Il protagonista di questa intervista è Thomas Festa, un chitarrista molto attivo nella scena rock underground che ha conquistato palchi sempre più prestigiosi partendo con la sua band fino ad arrivare al tour mondiale con Laura Pausini. Ci ha ospitati nel suo home studio e questo è ciò che è scaturito dalla nostra chiacchierata. Buona lettura!

Planet Guitar: Ciao Thomas e grazie per averci ospitato nel tuo bellissimo home studio. Inizio sempre le interviste chiedendo quando e come è iniziata la passione per la chitarra e se c’è stata un’epifania, un evento che ha scatenato questo amore…

Thomas Festa: C’è stata eccome l’epifania! Ero in macchina con il mio babbo e lui decide di mettere su un disco senza dirmi di chi…parte a tutto volume Made in Japan dei Deep Purple. Quando arriva Smoke On The Water gli chiedo “Cos’è questa cosa? Da dove arriva questo suono?” e lui “Figliolo è la chitarra elettrica!” Quindi è successo tutto grazie ai miei, la miccia si è accesa così e non si è più spenta. Sono partito con una chitarra tipo Stratocaster regalatami da mio zio e quando ho potuto comprarmene una con i miei soldi ho scelto questa [indica la sua chitarra], una Gibson Les Paul.

È una premium plus con il top fiammato e manico profilo ’60 e insomma ne sono davvero soddisfatto, anche perchè la scelsi quando ancora non ne sapevo granchè.

Poi con il tempo mi sono avvicinato ad altri suoni, ho aperto gli orizzonti, ma il mio cuore è sempre lì!

Planet Guitar: Quando hai pensato di voler fare il chitarrista di lavoro? Il momento in cui ti sei detto “I don’t want a regular job

T.F. : In realtà l’ho proprio pensato da subito, non sapevo ancora come, ma il sogno si è acceso in quel momento. Fino ai 19 anni ho suonato in varie rock band poi un giorno il mio maestro di chitarra mi ha parlato del Musician Institute di Hollywood dicendomi che se avessi voluto fare sul serio quella sarebbe stata la scuola da scegliere. Per fortuna i miei genitori mi hanno supportato nonostante fosse una scelta non facile. Mi sono messo d’impegno ed ho trovato l’ambiente giusto, con tanti stimoli e con un’apertura a tutto tondo su tutti i generi musicali.

Ho conosciuto tante persone che mi hanno dato nuovi input, ho scoperto band da ascoltare ed ho fatto molte jam session imparando molto sui suoni e sul modo di interagire con i musicisti. Poi lì c’è la possibilità di vedere suonare in locali piccoli gente come Scott Henderson, Michael Landau, Mike Stern; li vedi da vicinissimo e hai il loro ampli dritto in faccia per due ore. Con un amico eravamo fissi al The Baked Potato, un locale storico dove si possono sentire e vedere grandi musicisti da pochi centimetri ascoltando il suono senza nemmeno il filtro dell’impianto. Senti la batteria viva, l’ampli di basso e chitarra…insomma esperienze che ti insegnano molto e ti motivano a dare il massimo perché di fronte hai esempi pazzeschi da seguire.

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Planet Guitar: Quando è finito il capitolo Musician Institute sei tornato subito in Italia? Quando è arrivato il primo ingaggio importante?

T.F. : Dopo tre anni di studi negli Stati Uniti sono tornato subito in Italia perchè la mia volontà era quella di far crescere il mio progetto e gli amici che suonavano con me erano qui. Abbiamo girato molto e in effetti la band, che esiste ancora, faceva passi da gigante. Poi è arrivata l’occasione, quella del “posto giusto al momento giusto”. Per puro caso stavamo facendo mixare dei nostri brani a Monza da un fonico che si chiama Raffaele Stefani e, sempre per caso, un giorno è andato in studio da lui il direttore musicale di Gianna Nannini, Davide Tagliapietra.

