Andy Timmons è un fuoriclasse della sei corde. Il chitarrista americano vanta una carriera stratosferica, che lo ha portato ad affermarsi come uno dei nomi più importanti della chitarra elettrica moderna fin dai primi anni Ottanta. La sua tecnica, il suo gusto e soprattutto i suoi brani sono un punto di riferimento per molti, anche per noi di Planet Guitar. Ecco perché non potevamo assolutamente perderci l’occasione di sentirlo dal vivo con la sua band. Siamo stati al Legend Club di Milano per la seconda data italiana del suo Italian Tour 2025 e la serata ha superato le nostre (altissime) aspettative. Vi raccontiamo com’è andata!

Foto di Emanuele Pellegrino

Soundcheck, intervista e rig rundown

Io ed Emanuele arriviamo al Legend Club con largo anticipo e, grazie all’amico Sebo Xotta di Ibanez Italia e a Riccardo Cappelli, manager di Andy, possiamo partecipare alla parte finale del soundcheck della band! Ringraziamo Sebo e Riccardo per l’opportunità: il soundcheck è sempre un momento unico e intimo, potervi assistere è una fortuna. Credeteci quando vi diciamo che Andy era già in formissima e pronto per il concerto.

A soundcheck finito, subito dopo un paio di video realizzati per Ibanez e poco prima che Andy vada a riposarsi un attimo prima del concerto, riusciamo a realizzare con lui un breve (ma intenso) contenuto. Andy ci ha mostrato il suo gear per questo tour in un rapido rig rundown e ha suonato anche qualche nota per noi. Un musicista pazzesco e un professionista esemplare, Timmons è stato molto disponibile e gentile con noi. Trovate qui sotto un estratto del video, che abbiamo pubblicato per esteso sul nostro canale YouTube. Non perdetevelo, lo trovate qui!

Le chitarre che utilizzerà questa sera Andy sono due, entrambe ovviamente del marchio Ibanez, di cui è endorser da anni. La prima è la sua classica e ormai leggendaria AT100, modello a cui ha legato ormai la sua immagine da chitarrista. Questa è ancora il prototipo originale che è stato costruito per lui nel 1994, ed è uno strumento che compie quindi 31 anni nel 2025. Meraviglioso, vissuto e incredibile da vedere, con quel Sunburst sul body e la tastiera consumata da anni e anni di concerti, registrazioni e grandi vibrazioni. Se ne volete acquistare una simile, potete orientarvi sulla ATZ10P, che ne riprende gran parte delle caratteristiche. Ve ne parla Andy in questo video.

La seconda è invece la chitarra che campeggia anche sulla cover di Recovery, il suo ultimo album uscito solo qualche giorno fa. Il modello è una ATZ300, in un bellissimo nero lucente. Un altro strumento meraviglioso, con intarsi speciali dedicati ad Andy e tante altre caratteristiche che fanno sognare. Anche in questo caso, lasciamo che sia Andy a descriverla e a farla sentire in questo video. Mesa Boogie sarà invece il marchio responsabile per l’amplificazione di questa sera. Due combo Lonestar, accompagnati da 2 casse 4×12″, molto probabilmente delle Rectifier, e il gioco è fatto.

Ibanez ATZ10P-STM Andy Timmons

Ibanez ATZ10P-STM Andy Timmons

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Ibanez ATZ300-BK Andy Timmons

Ibanez ATZ300-BK Andy Timmons

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Mesa Boogie Rectifier 412 Traditional SL

Mesa Boogie Rectifier 412 Traditional SL

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Per quanto riguarda la pedaliera, invece, siamo in un vero paradiso per chitarristi. L’astronomica pedalboard di Andy include, guardandola dall’alto e da destra verso sinistra, un Sonic Research Turbo Tuner (che scopriremo essere il suo pedale più importante), il suo pedale signature JHS Pedals The AT+ (potete scoprirlo nella nostra recensione qui), tre Keeley Mk3 Driver – Andy Timmons Full Range Overdrive (due neri e uno bianco), un HALO Andy Timmons Dual Echo dello stesso marchio (che conosciamo bene e abbiamo recensito qui) e un pedale che ci sembra decisamente un prototipo e ci ricorda l’Halo Core per la forma. Forse è un’ulteriore evoluzione di questo pedale? Lo scopriremo!

