In questa nuova intervista abbiamo incontrato Osvaldo Di Dio, chitarrista molto attivo nel panorama musicale italiano. Può vantare collaborazioni importanti con Franco Battiato, Cristiano De André, Eros Ramazzotti e una ricca discografia come artista solista. Abbiamo parlato di Blues For Pino, il suo ultimo album dedicato a Pino Daniele, che vede la partecipazione di alcuni dei musicisti che hanno lavorato con il grande chitarrista partenopeo nella sua lunga carriera oltre ad un cameo di Robben Ford. Ci siamo dati appuntamento al World Music Studio di Pessano con Bornago. Ecco che cosa è uscito dalla nostra chiacchierata…

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Ulteriori informazioni

Planet Guitar: Ciao Osvaldo e benvenuto su Planet Guitar! È appena uscito il tuo disco in onore del grande Pino Daniele. Siamo davvero curiosi di sapere la genesi di questo album ed il percorso che ti ha portato alla sua pubblicazione

Osvaldo Di Dio: Il disco si chiama Blues For Pino ed è una raccolta di tutti i suoi blues. Sembra una sorta di uovo di Colombo, ma non ci aveva ancora pensato nessuno. Si sono scelti i suoi brani blues più significativi che sono stati riarrangiati con alcuni dei suoi musicisti storici e altri ospiti importanti come Robben Ford, Peppe Barra, Raiz e Mario Insenga dei Blues Stuff ovvero la storica band di Edoardo Bennato quando si faceva chiamare Joe Sarnataro. Ho avuto modo di entrare in contatto con i musicisti storici di Pino nel 2018, quando presi parte come chitarrista all’evento Pino È all’allora Stadio San Paolo di Napoli, oggi Stadio Maradona, che andò anche in diretta su Rai 1 in prima serata. Quello fu un omaggio della musica Italiana al genio di Pino Daniele. C’era la band del disco Nero A Metà, quella del disco Vai mo’ e poi una band resident, che ha suonato il resto della produzione, composta da Lele Melotti, Paolo Costa, Rosario Jermano, Giovanni Boscariol, Giorgio Cocilovo e io. 

Essendo napoletano posso dire di suonare la chitarra grazie a Pino. Negli anni ‘90 le strade della città erano piene di ragazzi con la chitarra che volevano suonare i suoi brani, che erano difficilissimi. Lui era uno studioso dello strumento, fino all’ultimo si alzava la mattina e studiava. Tempo fa ho presentato il mio metodo Modern Blues Guitar alla libreria Birdland di Milano e la proprietaria mi ha detto “Pino veniva qui e comprava pile di metodi”. Studiava continuamente e questo si rifletteva nel suo stile e nelle sue composizioni. Mi sono concentrato sul periodo che va dal primo disco Terra mia fino a Non calpestare i fiori nel deserto del 1995. Secondo me quella è la fase in cui Pino ha dato il massimo. Per suonare quei brani dovevi studiare, non capivi altrimenti cosa succedeva a livello armonico. Per me è da annoverare fra i grandi compositori del 900. 

Dopo l’evento del 2018 è nata un’amicizia con alcuni musicisti, in primis con Rosario Jermano, uno dei capisaldi della musica italiana che ha suonato anche con Fabrizio De André, con Zucchero. Fu lui a spingere Pino sul percorso cantautorale, poiché Pino voleva fare solo il chitarrista. Lo convinse a scrivere dei brani ed in poco tempo arrivarono Terra mia, Napule È

Durante le prove del concerto Pino È, Rosario mi diceva delle cose che mi colpivano…una volta mi disse “Tu hai lo stesso tocco di Pino”. Avevo suonato tanto i suoi brani e questa fu la scintilla che mi fece pensare che forse potevo fare qualcosa, potevo seguire questo solco. Poco dopo ho conosciuto Gigi De Rienzo, arrangiatore e bassista di Nero A Metà e di tantissimi altri dischi della musica italiana. Con lui e Rosario ho iniziato a sviluppare l’idea del disco per Pino. L’arrivo del covid ha scombinato e ritardato i piani…quando si è ripreso a suonare ho iniziato a dedicarmi al progetto e ho colto l’affinità che avevo con Pino e con il blues. Nei primi dischi lui aveva fuso il rock, blues, jazz con la musica napoletana. Il genio è quello che indica una strada che gli altri poi seguono. Lui ne aveva indicate diverse, tra le quali questa del blues rock unito alla musica napoletana. Un po’ come fece anni prima Renato Carosone in tutto il mondo. 

