dimenticare la partnership d’effetto con Jeff Beck e le infuocate esibizioni con Derek Trucks, Susan Tedeschi, Joe Walsh e Warren Haynes. Altrettanto fenomenali (e numerose!) sono poi le performance con i già citati Clapton, Vaughan, Bramhall II, Keith Richards e Ronnie Wood.
E ora parliamo per un attimo, nello specifico, di pregiate sei corde. Numerosi chitarristi hanno suonato Epiphone Casino, tra cui Dave Davies, The Edge, Noel Gallagher, lo stesso Keith Richards e Paul Weller. Inoltre, i Beatles rimangono il riferimento a cui la maggior parte dei musicisti pensa quando si parla di tale marchio.
Tuttavia, la fulminea ascesa del moderno fenomeno del blues Gary Clark Jr, il cui strumento principale è anch’esso un Epiphone, ha determinato un’impennata nella domanda di questo modello. Per quel motivo ha avuto perfettamente senso che il pregiato brand presentasse in aggiunta la nuova edizione limitata Gary Clark Jr. “Blak and Blu” E230TDV Casino.
Nonostante la sua dichiarazione d’amore per il modello fatta a Guitar World, “Ho adorato tutto dell’Epiphone. I suoi pickup P-90, la sua forma, quanto sia vuota e leggera, e come si possa ricavarne anche un sound acustico. Il modo in cui suona unplugged quando la uso in casa mi affascina decisamente!”, Gary Clark non è identificabile solo per l’Epiphone Casino.
La Ibanez Blazer, le Gibson ES-125, ES-330 Tobacco (1967), SG Les Paul Tribute Cherry Red (1961) e Flying V GCJ Prototype, e infine la Fender 1963 Custom Shop Stratocaster Olympic White sono fra le altre frecce nel suo arco, per un virtuoso sempre alla ricerca della perfezione a seconda della canzone da interpretare.
Fender AV II 61 STRAT RW OWT
Un’altra grande songwriter e pregiata chitarrista si è legata ai brand Epiphone, Gibson e Fender e non ha disdegnato di incrociarsi con Gary Clark: stiamo parlando della meravigliosa Sheryl Crow. Una nuova e sorprendente puntata di “Crossroads”, la serie unica e speciale di Planet Guitar sta cominciando a prendere forma!
Stay tuned
To be continued…
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