Non è assolutamente finita qui perché, sotto questo primo livello, troviamo un classico Fuzzface, un Octa Psi-Transfigurating Fuzz sempre di Keeley così come il Compressor Plus, un GNI Octa Fuzz (difficile da reperire e realizzato a San Paolo in Brasile) e un Jam Pedals Retrovibe. Chiudono il tutto un Ibanez Tube Screamer Mini, un MXR 6 Band Equalizer, un wah prototipo e un pedale d’espressione e del volume Dunlop Volume X Mini Pedal DVP4. Tutto è collegato a uno switcher G3 di TheGigRig, con tanto di etichette per ogni footswitch che permettono ad Andy di orientarsi tra la sua miriade di suoni. Vi lasciamo qui sotto la foto della pedaliera, ma per studiarla un po’ vi consigliamo di affidarvi al nostro video qui sopra e alla spiegazione di Andy.

La pedaliera di Andy Timmons – Foto di Emanuele Pellegrino
JHS Pedals The AT+

JHS Pedals The AT+

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Keeley HALO Andy Timmons Dual Echo

Keeley HALO Andy Timmons Dual Echo

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Keeley Halo Core - Andy Timmons Echo

Keeley Halo Core – Andy Timmons Echo

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Dunlop JH F1

Dunlop JH F1

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Keeley Octa Psi-Transfigurating Fuzz

Keeley Octa Psi-Transfigurating Fuzz

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Keeley Compressor Plus

Keeley Compressor Plus

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Jam Pedals Retrovibe MK.3

Jam Pedals Retrovibe MK.3

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Ibanez Tube Screamer Mini

Ibanez Tube Screamer Mini

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MXR 6 Band Equalizer Silver

MXR 6 Band Equalizer Silver

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Dunlop Volume X Mini Pedal DVP4

Dunlop Volume X Mini Pedal DVP4

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Come sempre sono le mani a fare la differenza, ma ascoltare anche solo per pochi minuti Timmons raccontarci i segreti del suo suono è stata una bella emozione. Non possiamo fare altro che ringraziarlo e aspettare il momento del concerto.

Ciro Manna Trio: tanto groove e grandi sonorità

All’apertura delle porte (precisissima alle 19 puntuali) noi siamo ovviamente in prima fila. Aprirà la serata Ciro Manna con il suo trio e siamo molto curiosi di sentire questa formazione. Ciro è un grande professionista, abituatissimo a suonare nei più diversi contesti e con moltissimi artisti (potete leggere qui se siete curiosi di scoprirne di più) e oggi sarà accompagnato da Antonio Muto alla batteria e da Marco Galiero al basso. Attendiamo in compagnia di amici e amiche di Planet Guitar, mentre scopriamo che ci sono fan di Andy arrivati anche dalla Francia per sentirlo dal vivo.

Ciro e i suoi iniziano a suonare alle 20:03, con qualche minuto di ritardo sulla scaletta. Il chitarrista saluta, ringrazia Andy per l’opportunità di aprire il suo show, presenta la band e intrattiene il pubblico, mentre Antonio riavvia il suo PC che ha avuto qualche problema tecnico e da cui non riesce a lanciare le sequenze backing che arricchiranno il suono del trio. Il cornino che ci sembra di vedere sulla paletta della chitarra di Ciro, una bellissima PRS 305 bianca, a quanto sembra non ha portato fortuna.

Eppure, quando i musicisti attaccano con il primo brano con un super riffone capiamo che l’attesa è valsa la pena. In X1 percepiamo subito la grande tecnica e il feeling di Ciro, con dei bellissimi bend e le scale tiratissime. Il pezzo, in quindici ottavi e registrato a Los Angeles con Simon Phillips alla batteria, è estratto dall’album XY. Le sonorità del trio vanno dal progressive metal al rock classico. Il Neural DSP Quad Cortex, assieme ad un piccolo combo del marchio DV Mark, sono sufficienti per ottenere tutti i suoni di Ciro e buttare giù il Legend con tonnellate di gain.

Neural DSP Quad Cortex

Neural DSP Quad Cortex

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Ciro’s Funk è il secondo brano, estratto dal disco Feel ‘n’ Groove. La sfortuna ci mette ancora del suo, in quanto prima di poterlo suonare Ciro deve riavviare il suo Quad Cortex, che si spegne per errore quando il chitarrista tocca inavvertitamente il cavo il cavo di alimentazione camminando sul palco. Il bello della diretta, potremmo dire. Notevole in questo brano il dialogo con il basso di Marco e con la batteria di Antonio, che trovano largo spazio. Stiamo ascoltando tre musicisti tecnicamente fenomenali e con un grandissimo groove.

