Nel mondo contemporaneo spesso non si può prescindere dal digitale, ciò vale anche per quanto riguarda la chitarra. Le nuove tecnologie ci vengono incontro per cercare di tamponare i problemi che da sempre affliggono i chitarristi, ma esattamente in che modo operano? Oggi parliamo di IR, ossia di Impulse Response!

© Shutterstock / Jose Luis Carrascosa

Introduzione

Le modalità con cui operano i dispositivi digitali (chiaramente noi siamo interessati al mondo della chitarra) sono spesso ignote ai più, che, non ritenendo necessario conoscere per applicare, decidono di affidarsi alla “magia” del digitale. Per i più curiosi, tuttavia, risulta difficile comprendere le meccaniche di certe soluzioni digitali senza un background. 

Lo scopo di questo articolo è esattamente trattare l’argomento del digitale nel mondo musicale nei termini più semplici possibili, partendo da uno dei concetti più rudimentali da applicare per noi chitarristi: l’Impulse Response.

IR: cos’è l’Impulse Response?

L’Impulse Response, più comunemente conosciuta come IR o risposta all’impulso, viene utilizzata, chitarristicamente parlando, per elaborare segnali digitali in modo da filtrarli (più precisamente convolverli) come se essi stessero suonando in un determinato ambiente acustico. Le risposte all’impulso non sono altro, infatti, che un descrittore di come si comporta acusticamente un ambiente acustico in risposta ad un suono impulsivo od impulso.

Nella pratica un esempio può essere filtrare un suono registrato di chitarra elettrica con la risposta all’impulso di una stanza (ad esempio uno studio di registrazione) in modo da ottenere un risultato il più simile possibile a quello ottenuto registrando il suono dell’amplificatore direttamente nella stanza selezionata. Chiaramente la versatilità di questa tecnologia non può prescindere dalla qualità delle risposte all’impulso con cui filtriamo il segnale.

Come vengono acquisite le IR?

Le risposte all’impulso per i chitarristi si dividono in due macro categorie: IR di cabinet per chitarra ed IR di stanze. Entrambe le Impulse Response possono essere registrate utilizzando dei microfoni che registrano il comportamento dell’ambiente acustico in risposta ad un impulso. Solitamente per catturare le IR si sceglie un tipo di suono chiamato “spazzolata in frequenza” che, coprendo tutta la gamma di frequenze udibili dall’essere umano, permette un’accurata rappresentazione del cabinet o della stanza in oggetto.

Ad esempio in software come quelli forniti da Neural DSP nella sezione amplificatore è possibile selezionare una serie di variabili come microfono, posizione di quest’ultimo, cabinet e cono. Ognuno di questi cambiamenti a livello di software si traduce in una diversa scelta della IR utilizzata per filtrare il suono.

Come si utilizzano le IR e perché sono necessarie?

Le principali applicazioni, come precedentemente accennato, sono quelle riguardanti gli ambienti acustici. A noi chitarristi sono particolarmente care le risposte all’impulso riguardanti i cabinet per chitarra, questo perché il suono del nostro strumento è fortemente caratterizzato del cono utilizzato e dalla struttura che lo ospita. Registrando direttamente l’output di un amplificatore con una loadbox prima che esso passi per il cabinet saremo in grado in un secondo momento di filtrarlo con una risposta all’impulso. La versatilità di questa soluzione di registrazione è rappresentata dal fatto che, una volta ottenuta la performance desiderata, il suono può essere aggiustato in postproduzione senza il bisogno di utilizzare effetti o equalizzazioni.

Una seconda casistica di utilizzo delle risposte all’impulso è quella in cui il segnale è filtrato con una RIR (Room Impulse Response), il risultato è lo stesso che si otterrebbe registrando la chitarra direttamente in quella stanza. Nella pratica questo corrisponde ad applicare un riverbero: più la stanza è riverberante, più l’RIR sarà lunga e più il riverbero applicato convolvendo il segnale con la risposta all’impulso sarà riverberato. A differenza dell’utilizzo di riverberi a molla o plate, questa soluzione simula più accuratamente il comportamento del suono in una stanza, risultando più accurato e naturale.

Altre soluzioni interessanti in cui sono coinvolte le IR sono quelle di amplificatori digitali come ad esempio il Fender Tone Master in cui un semplice upgrade del firmware permette di ottenere il suono dell’amplificatore con cono Celestion o Jensen, con microfono Shure o Royer direttamente dal line output con uscita XLR grazie ad un cambio di risposta all’impulso utilizzata.

Conclusioni

Fender Tone Master Deluxe Reverb

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Valutazione dei clienti:
(30)
Fender Tone Master Twin Reverb

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Valutazione dei clienti:
(22)
Fender Tone Master Princeton Reverb

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Valutazione dei clienti:
(9)

Concludo l’articolo con quello che può essere un sunto delle risposte all’impulso: queste permettono di applicare un equalizzazione dinamica al segnale che nel caso della chitarra restituisce maggiore naturalezza al suono collocando virtualmente un segnale digitale in un’impressione di spazio fisico. Le possibilità di ricerca sonora sbloccate da questo tipo di tecnologia sono state rivoluzionarie nell’industria musicale sia per le grandi produzioni che per gli home studio, in cui la versatilità di poter cambiare suono in post-produzione (con ottimi risultati) risulta importantissima.

Invito i più curiosi ad approfondire l’argomento IR provando ad utilizzare delle simulazioni di amplificatore come i sopra citati software di Neural DSP, per rendersi conto dell’efficacia e resa delle risposte all’impulso e, come sempre, divertitevi a sperimentare!

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Alessandro Orsatti