Keb’ Mo’, fenomenale chitarrista losangelino dal ritmo scintillante e dal galoppo inarrestabile, incarna la sintesi del blues contemporaneo, che per mantenersi e rinnovarsi attinge anche da altri generi. Country, r&b, gospel e soul folk convivono nelle sue opere insieme alla adorata musica del diavolo, dimostrando così la sua duttilità e stimolandone l’estro. Le Dieci Canzoni, la nostra rubrica speciale di Planet Guitar, si concentra sulle sue produzioni inusuali, andando a pescare nelle incisioni in studio ed esibizioni dal vivo più inaspettate, dove si evidenziano, ancora una volta, le sue doti di artista eclettico ed espressivo.
I’m So Lonesome I Could Cry con James Taylor, live at the White House, Washington DC, US, 2016
Il classico dei classici country vede nuova luce con l’insolita coppia
Prendete uno dei brani più intensi e malinconici del canzoniere country americano e aggiungetevi due personaggi del calibro di James Taylor e Keb’ Mo’: emozione e commozione assicurate!
Curiosità
I’m So Lonesome I Could Cry di Hank Williams fa parte del background artistico dell’autore di Carolina on My Mind ed è anche un pezzo importante nel repertorio di Keb’. La loro performance è davvero azzeccata, con il chitarrista californiano in splendida forma, felice di sfoderare la sua Gibson Bluesmaster con finitura Vintage Sunburst.
Gibson Keb Mo “3.0” 12-fret J-45
Am I Wrong di Peter Maffay, 1998
Il rocker tedesco incontra il bluesman a stelle e strisce
Peter Maffay, popstar rumena naturalizzata tedesca, pubblica nel ’98 Begegnungen. Il titolo, tradotto, significa “incontri”, e infatti ogni canzone prevede una collaborazione, da Noa e Sonny Landreth fino a Josè Carreras, passando, naturalmente, per Keb’ Mo’.
Curiosità
Maffay decide di incidere una nuova, sorprendente versione di Am I Wrong insieme proprio al suo autore. Così la canzone manifesto di Keb’ sbarca in Germania e lascia il segno anche in centro Europa, conquistando il pubblico con la sua anima black a metà strada tra Robert Johnson e James Brown.
Ain’t No Sunshine di Buddy Guy, 2005
Buddy duetta con Tracy Chapman, accompagnato alla sei corde da un caro amico…
Il capolavoro di Bill Withers, che ha ispirato un’infinità di chitarristi fra i quali Pino Daniele e John Mayer, gode, in questa toccante rilettura, del carisma di Buddy Guy, della dolcezza di Tracy Chapman e del tocco magico di Mo’.
Curiosità
Il buon Kevin Moore (questo il suo vero nome) e Buddy Guy sono buoni amici, tuttavia rimangono rare le partnership ufficiali in studio e dal vivo. I due chitarristi si sono incrociati fugacemente nel Muddy Waters Tribute (1997), in alcuni Crossroads Guitar Festival e hanno suonato insieme alla Casa Bianca, nello stesso frangente in cui Keb ha duettato con James Taylor.
Someday di Richie Furay, 2015
La collaborazione meno conosciuta regala scampoli di bellezza
Componente di formazioni storiche come Buffalo Springfield e Poco, Richie Furay nel 2015 realizza Hand in Hand, un ottimo lavoro di chiaro stampo country rock, con graziose ballate dalla melodia uncinante e brani uptempo dal sapore inconfondibile.
Curiosità
Nel disco trovano spazio contributi di ospiti illustri. Non può mancare il compagno di mille avventure Neil Young, l’amico storico Kenny Loggins e la “nuova leva” Keb’ Mo’.
Social Aid and Pleasure Club di The Subdudes, 2006
Un tocco geniale, anche nella produzione
I Subdudes rappresentano la quintessenza del genere Americana. Negli album pubblicati, nelle esibizioni dal vivo evocano le musiche della loro terra, New Orleans, e, in un perfetto connubio di tradizione e innovazione, si aprono a sonorità moderne, sempre pronti a offrire qualcosa di alternativo, diverso, tuttavia influenzato dalle radici. Un concetto caro anche al nostro Keb’, in questo caso produttore del disco Behind the Levee (2006) e pure autore di un bellissimo brano, Social Aid and Pleasure Club.
Curiosità
Social Aid and Pleasure Club palesa il songwriting acuto e ispirato di Kevin Moore, che deve il moniker a un suo batterista di tanto tempo fa, Quentin Dennard, il quale era solito chiamarlo, per abbreviazione, con tipico linguaggio da strada, appunto Keb Mo.
No Gettin’ Over You con Bonnie Raitt, live in Atlantic City, NJ, US, 2005
La baronessa del blues si gode un Keb’ in forma celestiale
Elogio dell’imprevisto: una delle meraviglie della musica live è la sorpresa per un evento inaspettato. Orgogliosa e felice come una bambina, Bonnie Raitt invita a sorpresa sul palco, definendolo “funky as hell”, un visibilmente emozionato Keb’, che ringrazia ed entra subito in sintonia con band e pubblico. Brividi.