Foto di Emanuele Pellegrino

Il terzo pezzo parte ancora solo con la PRS e una parte di Ciro molto ricca tecnicamente e armonicamente. La sequenza backing arriva a dare un po’ di atmosfera al brano, veramente bello e ispirato, con un ottimo climax. Anche un po’ di gioco con il pedale d’espressione che diventa un controllo volume prima di riprendere il tema e portare alla chiusura. Era Rain Fall e ci è piaciuta molto.

Cantaloupe Island, uno standard per “jazzaroli” come si definisce Ciro, sarà presentata questa sera in una versione un po’ più “up”, o “tamarra” come dice Marco. Il classicone di Herbie Hancock è perfetto per l’assolo di Marco sul suo Fender Jazz Bass, mentre il resto del trio lo segue, con il grande groove di Antonio e gli accordi appoggiati di Ciro. Quando si arriva allo slap il livello sale vertiginosamente e il trio si scatena. Mentre Marco si toglie il basso e si riposa, tocca a Ciro darci dentro, sempre supportato dal devastante Antonio alla batteria. Il ritorno di Marco segna l’inizio della parte finale del brano, con le super scale di Ciro sempre sugli scudi.

Ora una power ballad, “per abbracciarsi” scherza Ciro. XY è la title track dell’ultimo album, anche se ne uscirà a breve uno nuovo dedicato alla canzone italiana. A tal proposito, il chitarrista fa una riflessione: la canzone italiana è una “figaggine” che non riusciamo ad esportare ma il mondo ci invidia. Detto da lui, che di esperienza internazionale ne ha eccome, c’è da credergli. Sono i bending la colonna portante del brano, tiratissimi e sempre molto precisi. Un pezzo power in tutti i sensi. Anche senza leva Ciro sfrutta il ponte mobile della sua PRS per colorare le sue vibrazioni.

Siamo già all’ultimo brano e Ciro chiede se possibile di risolvere il fastidioso effetto Larsen che lo affligge da inizio set. X3 è l’ultimo pezzo, “non sponsorizzato da BMW“, scherza ancora il chitarrista. Un suono più stratoite per la PRS di Ciro, grazie a un altro bel preset selezionato; è il nostro suono preferito finora. A fine set Ciro dà appuntamento al tavolo del merchandising per un saluto e l’acquisto di un disco. Questo grandissimo (e simpaticissimo) chitarrista ci ha tenuto compagnia per quasi 50 minuti con il suo trio e l’antipasto della serata è stato davvero ottimo.

Foto di Emanuele Pellegrino

Andy Timmons Band: la chitarra che racconta una storia

I combo Mesa Boogie attendono Andy sul palco e vengono accesi proprio dal manager Riccardo Cappelli. La Ibanez nera è settata e la pedaliera è accesa: è tutto pronto. Andy è alla seconda di dieci date in Italia (il tour è iniziato ieri a Bologna). Domani sarà in Austria a Velden, poi fino a fine mese girerà per il nostro paese. La Andy Timmons Band sale sul palco alle 21:05 esatte e il chitarrista americano imbraccia già la sua AT100. L’esordio ci fa subito sorridere: “Buonasera. I’m gonna use my most important pedal: my tuner”. Andy e Ciro sono grandi amici, non può quindi che ringraziarlo per l’apertura e sottolineare quanto sia bello passare del tempo assieme a lui.

Jam è il primo brano del trio. Noi siamo proprio di fronte a Andy e alla sua chitarra e veniamo subito inondati dal grande tone del suo playing. Andy gioca con la leva, il selettore, il wah e fa già cantare la sua Ibanez. È un fuoriclasse assoluto e la chitarra è un’estensione del suo corpo, ne siamo certi già dopo il primo pezzo. Super ’70s è tiratissima e ispirata e segue a ruota il primo brano. Andy suona già a cannone e si diverte a giocare con il feedback dei Mesa. È puro rock moderno con quel tocco Settanta che non guasta. Accende e gioca anche con l’HALO, il delay che lo definisce e lo rende ancora più riconscibile, prima di un micidiale solo con tapping e scale veloci.

Anche in Pink Champagne Sparkle è sempre la chitarra che canta per Andy, altissimo di volume e grandissimo di cuore. I suoi bending sono una spada e le sue scale sono una sciabola affilata, ma la dinamica del suo suono è il fioretto che colpisce con delicatezza o precisione quando deve. È padrone assoluto di quella Ibanez ormai indissolubilmente legata alla sua immagine.

