In questa nuova intervista abbiamo incontrato Diego Arrigoni, chitarrista dei Modà, una delle band italiane che può vantare una carriera di più di vent’anni costellata di successi in termini di vendite e pubblico. Ci siamo dati appuntamento al Sound Workshop di Monza, dove Diego ci ha raccontato molte cose sul suo percorso musicale e sull’ascesa dei Modà.
Ecco che cosa è uscito dalla nostra chiacchierata…
Planet Guitar: Ciao Diego e benvenuto su Planet Guitar! L’anno prossimo sarà per voi l’anno dei Santi… San Remo a Febbraio e San Siro a Giugno. Vorrei che partissimo proprio da questo scoppiettante 2025!
Diego Arrigoni: Occorre fare un preambolo. Il periodo post Covid è stato molto difficile, come per tutti. In più noi arrivavamo da un periodo “mediatico” non molto favorevole… abbiamo deciso di fare un disco in tre parti intitolato Buona Fortuna. È seguito un tour nei teatri e un Sanremo, peraltro inaspettato. Subito dopo ci siamo fermati un attimo e ci siamo chiesti che cosa potevamo fare. Nel giro di pochissimo si sono aperte nuove prospettive; abbiamo cambiato etichetta discografica, è arrivata la chiamata per Sanremo 2025 e poi ci hanno proposto di fare uno stadio…per la quinta volta. Lì per lì ero un po’ dubbioso, volevo essere cauto e stare con i piedi per terra. Alla fine abbiamo accettato e ho scoperto ieri (4 Dicembre n.d.r) che abbiamo superato i 40 mila biglietti venduti. So che abbiamo una grandissima fan base che ci siamo costruiti in vent’anni e devo dire che non ci ha deluso! Il terzo santo che ci sarà è “San Buca” nel senso che servirà per reggere la tensione di questi appuntamenti! [ride]
Planet Guitar: Sono due eventi molto importanti! Siete già in qualche modo abituati ma è come se fosse sempre la prima volta vero?
D.A. : Mi fa sorridere pensare che fino a tre mesi fa stavamo ancora pensando a come muovere il primo passo e di colpo sono arrivate le due cose alle quali non pensi quando stai cercando di ripartire. Ce lo hanno proposto, quindi significa che è stata soppesata a dovere la cosa da chi fa questo mestiere ed è cosciente di ciò che conviene o non conviene fare. Abbiamo già iniziato a preparare le nostre cose e a pensare ad ogni dettaglio.
A Sanremo userò il Kemper, che avevo venduto poco tempo fa. Ho richiamato il mio amico che me lo aveva comprato per farmelo ridare…non gli ho ancora restituito i soldi!
Kemper Profiling Amp PowerHead Set
Planet Guitar: Dopo questa partenza con il botto, facciamo qualche passo indietro…quando è iniziata la passione per la chitarra?
D.A. : La colpa è di Mark Knopfler. Mio padre aveva una cassetta dei Dire Straits in macchina e io all’epoca, avevo circa 7 anni, non ero attratto dalle canzoni radiofoniche o da quelle per bambini. Invece quel disco mi aveva preso; il sound, l’atmosfera…e quella chitarra! Poi sono diventato tamarro e di Knopfler non ho tenuto praticamente nulla, ma il primo colpo di fulmine fu la sua chitarra. Da lì in poi, con l’aiuto di mio padre, ho cercato di soddisfare le mie curiosità musicali. Mio zio poco dopo mi regalò Made in Japan dei Deep Purple; ricordo che ascoltando Space Truckin’, che ha un’improvvisazione di 20 minuti, già mi chiedevo come avessero fatto, se fosse frutto di studio o di invenzione sul momento!
A 12 anni è arrivata la vera folgorazione quando ho scoperto gli AC/DC e da lì è stata la fine.
Planet Guitar: Qual è stata la prima chitarra importante che hai avuto?