© Tommaso Lubrano

Blues For Pino è disponibile su tutte le maggiori piattaforme di streaming e download a questo link

Planet Guitar: In Italia abbiamo tantissimi bravi musicisti, ma un chitarrista che con la sua musica ha avuto successo in tutto il mondo è una cosa davvero unica.

O.D.D. : Pino è stato anche l’unico italiano ad essere invitato da Eric Clapton al Crossroads Guitar Festival. C’è un video su YouTube in cui suona Going Down con Joe Bonamassa e Robert Randolph. C’è una cosa che accomuna il blues e la musica napoletana…non hanno mai una fine! Adesso è tornata alla ribalta, per le strade di Milano, Roma si ascolta Geolier.

Planet Guitar: La musica napoletana ha una lunga tradizione, un’autenticità rara.

O.D.D. : Napoli ha una storia molto profonda. Il Teatro San Carlo è il più antico Teatro lirico al mondo…all’epoca tanti tra cui Mozart, andavano a Napoli a misurarsi. Una città sempre in fermento e sempre in movimento. 

Planet Guitar: Torniamo al disco…come si sono concretizzati i tuoi pensieri?

O.D.D. : Ho deciso di proporre a loro l’idea, per la verità non troppo fiducioso. Gigi mi ha detto: “Bello! Ma com’è che non ci ha pensato nessuno? Facciamolo e facciamolo subito!”. Da lì ne ho parlato con tutti gli altri che sono stati contentissimi fin dall’inizio. Ho coinvolto anche Ernesto Vitolo, tastierista di Nero A Metà e poi con Vasco Rossi, che dopo aver sentito quel disco, lo volle per il disco Bollicine. Alla batteria ho voluto Lele Melotti, uno che posso essere fiero di chiamare amico da qualche anno. Lui ha suonato con Pino per tutti gli anni ‘90 e rappresenta un po’ la seconda fase di quel periodo. Sono molto legato a Lele anche perché uno dei primi concerti che vidi fu Pino Daniele con Pat Metheny allo Stadio Cava dei Tirreni nel Settembre 1995 e il live iniziò con il suo groove del brano Yes I Know My Way.

Questa è la formazione! Il disco è stato registrato allo studio Splash di Peppino Di Capri, un’altra pietra miliare. Le registrazioni sono andate alla grande e sono davvero fiero del risultato. Terminate le sessioni ho puntato altissimo…ho cercato di contattare Eric Clapton! Erano molto amici. Oltre ad averlo invitato al Crossroads, quando Pino venne a mancare gli dedicò un brano acustico. 

Da un po’ di anni conosco bene Chris Kimsey, produttore storico di Londra che ha prodotto, tra gli altri, sette dischi dei Rolling Stones; gli ho parlato della mia idea e lui mi ha messo in contatto con Michael Eaton, il manager di Clapton, che ha girato la mia richiesta direttamente a Eric e mi ha risposto con una mail lunghissima, cosa davvero rara se pensiamo alla scena italiana!

Mi ha scritto che Eric stava finendo il suo disco ed avevano appena terminato il Crossroads Guitar Festival…non c’era purtroppo la possibilità che riuscisse a suonare sul disco, però mi ha detto di mandargli l’album perché lo voleva ascoltare. In questi giorni gliel’ho fatto recapitare!

Non mi sono demoralizzato, anche perché non ce n’era motivo e così ho proposto una partecipazione a Robben Ford e lui ne è stato entusiasta. Ha suonato su tre brani. Sono andato a Londra agli storici Eastcote Studios e con Chris Kimsey a seguire la session e abbiamo registrato. Robben si è portato il suo Dumble che non usava in studio da qualche tempo. Appena ha attaccato il jack e ha fatto tre note ho realizzato di essere lì con lui. Ha suonato Nun Me Scoccià, Yes I Know My Way e Ce Sta Chi Ce Penza. Su Nun Me Scoccià ha fatto due chorus di assoli centrali e poi sulla coda abbiamo fatto degli scambi registrati lì sul momento. Davvero emozionante!