Andy scatenato con la sua AT100 – Foto di Emanuele Pellegrino

“Grazie mille, thank you”. Andy presenta la band, che vede Rob Avsharian alla batteria (la sua famiglia è venuto a trovarlo dalla Svizzera questa sera) e Mike Daane al basso, con cui suona dal 1988. Prima del prossimo brano Andy sistema il suo HALO per trovare il suono giusto, mentre la band tiene il groove e improvvisano un piccolo brano. Una “delay tweak song“, come la definisce Andy.

Winterland, estratta da Theme from a Perfect World (il mio disco preferito tra i suoi), è invece la vera canzone che ascoltiamo. Un brano stupendo, con degli armonici meravigliosi. La chitarra di Andy racconta storie, lui è un vero storyteller e ci emoziona. Troviamo quindi molto azzeccato il nome scelto per il suo corso, The Art of Guitar Storytelling, che potete trovare qui.

Il brano che apre il nuovo disco è Elegy For Jeff, ed è ovviamente dedicato al grande Jeff Beck, andato via troppo presto ma che ci ha lasciato tanto. Andy ce ne ha parlato anche nella nostra intervista e questa è una composizione proprio alla Jeff. Serve solo una chitarra, tanti armonici e tantissimo cuore. È un grande momento, a cui fa subito seguito Recovery, meravigliosa title track dell’album appena uscito. Il chitarrista americano è un artista stratosferico e ci manda in estasi.

Andy cambia chitarra e prende la ATZ300, mentre si spoglia e rimane in t-shirt perché inizia a fare caldo. Certo che a suonare come suona lui si suda molto. Parte un piccolo accenno a Rebel Rebel di David Bowie ma non l’ha scritta lui, Deliver Us invece sì, ed è un pezzo estratto dall’album Resolution. Altro pezzone tiratissimo e che Andy porta a casa alla grande con una precisione assoluta, da vero fuoriclasse. La Band ci attacca anche il successivo Helipad che inizia con un groove di batteria di Rob ed è nello stesso disco del precedente. Nel playing di Timmons c’è tutto quello che di buono di può fare nella chitarra rock moderna, tecnicamente, armonicamente e come gusto.

Ripresa la AT100 qualcuno dal pubblico grida “Andy you’re a legend” a cui il chitarrista divertito risponde “No, I’m playing at Legend”, mentre sistema ancora il suo HALO. The Prayer / The Answer è l’ultimo brano di Resolution (prima della hidden track) e chiude il trittico dedicato a quest’album. Una canzone alla Timmons, che inizia con la chitarra misurata che ti racconta una storia delicata e sognante, grazie al delay, alla leva del tremolo e alla dinamica che solo Andy ha, e si mantiene sempre su quel tono di racconto, in un crescendo emotivo e di intensità pazzesco. Abbiamo ascoltato un’altra bella storia.

Andy mentre sistema il suo HALO – Foto di Emanuele Pellegrino

Andy Timmons Band: la chitarra che canta

“We are very fortunate to have the passion for music and guitar“, commenta Andy, mentre ci informa che sta già lavorando a un nuovo album (incredibile), che conterrà il prossimo brano: (When This Darkness Ends) Day Begins. Andy suona quasi con il pilota automatico, è micidiale. I suoi brani sono simili, ma tutti diversi, come una buona raccolta di racconti del vostro autore preferito. È un altra esplosione di sonorità e siamo felici di essere sotto il palco a godercela.

Nel 2011 ha registrato un bellissimo tributo ai Beatles, suonando tutto l’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band con la ATB. Il lettering del logo della band, riprende proprio quello dei leggendari Fab Four. Il progetto, come racconta proprio Andy, nacque da un’idea del manager Riccardo, che lo propose dopo averli sentiti suonare Strawberry Fields Forever, che noi ascolteremo ora. “Avete sentito parlare dei Beatles? Erano abbastanza bravi”. Lo abbiamo detto prima, ma in questo pezzo è ancora più vero: la chitarra letteralmente canta le parti di John Lennon sulla strofa, prima del personalissimo solo di Andy, che rimane molto fedele all’originale del brano dei quattro di Liverpool. Eccolo giocare ancora con il feedback dei suoi Mesa Boogie sul finale. Grandissimo e stratosferico momento.

Ora prendiamo un respiro, per qualcosa di tranquillo. Scritto nel 2020, ascoltando Chopin e in suo onore, Here Lies The Heart è un altro pezzo per chitarra che solo pochi chitarristi come Andy sanno scrivere. Ti trasporta via lontano per quegli scarsi due minuti di magia e ti fa chiedere come si possa raggiungere un suono così sublime. Welcome Home è dedicata a suo fratello Bryan ed è un altro brano di Recovery. Da vicino si nota che la AT100 è consumata, suonata veramente come dovrebbe essere uno strumento vero.