D.A. : È stata una Fender Stratocaster giapponese nera, una E series prodotta tra 1984 e 1987 che mio padre mi ha comprato nel 1991. È la chitarra che userò e che ho usato sempre a Sanremo. Il motivo è che quando faccio cose che mi creano ansia e tensione voglio una Strato, perché puoi fare un Re maggiore intonato! Io sono un grande amante delle Les Paul e le uso quasi sempre, ma al mio orecchio la Strato la sento più precisa e ferma sull’intonazione. Pertanto quando sento una grossa responsabilità in termini di performance la mia scelta cade lì.
Fender Postmodern Strat RW ABLK Relic
Planet Guitar: Quando ci siamo accordati per questa intervista ho pensato che sei uno dei pochi in Italia che è riuscito a portare il suo progetto, la sua band ad un livello altissimo. So che avete fatto tanta gavetta prima di raccogliere dei risultati… Raccontaci un po’ il percorso dei Modà.
D.A. : Posso paragonare la nostra avventura ad una scalinata molto lunga. Per ogni gradino ci sarebbe da raccontare una storia… Nel 2000 i Modà esistevano già grazie ad un’idea di Kekko (Francesco Silvestre) che aveva fondato la band con degli amici. In quel periodo però si era reso conto di aver bisogno di qualcuno che desse priorità assoluta a quello che stava facendo. Ci siamo conosciuti tramite amici in comune e abbiamo iniziato a suonare insieme. Insieme a me entrò anche Stefano Forcella al basso. Facevamo molte prove e riuscivamo a suonare parecchio in giro…ricordo i concerti all’Indians Saloon di Bresso, mitico locale di musica live, soprattutto metal. Le persone però si fermavano ad ascoltarci, c’era interesse anche perché Kekko aveva già scritto e registrato dischi, quindi aveva diciamo il suo pubblico affezionato. In breve è arrivata l’occasione per il primo disco con un’etichetta discografica e il primo Sanremo. Eravamo giovani, alle prime esperienze nel mondo discografico e tutto questo ci è servito come terapia d’urto. Il disco non andò male e l’interesse per noi crebbe.
Nel 2006 uscì il secondo album ma non trovammo un’agenzia di Booking che ci portasse in tour, avevamo un singolo primo in classifica e nessun concerto…una situazione paradossale!
Nel 2008 si sono aggiunti alla formazione Claudio Dirani alla batteria ed Enrico Zapparoli alla chitarra e in quel momento sono nati i veri Modà, quelli che tutti conoscono. La svolta è arrivata nel 2011 con l’album Viva i Romantici sotto etichetta Ultrasuoni. Noi avevamo già un ottimo zoccolo duro di pubblico soprattutto nel Sud Italia dove suonavamo spessissimo nelle piazze; con quell’album l’attenzione mediatica fu sorprendente e il nostro pubblico si moltiplicò in pochissimo tempo.
Planet Guitar: Nell’immaginario di ogni chitarrista uno dei sogni più grandi è sicuramente quello di suonare le proprie canzoni in uno stadio gremito di gente. Raccontaci cosa hai provato la prima volta che ti è successo.
D.A. : La primissima volta è stato a Colonia, in Germania. Non era un concerto nostro ma un festival di musica italiana al quale siamo stati invitati per suonare una canzone. Bello e affascinante, ma molto rapido. La risposta che ti do per quanto riguarda il “nostro primo stadio” è questa. Non è un qualcosa che arriva dal nulla. È come dire che oggi mi iscrivo in palestra e domani mi sveglio enorme, tipo Spider Man quando viene morso e diventa muscolosissimo!
Quando inizi a fare un po’ di successo e puoi permetterti di suonare nei palazzetti è già una botta; scopri che la gente paga un biglietto per vederti. Poi passi dalla venue con tremila persone a quella con cinquemila e diciamo che fa parte della naturale evoluzione delle cose. Da lì arriva il Forum di Assago ed è un bel colpo.
