Nel vasto e vibrante universo della musica, la chitarra si è sempre distinta come un’icona di stile, espressione e, occasionalmente, di stravaganti scempiaggini estetiche. Oggi ci immergiamo in un esilarante viaggio attraverso la storia per scoprire le dieci chitarre più brutte che abbiano mai calcato i palchi e gli studi. Preparatevi a una sfilata di mostruosità lignee e design che sfidano ogni logica. Dall’aspetto bizzarro di alcuni modelli prodotti in serie, fino agli esperimenti di design che hanno lasciato i fan perplessi (e a volte nauseati), queste sono le chitarre che hanno infranto ogni regola del buon gusto senza nemmeno chiedere scusa. Allacciate le cinture: è tempo di celebrare l’orrido, l’osceno e il meravigliosamente brutto nel mondo delle sei corde!
Indice
Quali sono le chitarre più brutte della storia
Jolana Star IX (1968)
Storia della chitarra:
La Jolana Star IX è una chitarra elettrica prodotta in Cecoslovacchia, principalmente durante gli anni ’60 e ’70, un periodo in cui gli strumenti musicali occidentali erano difficili da ottenere a causa delle restrizioni commerciali imposte dai paesi del blocco orientale. La Jolana era una delle poche marche disponibili per i musicisti di quella regione, rendendola un’opzione popolare nonostante fosse spesso considerata inferiore agli standard occidentali in termini di qualità e design.
La Star IX è particolarmente nota per la sua forma unica e per essere stata una delle chitarre più distintive prodotte dalla Jolana. Aveva un corpo solido con forme che ricordavano vagamente alcune chitarre occidentali dell’epoca, come la Vox Phantom VI, ma con peculiarità proprie che la rendevano facilmente riconoscibile. Veniva dotata di tre pickup single-coil e un ponte fisso, con controlli di volume, tono, e un selettore dei pickup.
Valore stimato:
500€
Commento ironico:
Una chitarra che sembra uscita dall’incrocio tra un’astronave interstellare e un’anguilla elettrica. Con la sua forma romboidale, questa chitarra sembra più pronta per un duello spaziale che per un concerto. E con il suo peso e la robustezza, potreste tranquillamente considerarla come alternativa ad un’ancora nel vostro prossimo viaggio in barca.
Tonika EGS-650 (1969)
Storia della chitarra:
Tonika segnò un’epoca rivoluzionaria nell’industria sovietica degli strumenti musicali negli anni ’60. Fu la prima azienda a produrre chitarre in modo artigianale, per poi passare alla produzione industriale con la EGS-650, il suo primo modello fabbricato in serie. Questa chitarra aveva un corpo in betulla e una tastiera in ebano, ed era dotata di pickup single coil. Presentava inoltre un ponte tremolo e era disponibile anche in una versione con due pickup humbucker.
Valore stimato:
550€
Commento ironico:
La Tonika, è quella che potremmo definire un’icona di “ingegneria creativa” sovietica. Nel cuore della Guerra Fredda, mentre gli USA sfornavano Telecaster e Stratocaster, l’URSS lanciava il suo guanto di sfida con un modello che sembra più un progetto di bricolage avanzato che un vero strumento musicale. Con un corpo più pesante della credenza di noce della nonna e un manico che potrebbe tranquillamente fungere da albero maestro su una nave vichinga, la Tonika è un tributo alla determinazione senza riferimenti tecnici. Si dice che sia ai confini dell’insuonabilità, il che potrebbe spiegare perché non si sono mai visti molti virtuosi della Tonika sui palchi internazionali. Ma, in fondo, è il primo coraggioso tentativo di creare una chitarra “made in URSS”, e per questo merita un posto d’onore nel museo delle curiosità musicali. Chi ha bisogno di suonabilità quando si ha così tanto carattere?
