In questa intervista abbiamo incontrato Amudi Safa, chitarrista turnista con tanta esperienza live sui palchi internazionali con il tributo a Michael Jackson di Sergio Cortès e su quelli nostrani con Achille Lauro, Piero Pelù e molti altri. Ci siamo dati appuntamento al World Music Studio di Pessano con Bornago (MI) dove Amudi ci ha raccontato la sua carriera, le sue preferenze in termini di suono e la sua versatilità musicale.
Ecco che cosa è uscito dalla nostra chiacchierata…
Planet Guitar: Ciao Amudi e benvenuto su Planet Guitar! Iniziamo subito con una delle più classiche domande: come ti sei appassionato alla chitarra?
Amudi Safa: Ho iniziato a suonare relativamente tardi, intorno ai 12 anni. Partecipai ad un corso extra scolastico e la chitarra fu la seconda scelta perché la classe di pianoforte era già al completo. La prima scintilla è stata il mio primo insegnante, con il quale avevo un rapporto bellissimo. Si chiama Andrea Dessì ed è un chitarrista di Bologna, un bravo jazzista. Lui mi ha fatto appassionare perché mi ha fatto scoprire il mondo della chitarra oltre al suonato. Mi portava ai concerti, mi spiegava cose che non ci sono sui metodi.
Un altro aspetto cruciale secondo me è stato vivere l’adolescenza senza smartphone, in un paesino tra Modena e Bologna dove non c’era molto da fare se non trovare una passione e dedicarcisi. Tornavo a casa da scuola e non facevo altro che suonare.
Planet Guitar: Dopo i primi passi, quando hai capito che le cose si stavano facendo serie?
A.S. : Ho frequentato il liceo artistico a Bologna e ne ero totalmente assorbito. Iniziavo a fare le mie esperienze con la chitarra; di locali dove suonare ce n’erano abbastanza in quegli anni!
Uscito dal liceo ho continuato a cavalcare questa mia esigenza di suonare, avevo capito che la cosa che volevo fare era esibirmi dal vivo e stare in giro. Ho iniziato ad accettare ogni proposta e a guadagnare i primi soldi. Non c’è stato un momento dove ho pensato di volerlo fare di lavoro, mi sono trovato semplicemente a fare diverse esperienze senza precludermi nulla.
Dopo un’esperienza intensa con una cover band, ho iniziato a studiare privatamente da diversi chitarristi tra cui Giorgio Secco. Sono stato tre anni con lui e mi ha ribaltato completamente!
Poi è arrivata l’esperienza con il tributo a Michael Jackson di Sergio Cortés, con il quale ho girato il mondo dal 2014 al 2019. Questa forse è stata la prima esperienza che mi ha fatto rendere conto di stare facendo il chitarrista ad un livello professionale.
Planet Guitar: Mi allaccio a questa tua esperienza professionale importante per chiederti: qual è il tuo rapporto con la strumentazione? Cambia a seconda del progetto con il quale lavori?
A.S. : Le cose sono cambiate nel corso della mia crescita. Da giovanissimo amava le distorsioni pesanti, gain a manetta! Poi ho scoperto Alex Britti e il suo fantastico modo di suonare la chitarra acustica. Me ne sono innamorato e ho iniziato a suonare l’acustica mettendoci diverse influenze come funky e blues. Quando ho avuto l’onore di suonare con Alex ho capito che c’era qualcosa alla fonte, al di là di qualsiasi strumentazione tu possa usare.
Oggi ci sono talmente tante possibilità che la cosa difficile è capire cosa usare nel giusto contesto. Ad esempio con il tributo a Michael Jackson una delle prime esigenze era il trasporto. Io giravo con una Line6 Helix che poteva essere facilmente imbarcata in aereo, oppure ne chiedevo una alla produzione e mi dovevo solo portare una chiavetta con i miei suoni. In quella situazione non avevo grosse esigenze di calore di suono…
Line6 Helix Guitar Processor
Quando ho iniziato a suonare il digitale era poco diffuso, quindi con un piccolo combo a casa cercavo di tirare fuori i suoni che volevo. Questo mi ha aiutato quando mi sono approcciato al digitale perché spesso, se non hai esperienze di suono, la macchina ti sovrasta e non riesci a dominarla. Puoi essere molto bravo a suonare ma se non sai usare bene ciò che hai a disposizione ne rimarrai insoddisfatto. Ad esempio Steve Lukather quando è venuto in Italia per delle clinic ha chiesto tre banalissimi pedalini Boss e comunque il suono era perfetto, perché nasce da un’idea ben precisa.
A me personalmente piace un crunch leggero, magari ottenuto abbassando un po’ il volume della chitarra. Con il digitale non è semplice ottenere questo risultato e l’unico che mi ha soddisfatto è stato il Tonex di IK Multimedia, con la quale lavoro.
Diciamo che secondo me il segreto è sapersi adattare alle situazioni e tirar fuori il meglio da quello che si può avere a disposizione.
IK Multimedia ToneX Pedal
Planet Guitar: Concordo sul fatto che sia fondamentale lavorare in primis sul proprio suono!
A.S. : Il rischio infatti con il digitale è quello di perdersi perché offre tantissime soluzioni…a volte vedo catene con tre ampli, 88 overdrive…ma devi pensare a cosa porteresti effettivamente su un palco. Già con un ampli, un drive e un po’ di lavoro su tono e volume della chitarra puoi ottenere grandi risultati.
