Keith Richards incarna l’essenza del rock, di quella musica “malvagia” e sensuale, strana e inquietante che ha cambiato il mondo. Con la sua chitarra è riuscito a concepire qualcosa di meraviglioso e immortale, dai riff adrenalinici di Satisfaction e Jumping Jack Flash alle ritmiche posate di You Can’t Always Get What You Want. Spesso, tuttavia, si dimenticano i suoi importanti contributi al di fuori degli Stones, le sue sensazionali partecipazioni come ospite in dischi e spettacoli dal vivo. “Le Dieci Canzoni”, la nostra rubrica di Planet Guitar, è il luogo perfetto per analizzare tale aspetto. Preparatevi ad assaporare un lato meno conosciuto, ma altrettanto intrigante del nostro Keef!

Keith Richards on stage, immortalato con “Micawber”, la sua leggendaria Telecaster
© Michael Dwyer / Alamy Stock Photo

That’s the Way God Planned It di Billy Preston, 1969

La prima volta con Preston è un’inaspettata comparsata al basso

Definito da Ringo Starr uno dei più grandi suonatori di Hammond di tutti i tempi, Billy Preston entra nella scuderia Apple grazie a George Harrison, letteralmente innamorato delle sue incredibili qualità artistiche. That’s the Way God Planned It si rivela un singolo di successo internazionale e vede il nostro caro Keith Richards cimentarsi con grande trasporto al basso.

Curiosità

Soprannominato il “quinto beatle”, negli anni Settanta Preston stabilirà una fruttuosa partnership in studio e live con i Rolling Stones. Il brano Melody nasce da un suo importante contributo compositivo.

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More Love di Feargal Sharkey, 1988

L’accoppiata che non t’aspetti: Keef insieme a un ex punk dedicatosi a pop hit

È davvero improbabile che chi ha vissuto da adolescente gli anni Ottanta non abbia mai ballato in discoteca A Good Heart, tormentone di Feargal Sharkey, ex leader del gruppo punk rock Undertones. L’album successivo, Wish, sempre maggiormente pop oriented, include questa inaspettata e davvero casuale collaborazione: Keith si trovava nello stesso studio per lavorare al leggendario Hail! Hail! Rock ‘n’ Roll di Chuck Berry.

Curiosità

Basta ascoltare i primi secondi di More Love per catapultarsi nelle semplici, ma efficaci ritmiche richardsiane. I suoi fraseggi, i suoi riff sono inconfondibili, in un brano che ospita anche gli amici Steve Jordan e Waddy Wachtel.

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Harley Benton TE-52 NA Vintage Series

Harley Benton TE-52 NA Vintage Series

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(2030)

Funk-A-Hall-Licks di Bernie Worrell, 1990

Tra clavinet, synth e tastiere varie si ergono anche le chitarre

Non c’è nessuno più funky di Bernie Worrell, del mitico collettivo Parliament-Funkadelic. Il tastierista di Maggot Brain, brano senza tempo da pelle d’oca, in Funk-A-Hall-Licks si gode la stupenda prestazione di Richards ospite alla sei corde insieme a Bootsy Collins e Jimmy Ripp.

Curiosità

Keef è molto legato musicalmente a Worrell, presente anche nel suo debutto solista Talk Is Cheap. Tuttavia rimane una chicca la sua presenza nella traccia qui selezionata dall’album Funk of Ages, audace manifesto funk pubblicato all’inizio di un decennio difficile per il genere.

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Key to the Highway con Eric Clapton, live at Madison Square Garden, NYC, 2013

Probabilmente l’ospite più sorprendente che abbia mai partecipato alla kermesse organizzata da Slowhand 

E all’improvviso, nel bel mezzo del Crossroads Guitar Festival, arriva lui, tra la sorpresa del pubblico che non si stanca di applaudire. Keith Richards alla corte di Eric Clapton per un classico blues da brividi: che volere di più?

Curiosità

Al minuto 2:37 Keith tronca sul nascere un nuovo assolo di Eric tornando al canto della strofa. Slowhand avrà tempo di recuperarlo nel finale, ove lo storico fondatore delle pietre rotolanti lascia ampio spazio alla Gray Strato del padrone di casa.

Fender Clapton Strat Signature BLK

Fender Clapton Strat Signature BLK

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(23)

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Careless Ethiopians di Toots and the Maytals, 2004

Il re del reggae incontra il ribelle del rock

True Love è un album ricco di special guests, uscito vent’anni orsono per celebrare il pioniere del reggae, l’illustre Toots Hibbert e il suo storico gruppo, i Maytals. Non poteva mancare all’appello Richards, profondamente influenzato dal genere a livello compositivo.

Curiosità

Nello splendido documentario della BBC dedicato a Toots, Reggae Got Soul, Keith fa capolino più volte per descrivere quanto la musica di Hibbert sia stata importante per lui e per il rock moderno. 