Gibson Corvus (1982)
Storia della chitarra:
Introdotta nel 1982 e prodotta fino al 1984, la Gibson Corvus, dal latino di “Corvo”, è nota per il suo design offset inusuale, guadagnandosi il soprannome di “Can Opener”. Disponibile in tre varianti, Corvus I con un pickup, Corvus II con due, e Corvus III con tre, offriva una gamma di suoni adatta a diversi stili musicali. La chitarra era caratterizzata da un manico in acero con tastiera in palissandro, montati su un corpo in mogano. Nonostante la qualità costruttiva, la Corvus non incontrò il favore del pubblico, diventando uno dei maggiori insuccessi commerciali della Gibson. Tuttavia, la sua estetica unica e le peculiarità costruttive l’hanno resa un oggetto da collezione ricercato, testimoniando un’era di sperimentazione nel design delle chitarre elettriche.
Valore stimato:
1800€
Commento ironico:
La Gibson Corvus, lanciata nel 1982, ha sempre suscitato opinioni contrastanti per il suo design inusuale. La forma peculiare della chitarra evoca immagini bizzarre, come quella di un Pac-Man che ha ingurgitato troppe palline gialle e ora si sta sciogliendo al sole. Questo aspetto la rende perfetta per eventi come la Design Week di Milano, dove l’audacia e l’innovazione nel design sono celebrate. La Corvus attira l’attenzione e rappresenta un’espressione di sperimentazione e audacia sia nel campo musicale che in quello del design.
Fender Performer (1985)
Storia della chitarra:
Lanciata nel 1985 da Fender Japan, Ltd., la Fender Performer rappresentava un coraggioso sforzo di innovazione durante il periodo di transizione verso la Fender Musical Instruments Corporation. Progettata per competere con le famose “Superstrat” degli anni ’80, questa chitarra fu ritirata dal mercato solo un anno dopo il suo debutto. Il design distintivo e futuristico della Performer includeva un corpo compatto, una tastiera in palissandro con 24 tasti jumbo e un sistema di bloccaggio delle corde. Caratterizzata dal ponte tremolo System I, controlli con manopole in gomma e meccaniche a scatto completamente chiuse, si distingueva dagli altri modelli sul mercato. Disponibile in finiture come Brown Sunburst e Gun Metal Blue, era equipaggiata con due pickup humbucker e offriva controlli per il volume principale, tono TBX e un interruttore per lo split delle bobine. Nonostante la sua unicità, la Performer non riuscì a imporsi nel mercato delle chitarre, diventando uno dei progetti più ambiziosi, ma meno riusciti nella storia di Fender.
Valore stimato:
2500€
Commento ironico:
La Fender Performer, potrebbe essere vista come un audace tentativo di Fender di reinventarsi. Mentre cercava di raggiungere il livello di inventiva e performance tipico delle chitarre Ibanez, finì per offrire un risultato che divide gli appassionati. Probabilmente la Fender si è persa tentando di adottare un look estremo, e nel suo tentativo di osare, ha prodotto una chitarra che solleva più di un sopracciglio. Così, piuttosto che trasformarsi in una rockstar ribelle, la Performer sembra un esperimento audace che non tutti possono apprezzare, rimanendo in un limbo tra il classico e l’inusuale.
Kramer Gorky Park (1989)
Storia della chitarra:
La Kramer Gorky Park, ispirata alla band rock russa omonima degli anni ’80-’90, è un’icona della cultura musicale e politica di quel periodo. Prodotto da Kramer, noto per strumenti innovativi legati all’era hair metal, questo modello si distingue per il design insolito e adornato con la bandiera russa o simboli culturali. Veniva equipaggiata con ponte Floyd Rose e pickup humbucker Seymour Duncan.
Valore stimato:
900€
Commento ironico:
Nel crepuscolo della Guerra Fredda, con Reagan e Gorbaciov che si passano le note di Winds of Change sotto al tavolo, sbuca fuori la Kramer Gorky Park, una chitarra che grida “Perestroika” ad ogni accordo. Immaginatevi Alexei Belov, pioniere del rock sovietico, che brandisce questo oggetto rosso fiammante, più simbolo di pace che mai, mentre le bandiere di USA e URSS sventolano fieramente sul suo corpo, come due vecchi nemici che si ritrovano a fare karaoke insieme. Questo non è un semplice strumento musicale; è una balalaika con gli steroidi.