Planet Guitar: La tua esperienza con il digitale passa sicuramente per la collaborazione con IK Multimedia. Ci spieghi com’è nata e come ti trovi?
A.S. : Parto dicendo che con il Tonex mi sono trovato benissimo. Ho incominciato a lavorare con loro grazie a Giacomo Castellano. Ho iniziato ad andare a lezione da Giacomo nel 2016 e siamo diventati subito amici. Lui mi ha presentato all’azienda e mi hanno fatto fare il primo video con una serie di pedali. L’anno successivo ho fatto il video per il pedale Tonex. Mi trovo molto bene con i profili di Giacomo Pasquali di Boutique Tones. È davvero un ottimo compromesso!
Dico compromesso perché se posso usare l’amplificatore, lo uso! Alla fine quello che cerca di fare il digitale è imitare al meglio il suono analogico perciò…
Planet Guitar: Passiamo alla domanda dell’isola deserta…puoi scegliere una chitarra, un pedale e un ampli!
A.S. : Per l’ampli dico Mezzabarba! Una bella M Zero Overdrive per fare un po’ di chiasso sull’isola. Pedale…un Pete Cornish P1 Fuzz che ho scoperto grazie a Michele Quaini!
Come chitarra mi porto una Gibson Les Paul, una chitarra che ho rivalutato molto grazie all’esperienza con Piero Pelù.
Gibson Les Paul Standard 50s P90
Planet Guitar: Parlaci di questa collaborazione…
A.S. : Anche in questo caso devo ringraziare Giacomo Castellano! Lavorare con Piero è una possibilità, un’occasione per tuffarti in un contesto che è quasi scomparso. Con lui posso portare testata e cassa, usare distorti e fare tanti assoli! Posso fare ciò che mi è sempre piaciuto nei panni professionali del turnista, quindi sempre al servizio dell’artista.
Il percorso che ho fatto mi ha preparato a questa esperienza. Quello che non capisci all’inizio della carriera è quanto sia importante avere la giusta preparazione per ogni situazione. Altrimenti rischi di bruciarti e il treno non passa due volte…
Con Piero ho potuto mettere a disposizione le mie conoscenze su amplificatori e pedali, anche perché lui è il primo ad interessarsi del tuo suono e di ciò che usi. È un grande appassionato di chitarre e me ne ha fatte provare diverse dalla sua collezione. Proprio durante questa prova mi sono innamorato della Les Paul con i P90 che ora sto utilizzando il più possibile!
Planet Guitar: Siamo giunti al momento dell’aneddoto…raccontaci qualcosa che arricchisca il nostro inventario!
A.S. : Ok! Ve ne racconto uno con Achille Lauro…tour del 2022. Sono stato chiamato a sostituire il chitarrista originario, quindi entro in corsa. Facciamo alcune cose televisive poi in estate parte il tour. Come potete vedere io sono un tipo che sembra uscito dagli anni ‘80 e non c’entravo molto in quel contesto di band.
Con Lauro le cose sono molto precise e lui ha tutto il suo entourage fatto di stilista, parrucchiere ecc…proprio il parrucchiere quando mi ha visto ha iniziato a fregarsi le mani…
Prima data a Torino. Facciamo il check e poi tutti in camerino. Il parrucchiere mi chiama e mi dice “Dai vieni che sistemiamo un pochino…ti fidi?”. Io ero un po’ perplesso…nemmeno il tempo di realizzare e parte con la macchinetta! Rapata violenta, via capelli e barba. Ho fatto il soundcheck che sembravo Renegade e il concerto come Tananai [ride]
Planet Guitar: Fantastico! Raccontacene uno più chitarristico…
A.S. : Mi viene in mente una cosa successa con Sergio Cortés. Eravamo a Buenos Aires, in un famoso impianto chiamato Luna Park. In quel progetto ero anche direttore musicale quindi avevo tantissime cose a cui pensare e a volte arrivavo alla mia postazione senza aver controllato tutte le mie cose al 100%.
Durante la serata parte Beat It e mi accorgo di non avere più corrente. Davanti a me avevo dei Videomaker che stavano filmando per poi mandare il materiale ad alcune reti televisive argentine.
Vedendo tutto spento, metto giù la chitarra e inizio ad armeggiare con cavi, alimentatori ecc… Trovo il problema giusto un attimo prima dell’assolo! Riprendo la chitarra e attacco a suonare…
Il giorno dopo sul tour bus ci siamo messi a guardare un notiziario che stava parlando del nostro show. L’inquadratura era proprio su di me, sdraiato fra i cavi che impreco e cerco un modo per far ripartire la mia strumentazione!
Planet Guitar: Siamo arrivati in fondo a questa chiacchierata! Ti ringrazio per il tempo che ci hai concesso e ne approfitto per chiederti una chiusura al volo sul tuo store on line
A.S. : Grazie a voi per avermi ospitato! Sono abbastanza uomo di Neanderthal con la tecnologia quindi ci ho messo un po’ per aprire il mio negozio on line. Sentivo la necessità di divulgare cose che spesso mi vengono richieste a livello didattico come ad esempio il mio approccio al chord melody, un modo di suonare molto interessante che amplia la conoscenza della tastiera su accordi, scale ed arpeggi!
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