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We Had It All con Willie Nelson live in Los Angeles, CA, 2004

Un bellissimo duetto tra due fuorilegge della musica!

Outlaws and Angels è un meraviglioso album dal vivo dell’immenso Willie Nelson, registrato il 5 maggio 2004 al Wiltern Theatre di Los Angeles. Mai titolo è stato più appropriato, Fuorilegge e Angeli: poteva mancare Keith Richards? 

Curiosità

We Had It All è un classico di Troy Seals e Donnie Fritts inciso per la prima volta nel 1973 da un altro “fuorilegge” della musica country, Waylon Jennings.

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Yer Blues con The Dirty Mac, Live in London, 1968

La storia della musica rock condensata in quattro minuti 

John Lennon, Eric Clapton, Mitch Mitchell e Keith Richards: un Supergruppo che non ha bisogno di presentazioni. Pura gioia per le orecchie in questo brano minore, ma di notevole intensità, inciso dai Beatles e contenuto nel White Album.

Curiosità

Registrato davanti a un pubblico dal vivo a Londra nel 1968, The Rolling Stones Rock and Roll Circus (che contiene anche questa chicca prelibata) viene inizialmente concepito come uno speciale della BBC-TV. Rimasto inedito all’epoca, dopo tante peripezie riaffiora in VHS e laserdisc nel 1996, prima della nota versione  in DVD con audio rimasterizzato del 2004.

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Burn Your Playhouse Down di George Jones, 2008

Originariamente del 1994, questo splendido duetto fortunatamente riaffiora quattordici anni dopo

L’ultimo album pubblicato dalla star del country George Jones rispolvera alcuni featuring non utilizzati per The Bradley Barn Sessions, disco di duetti dato alle stampe nel 1994. Un’altra prestazione fenomenale del buon Keef! 

Curiosità

Burn Your Playhouse Down è una canzone composta dal semisconosciuto Lester Blackwell, noto solo per aver scritto un paio di brani per Jones e Bill Monroe.

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Sleep When We Die di K’naan, 2012

Una collaborazione insolita, ma davvero intrigante

K’naan è un rapper somalo-canadese celebre per la forte contaminazione tra generi diversi. Hip hop, pop rock, Afro beat e folk convivono spesso nelle sue composizioni, dando l’impressione di ascoltare una world music moderna, sempre più collegata alle sonorità attuali. In questo inaspettato connubio l’autore del riff folgorante di Start Me Up dimostra le sue ampie vedute musicali e il suo continuo desiderio di reinventarsi.

Curiosità

Sleep When We Die è presente solo nella versione deluxe dell’album Country, God or the Girl, nel quale figurano come ospiti Nelly Furtado, gli U2 , will.i.am e Nas.

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Blues Jam con Les Paul, live at Iridium, NYC, 2000

Due icone del rock and roll improvvisano rilassati

La bellezza degli incontri a sorpresa è la genuinità, quel fare ruspante che toglie la patina di “recitazione” delle classiche esibizioni: ecco a voi Keith & Les nudi e crudi!

Curiosità

Richards e Paul si incrociano anche nell’avvincente American Made World Played, disco tributo al leggendario padre della chitarra elettrica. Good Morning Little Schoolgirl è la traccia da non perdere.

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Extra: The Price You Gotta Pay di Buddy Guy, 2005

Uniti, nel nome del blues

Le affinità elettive tra i Rolling Stones e Buddy Guy sono note, la loro performance live di Champagne & Reefer tratta dal film di Scorsese   Shine a Light rimane uno degli avvenimenti da ricordare del tour del 2006 di Jagger e compagni. Keith e Buddy, ovviamente, sono molto legati fin dall’esplosione del british blues a metà anni sessanta, di cui il chitarrista americano è stato una grande influenza. Fa piacere, quindi, dopo tanti anni, assistere alla continuità di questa fratellanza, non sempre facile da vedere perpetuata nel mondo del music business. The Price You Gotta Pay è una delle chicche da riascoltare, per non dimenticare quanto queste sorprendenti collaborazioni siano necessarie a mantenere vivo l’importante patrimonio del genere. 

Curiosità

Fantasia e tradizione, sommate a un profondo sentimento, caratterizzano l’unicità del marchio Buddy Guy; difficile trovare un altro personaggio che incorpori decenni di accadimenti e mutamenti nel blues in modo così sopraffino, riconoscibile dal primo istante e nello stesso momento inimitabile. Ciliegina sulla torta sono le innumerevoli partnership, più o meno note, con artisti dello stesso genere oppure lontani a livello sonoro, ma vicini sotto l’aspetto del pathos e del travaglio interiore, declinato in musica. E quindi quale migliore chitarrista, cantante e songwriter se non l’autore di Stone Crazy per il prossimo episodio de Le Dieci Canzoni? Qui a Planet Guitar sta per materializzarsi un’altra meravigliosa puntata.

Stay tuned!

To be continued…

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Alessandro Vailati