Bender Distortocaster (1990)
Storia della chitarra:
La Brian Eastwood Bender Distortocaster è notevolmente leggera, con un peso di soli 3.7 kg, e sfida le convenzioni sia visive che tecniche. Questo strumento si caratterizza per un design unico, con due metà sintetiche che avvolgono un nucleo centrale in obeche dell’Africa Occidentale, risultando in un corpo dal profilo insolito che misura 45,72 cm tra i corni e 39,37 cm nella parte inferiore, con uno spessore variabile.
Il manico, realizzato in acero fiammato, ha una larghezza al capotasto di circa 42,86 mm e una lunghezza della scala di 63,5 cm, ed è completato da una tastiera in acero con 21 tasti medium-jumbo. Equipaggiata con tre pickup single-coil “Vintage” di Kent Armstrong, la chitarra include controlli per il volume e il tono, oltre a un selettore di pickup a cinque posizioni. La paletta “distorta” e le manopole dei controlli in stile Fender Stratocaster accentuano ulteriormente la sua estetica unica. Prodotta a Bacup, Lancashire, nel Regno Unito, la Distortocaster rappresenta una fusione di artigianato innovativo e prestazioni eccellenti, dimostrando l’ingegnosità di Brian Eastwood nel campo della liuteria.
Valore stimato:
3000€
Commento ironico:
La Bender Distortocaster, è un capolavoro di disordine organizzato che sembra uscito direttamente da uno dei quadri più psichedelici di Salvador Dalí. Con le sue linee che sfidano la gravità e un design che sembra piegarsi e torcersi in risposta alla sola idea del concetto di “normale”, questa chitarra potrebbe tranquillamente essere il soggetto perfetto per un quadro di Dalí, magari appesa sullo sfondo di La persistenza della memoria, giusto per dare un tocco di moderno surrealismo. Un vero tributo all’arte dell’assurdo, che fa chiedere se il suo creatore stesse cercando di inventare uno strumento musicale o di lanciare una sfida al senso comune!
Musicvox Spaceranger (1997)
Storia della chitarra:
La Musicvox Spaceranger, introdotta a metà degli anni ’90, si distingue per il suo design audace e le sue caratteristiche distintive. Il corpo è realizzato in ontano o frassino, offrendo robustezza e una risonanza eccellente. HA una lunghezza della scala di 62.865 cm, simile a quella delle chitarre di Gibson.
Il modello è equipaggiato con pick-up humbucker in stile Gretsch e P-90, che forniscono una vasta gamma di tonalità, da suoni caldi a quelli più brillanti e incisivi. La combinazione di un ponte tune-o-matic e meccaniche vintage Kluson, montate su un’enorme paletta, non solo conferisce un aspetto retrò ma migliora anche la stabilità dell’accordatura.
La tastiera in palissandro, con 19 tasti e intarsi in madreperla, non solo arricchisce l’estetica, ma aumenta anche la visibilità dei tasti durante il suono. Nonostante la disposizione insolita delle meccaniche possa inizialmente disorientare, gli utenti apprezzano la facilità di accordatura e l’accessibilità migliorata che offre questo strumento unico.
Valore stimato:
800€
Commento ironico:
La Musicvox Spaceranger è praticamente una Les Paul affetta da elefantiasi! Con le sue curve esagerate e proporzioni che sembrano chiedersi “perché no?”. Curiosamente, fa un’apparizione memorabile nel film cult Austin Powers durante la clip della canzone Daddy Wasn’t There, confermando forse che il suo design unico è ideale per un contesto altrettanto eccentrico. Uno sguardo a questa chitarra e non puoi fare a meno di pensare che magari è stata scelta per il film solo per tenere testa al guardaroba di Austin Powers. Chi l’avrebbe mai detto che un’intrusione così bizzarra nella liuteria potesse diventare un’icona pop culturale?
Gibson Reverse Flying V (2007)
Storia della chitarra:
La Gibson Reverse Flying V è stata lanciata nel 2007 come parte della promozione “Guitar of the Week”, con una produzione limitata a 400 pezzi, presentando un design capovolto e una finitura Trans Amber. Caratterizzata da corpo e manico in mogano, tastiera in palissandro, pickup ’57 Classic e hardware dorato, questa chitarra nasce per omaggiare il brevetto Futura/Explorer del 1958. A seguito del suo successo, nel 2008 Gibson ha rilanciato il modello in edizione limitata per il 50° anniversario del Flying V originale, con 900 pezzi in tre colori e cambiamenti minori nelle specifiche, come la tastiera in ebano e una copertura del truss-rod in acciaio dorato.