Planet Guitar: Quindi un disco che più chitarristico non si può! Da ascoltare assolutamente.

O.D.D. : Siamo anche impegnati nei live di supporto, organizzati da Barley Arts. Appena vedete qualcosa dalle vostri parti, vi aspettiamo!

N.d.R. Osvaldo Di Dio suonerà in apertura alla SatchVai band di Joe Satriani e Steve Vai al Comfort Festival il 13 Luglio 2025, un appuntamento assolutamente da non perdere. Biglietti disponibili su Ticketone.

Osvaldo Di Dio con la sua Stratocaster 1977 black, © Marco Cattaneo

Planet Guitar: Ci hai raccontato molto di te e del tuo background. Ora ti chiederei qual è stata la prima volta in cui hai pensato che le cose si stavano facendo serie…

O.D.D. : Ho iniziato molto presto a fare il turnista, nei primi anni 2000. Il primo con il quale suonai fu Paolo Vallesi. Subito dopo con Lisa (Annalisa Panetta) che partecipò più volte a Sanremo. Ma la sensazione di cui mi parli l’ho avuta nel 2009 quando è partito il tour De André canta De André con Cristiano, che se vogliamo ha delle similitudini con il progetto Blues For Pino. Il tour partì a dieci anni esatti dalla scomparsa di Fabrizio e anche lì si riarrangiarono i suoi brani storici. Anche in quel caso si scelsero accuratamente i musicisti perché la musica di De André è molto particolare e variegato. Luciano Luisi come arrangiatore, Davide Pezzin al basso e Davide Devito alla batteria ovvero la ritmica dei Misto Nocivo, band prodotta da Corrado Rustici prima dei Negramaro. Fu un tour premiato con il disco d’oro, tante apparizioni televisive…davvero una bellissima esperienza. 

Planet Guitar: Senza mancare di rispetto a nessuno, penso che sia particolarmente emozionante omaggiare artisti con alle spalle tanta storia.

O.D.D. : Ci sono musicisti che sono diciamo intoccabili e quando suoni le loro canzoni devi farlo con molto rispetto, cautela e anche intelligenza. Ho avuto fortuna nel potermi confrontare con il repertorio di De André che resta un patrimonio della musica italiana.

Anche essere stato l’ultimo chitarrista di Battiato è per me una medaglia che porto con grande orgoglio. Ora sono nella musica di Pino…diciamo che ho imparato qual è l’approccio corretto con la musica dei grandi.

Planet Guitar: È molto bello pensare che sei partito suonando la musica di Pino Daniele, hai fatto un percorso denso di esperienze e sei tornato all’inizio…

O.D.D. : Esatto! Ed è sicuramente per questo che i musicisti napoletani mi hanno dato questa opportunità. Hanno riconosciuto in me uno di loro. 

Planet Guitar: Passiamo ad una domanda più “tecnica”. Isola deserta: una chitarra, ampli e pedale. 

O.D.D. : Sono piuttosto prevedibile…Fender Stratocaster, tra l’altro circa un anno fa mi sono regalato una 1962 che ho utilizzato sul disco. Quando senti il suono di una ‘62 originale, senti il suono dei dischi di riferimento… Hendrix, Stevie Ray etc…

Poi ti direi Tube Screamer o simili e un combo Fender. Con Robben a Londra ho usato un Fender Super Reverb del 1965 con un pedale che mi piace molto e che sto usando ultimamente che è il The Duellist della KingTone, che ha dei suoni di ispirazione Tube Screamer e Blues Breaker.

Ibanez TS808

Ibanez TS808

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(277)

Planet Guitar: Siamo giunti al termine di questa interessantissima chiacchierata. Grazie Osvaldo, ti ringraziamo per essere stato con noi!

G.S. : Grazie a voi e alla prossima!

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Matteo Bidoglia