Curiosità
Dal bellissimo Silver Lining (2002) la Raitt pesca No Gettin’ Over You, un energico rock blues autografo, trampolino perfetto per tuffarsi nel florilegio di chitarre creato dai due.
Absinthe di Otis Taylor, 2008
Alla scoperta di due grandi suonatori di banjo!
Nel 2008 Otis Taylor pubblica lo stupendo Recapturing the Banjo, con ospite Keb’ Mo’ in alcune canzoni. Absinthe è forse il pezzo più rappresentativo del progetto, insieme alla splendida The Way It Goes, ove l’autore di Am I Wrong si cimenta pure al canto.
Curiosità
Taylor è un artista statunitense dalle mille sfaccettature, ribelle, tenace e coraggioso. Classe 1948, nato a Chicago, a diciotto anni viene espulso dalla high school di Denver per il rifiuto di tagliarsi i capelli.
Sarà, come spesso capita, la musica a salvarlo da una società ingiusta, ancora piena di pregiudizi nei confronti delle persone di colore. Le sue doti alla chitarra acustica e l’incredibile estro al banjo lo rendono un personaggio unico e speciale nello scenario blues americano.
Un personaggio indomito, che finalmente nel 2023 otterrà quel famigerato diploma dalla Scuola Superiore!
Help Me/The Blues is Alright, con Magic Slim & The Teardrops, Live at Jazz à Vienne, Francia, 2012
Quattordici minuti assolutamente incantevoli
Un medley da favola. Lo standard di Sonny Boy Williamson II, Help Me (1963), apre le danze tra Magic Slim, circondato dai fedeli Teardrops, e Keb’ Mo’. L’atmosfera è effervescente e il clima sale di tono durante l’attacco di The Blues Is Alright, classico di Little Milton che infervora la platea. Potere del Blues: da vedere e rivedere!
Curiosità
Siamo al minuto 7:55, il leggendario bluesman del Mississippi invita Kevin all’assolo, prima di lanciarsi lui stesso in una serie di virtuosismi da capogiro. Apoteosi.
Milky Way di Marcus Miller, 2007
Il Maestro dello slap incrocia uno dei chitarristi più eclettici
Marcus Miller non è un bassista, è IL BASSISTA, oltre a risultare un eccellente polistrumentista e songwriter. E, come abbiamo visto, Keb’ Mo’ è uno dei chitarristi più duttili che esistano. Elettrico o acustico, con la slide o il fingerpicking, lui c’è sempre. Immaginateli quindi a creare musica insieme. Spettacolo.
Curiosità
Free (2007) è il riuscitissimo incrocio di jazz, rock, funk, soul e blues di Miller. Nel disco, inoltre, vi è un sample vocale di Keb’ nella traccia Pluck (Interlude) e compare come ospite un eccezionale guitar hero del nostro Paese: Andrea Braido.
Everything Your Heart Desires con Daryl Hall, Live from Daryl’s House, 2012
Dary & Kevin, la strana coppia che funziona!
Il Phillysound della sempreverde hit Everything Your Heart Desires, dal repertorio di Hall & Oates, risplende in questa session dove Keb’ arriva “armato” della sua pregiata Hamer Guitar rossa.
Curiosità
Live from Daryl’s House è una serie musicale online che ha debuttato nell’autunno del 2007. Lo spettacolo vede il celebre songwriter Daryl Hall esibirsi con la sua band e vari artisti ospiti nella sua casa di Millerton, a New York. Inutile aggiungere quanto la puntata con Mo’ si riveli entusiasmante e coinvolgente. La resa di Everything Your Heart Desires ne è la palese dimostrazione.
Extra: Born Under a Bad Sign con Gennaro Porcelli, Live al Teatro Romano di Verona, 2019
Quando il blues scorre nelle vene non ci sono confini
In una calda serata di Luglio avviene una delle jam più inaspettate ed emozionanti. Durante il Memorial Rudy Rotta, il classico di Albert King Born Under a Bad Sign splende di nuova luce con Keb’ Mo’ e il Maestro della chitarra partenopeo Gennaro Porcelli.
Curiosità
Gennaro Porcelli non è solo il chitarrista di Edoardo Bennato, ma un vero e proprio guitar hero, grande appassionato di blues tanto da esserne una sorta di biblioteca portatile, un jukebox vivente. Quando Keb’ Mo’ lo sente suonare prima di dover salire sul palco in solitaria ne rimane talmente impressionato da chiedere di essere accompagnato da lui e la sua RR Band. Senza nessuna prova, semplicemente con il fuoco sacro del blues nel profondo del cuore, i due partono con Born Under a Bad Sign come se l’avessero suonata sempre insieme, mandando in visibilio il pubblico e lasciando a bocca aperta per l’incredibile forza espressiva.
E proprio il vulcanico Gennaro Porcelli, artista a tutto tondo di caratura internazionale, rappresenta il personaggio ideale per il prossimo episodio de Le Dieci Canzoni. Una nuova, esaltante puntata di questa rubrica speciale sta prendendo forma, sempre e solo su Planet Guitar.
Stay tuned!
To be continued…
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