Valore stimato:
3000€
Commento ironico:
In un momento di audace creatività (o forse dopo un caffè troppo forte), qualcuno in Gibson ha guardato la leggendaria Flying V e si è detto: “E se… la girassimo semplicemente sottosopra?“. Così, nel cuore di una notte tempestosa di brainstorming, è nata la Reverse Flying V. Più che una semplice chitarra, è un’arma scelta per il chitarrista che, in preda all’estasi del rock, contempla l’idea di lanciare qualche “accordo” più fisico verso il pubblico. Non solo stravolge il concetto di “mostro sacro” della chitarra, ma aggiunge anche quel tocco di pericolo aerodinamico al palcoscenico. In fondo, perché limitarsi a suonare la chitarra quando puoi anche minacciare visivamente i tuoi fan con essa? La Reverse Flying V è per l’artista che vuole lasciare un segno, letteralmente.
Gibson Theodore Custom (2022)
Storia della chitarra:
Limitata a soli 318 esemplari la Gibson Theodore è un omaggio a Theodore “Ted” McCarty, la mente creativa dietro alcuni dei modelli più iconici di Gibson degli anni ’50. Questa chitarra unica emerge da un disegno abbozzato da McCarty e inaspettatamente archiviato per 65 anni. Nonostante l’assenza di un progetto tecnico completo, il disegno originale forniva dettagli cruciali come lunghezza della scala, materiali del corpo e della tastiera, suggerendo un approccio innovativo nella costruzione di chitarre. La Theodore si distingue per il suo design a doppio taglio con doppio P90, ricordando i modelli “tulipano” di Teisco e Rickenbacker, e introduce una paletta a “mazza da hockey”, anticipando l’iconica Explorer. Realizzata con un insolito corpo in ontano anziché in mogano, questa scelta riflette l’avanguardia di McCarty nelle tendenze di design delle chitarre.
Valore stimato:
2100€
Commento ironico:
Con un design che ricorda vagamente un tulipano appena sbocciato, questa chitarra potrebbe benissimo essere la scelta prediletta da una nonna con un gusto eccezionale per il rock. Non è solo uno strumento musicale; è anche un candidato ideale per sostituire quel comodino nel salotto della nonna, pronto a custodire una lampada e una pila di romanzi gialli. Insomma, se mai vi fosse stato un premio per la chitarra più idonea a essere ereditata insieme ai gioielli di famiglia, la Theodore Custom avrebbe sicuramente il suo posto sul podio.
Eastwood Breadwinner 12 (2023)
Storia della chitarra:
La Breadwinner 12, un’evoluzione della celebre Breadwinner a sei corde originaria degli anni ’70, è una chitarra che spicca per la sua comodità e il design unico. I costruttori dell’epoca, orientati verso l’innovazione, iniziarono ad esplorare forme ergonomiche e l’uso di pickup attivi. Questo modello si caratterizza per il suo corpo in mogano monopezzo dal design ergonomico, equipaggiato con un mini-humbucker vintage attivo e un sistema di commutazione a tre vie.
Il manico, in acero, è montato con un sistema Bolt On e si accoppia a una tastiera in palissandro che ospita 24 tasti con marker a punti. La lunghezza della scala misura 628 mm e la larghezza al capotasto è di circa 43 mm, garantendo una suonabilità ottimale. La chitarra è dotata di un ponte Gotoh in stile Nickel/Chrome, che contribuisce alla stabilità dell’accordatura e all’estetica generale.
Valore stimato:
900€
Commento ironico:
Guardandola, non si può fare a meno di pensare che qualche designer si sia lasciato ispirare da un cavatappi durante qualche bottiglia di birra di troppo. Con quella forma così singolare, è perfetta per chi non si accontenta di strappare corde, ma vuole anche strappare sorrisi. Diciamocelo, potrebbe essere l’unico strumento musicale che viene fornito con un’avvertenza di non usarlo vicino a delle bottiglie di birra non ancora aperte!
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