Era alla ricerca di un chitarrista e in quel momento tutti quelli che conosceva non erano disponibili per vari motivi. Per fortuna ha sentito i miei brani e si è convinto a farmi un provino. È andata bene, anche perché il passaggio è stato più “semplice” perché la mia band fa rock e lei è una di quelle artiste che segue quel genere. Anche il modo di stare sul palco mi ha permesso di mantenere una mia identità e di facilitare questa transizione. Una volta in quel mondo impari gli equilibri, le gerarchie e tutto quello che c’è da sapere per stare bene. Ho suonato con lei dal 2016 al 2019, poi il Covid ha scombussolato un po’ tutto.

Thomas Festa fotografato da Paul Audia

Planet Guitar: Dopo di lei è arrivata Laura Pausini, giusto?

T.F. : Esatto è arrivata Laura come un fulmine a ciel sereno. Era un periodo tranquillo… Famiglia, didattica, serate con la mia band e con Alteria di Virgin Radio. Un giorno mi chiama Marco Monforte, storico fonico della Pausini, che avevo conosciuto durante un tour con la Nannini. 

Mi chiede come sto, cosa sto facendo e mi dice che potrebbe esserci bisogno di una nuova figura con Laura per l’estate. Ho cancellato tutti gli impegni senza pensarci e di lì a poco mi hanno mandato il materiale da preparare. Sono partito alla volta di Roma per l’allestimento del tour e subito dopo abbiamo iniziato con il botto con tre concerti in Piazza San Marco a Venezia, che sono stati incredibili, e poi Piazza di Spagna a Siviglia. A dicembre è partita tutta la parte dell’Italia, poi Europa, Sud America, Centro America e Stati Uniti. Un tour da sogno!

Planet Guitar: È il momento dell’aneddoto! Non c’è stato tempo di sentirci prima dell’intervista quindi so che ti colgo alla sprovvista…

T.F. : Senza andare troppo lontano ti racconto della prima data a Venezia, il concerto del mio battesimo. Dopo un’ora di concerto si è scatenato un nubifragio mai visto e l’acqua ha iniziato a salire rapidamente. I tecnici avevano l’acqua alla vita e nonostante questo il pubblico è rimasto 

dov’era, nessuno ha abbandonato la piazza. Con Laura dopo una comparsata di due o tre pezzi in occasione dell’evento Italy Loves Romagna, quello era il mio primo vero concerto. In scaletta avevamo alcuni pezzi che iniziavano con la chitarra ed uno di questi in particolare, Come non fosse stato mai amore, mi metteva un po’ di agitazione. Beh a causa del maltempo il pezzo venne tolto dalla scaletta e tirai un bel sospiro di sollievo! A metà concerto smise di funzionare metà dell’impianto, poi il ledwall, alcune luci… Laura ha tenuto il pubblico inchiodato per 20 minuti da sola, cambiando microfono ad ogni pezzo. È stata incredibile!

Foto per gentile concessione di Thomas Festa
Gibson Les Paul Standard 60s UB

Gibson Les Paul Standard 60s UB

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Planet Guitar: Concerto bagnato concerto fortunato! Passiamo alla domanda dell’isola deserta… Puoi portare una chitarra, e immaginiamo già quale sarà, un pedale e un ampli.

T.F. : Sarò scontato ma amo suonare il rock con Les Paul e un Marshall. Non mi porterei un pedale overdrive o distorsore perché non sono mai riuscito ad accoppiarli con l’ampli…

Quindi ti direi una Marshall JCM800 o Marshall Jubilee ed un pedale delay, perché uno dei miei idoli è David Gilmour e amo quel tipo di sonorità aperte.

Planet Guitar: Siamo arrivati alla fine di questa chiacchierata…grazie Thomas per essere stato con noi. Ti facciamo un grosso in bocca al lupo per tutti i tuoi prossimi impegni.

M.T.: Grazie Matt e grazie Planet Guitar!

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Matteo Bidoglia