La prima volta che, una volta fissata la data, abbiamo raggiunto il palazzetto pochi giorni prima per le prove mi stavo sentendo male… La tournée successiva di Forum ne abbiamo fatti cinque e abbiamo realizzato che c’era la possibilità numerica per uno stadio. È il pubblico che ti fa crescere, che ti fa prendere atto di poter realizzare determinate cose. Bisogna avere cu*o e bisogna essere tosti per seguire questo iter; devi sapere ciò che fai e perseguire una linea musicale, non cambiare genere ogni quarto d’ora. Anche quando l’occhio mediatico ti snobba perché nel frattempo qualcos’altro è diventato mainstream, devi andare dritto, che tanto prima o poi la ruota gira.
Planet Guitar: Possiamo considerarvi uno degli ultimi esempi di band che è partita dalla provincia ed è arrivata a realizzare un sogno. Oggi, complici i talent show e dinamiche commerciali molto diverse da qualche anno fa, si vedono tanti ragazzi partire dalla cantina e ritrovarsi da un giorno all’altro in prima serata in TV senza nessuna esperienza e nessun percorso formativo.
D.A. : Ci vuole tempo. Tempo per costruire una carriera redditizia. In sei mesi non si possono costruire cose che danno frutti a lungo termine. Quello che sta mantenendo in piedi l’industria discografica sono i live. Se vuoi fare live devi vendere tanti biglietti, ma per costruire una fan base ci vuole tanto tempo. Oggi sembra che non ce ne sia più. I giovani artisti sono molto preparati in tanti ambiti, molto di più di quanto lo eravamo noi, ma devono fare le cose in fretta.
Anche i locali dove esibirsi stanno finendo. Quando abbiamo iniziato noi c’era ad esempio “Il manuale dell’insonne”, una sorta di rivista con tutti i locali di musica live e relative programmazioni. Io ne prendevo una copia e mi mettevo a chiamare. Fissavo appuntamenti e mi presentavo ai gestori che senza troppi problemi mi fissavano una data per suonare. Era più facile prima, negli anni ‘90. Si veniva pagati, offrendo qualcosa di valore. Oggi devi pagare per esibirti…
Planet Guitar: Passiamo ad un argomento più “chitarristico” con la domanda dell’isola deserta…una chitarra, un ampli e un pedale.
D.A. : Facilissimo! La mia Marshall JMP viola del 1978, Les Paul Goldtop e Tube Screamer…o forse il Boss DS-1, è più morbido.
Marshall JCM 800 Reissue 2203
Gibson Les Paul 54 Goldtop VOS
Ibanez TS808
Boss DS-1 Distortion
Planet Guitar: Raccontaci un aneddoto divertente o tragicomico che vi è successo in questi anni…
D.A. : Abbiamo chiuso il batterista nel bagno del Forum! Non lo trovavamo più…un minuto prima di salire sul palco, con la tensione alle stelle ci siamo resi conto di essere in 4. “Dov’è Claudio?”
Ad un certo punto sentiamo “Aiutooo” e di colpo la signora Laura, che si occupa dei nostri camerini, si rende conto di aver chiuso a chiave il camerino senza accorgersi che Claudio era ancora dentro!
Un’altra cosa riguarda la spinosa questione della chitarra in aereo. Facevamo tantissimi voli nazionali e spesso la chitarra non era contemplata nei biglietti. Avevamo così deciso di occultare la chitarra dietro la colonna davanti al banco del check in modo da passare indenni il controllo e portare lo strumento a bordo. Eravamo giovani…ora ho capito che è meglio rispettare le regole e compro sempre una extra seat!
Planet Guitar: Siamo giunti al termine di questa bellissima chiacchierata. Grazie Diego per essere stato con noi e in bocca al lupo per tutto ciò che arriverà con l’anno nuovo.
G.S. : Grazie a voi e viva il lupo!
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