Firenze è contenuta sempre in Theme from a Perfect World ed è stata scritta durante un altro tour nel nostro paese, di cui Andy ama molto non solo le persone , ma anche il caffè. Poteva quindi chiamarsi Milano o Bologna, ma Firenze suonava meglio. Incredibile la somiglianza di questa esecuzione con la versione in studio, a testimonianza della grandezza di questo artista e dei suoi musicisti.

Ora una sorpresa: Ciro Manna viene chiamato sul palco, proprio da Andy che intona “Ciro he’s my hero”. Mentre aspettiamo che si accenda il Quad Cortex di Ciro (a volte il digitale è meno funzionale dell’analogico), Andy ci invita a comprare il nuovo disco e ci dà appuntamento per un saluto a fine concerto. Little Wing è ormai uno standard. Il brano di Hendrix funziona sempre, anche a due chitarre. Andy canta e Ciro fa il primo solo. Poi diventa un duetto, poi è la volta solo di Andy, poi ancora assieme. Sono grandi momenti che gli appassionati della sei corde si godono a pieno.

Electric Truth è il disco del 2022, che contiene anche Take Me With You e ci fa sentire ancora Andy alla voce, anche se è quando parte con la chitarra sull’assolo finale che noi voliamo. Duende è una cover di un pezzo non pensato per chitarra elettrica originariamente, ma la versione power della Andy Timmons Bandè semplicemente esplosiva.

Bohemian Rhapsody è un altro jolly pescato da Andy. Come per i Beatles, la chitarra canta le parti di Freddie Mercury nell’intramontabile brano dei Queen e il pubblico risponde in coro. Il solo di Brian May è intatto, ed è proprio la canzone a essere impeccabile e fedelissima all’originale, solo con una chitarra suonata divinamente invece della voce di Mercury.

Arriva il momento di Michael. E sono ancora attimi magici, perchè anche il basso elettrico sa regalare profonde emozioni nelle mani giuste. Il suo Fender Jazz Bass sunburst incanta tutto il Legend, non con un semplice assolo, ma con una vera canzone per basso. Tutti ascoltano estasiati questo momento magistrale e magnifico.

Electric Gypsy è un classico tra i classici di Andy. E, a proposito di classe, quegli armonici naturali a metà brano dicono tantissimo sulla caratura di chi stiamo ascoltando questa sera. Fa niente se il chitarrista americano sbaglia una sola nota in tutto il concerto. La sbaglia comunque con classe. “When I least expected it” commenta con un sorriso mentre suona.

Ce n’è ancora, dopo un po’ di saluti al pubblico. Cry For You ci spiega ancora una volta cos’è lo stile di Andy, come si controllano i bending e i vibrati e come si costruiscono grandi canzoni. E il crescendo qui ci porta proprio nell’empireo e verso il finale. Noi ne vorremmo ancora e sulla scaletta che vediamo sul palco ci sarebbero anche due bis segnalati, ma il concerto finisce. Non prima che Andy mi regali il suo consumatissimo plettro però, e a noi allora va benissimo così.

Sono state 2 ore e 5 minuti di lezione assoluta di un fuoriclasse, che con gusto e maestria ci ha portati nel suo pianeta elettrico e armonico. Non potete assolutamente perdervi la possibilità di ascoltare Andy Timmons e farvi trasportare dalle sue storie per chitarra. Di musicisti come lui ce ne sono davvero pochi in giro.

Scaletta Ciro Manna Trio

  1. X1
  2. Ciro’s Funk
  3. Rain Fall
  4. Cantaloupe Island
  5. XY
  6. X3

Scaletta Andy Timmons Band

Foto di Emanuele Pellegrino
  1. Jam
  2. Super ’70s
  3. Pink Champagne Sparkle
  4. Winterland
  5. Elegy For Jeff/Recovery
  6. Deliver Us
  7. Helipad
  8. The Prayer / The Answer
  9. (When This Darkness Ends) Day Begins
  10. Strawberry Fields Forever
  11. Here Lies The Heart
  12. Welcome Home
  13. Firenze
  14. Little Wing (con Ciro Manna)
  15. Take Me With You
  16. Duende
  17. Bohemian Rhapsody
  18. Mike Solo
  19. Electric Gypsy
  20. Cry For You

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Riccardo Yuri Carlucci