Prosegue la stagione autunnale di grandi concerti dedicati alla chitarra dello Zio Live Music, che vi stiamo raccontando sulle pagine di Planet Guitar. Il secondo appuntamento è con Greg Howe, chitarrista americano di livello assoluto, uno dei nomi più importanti nel panorama mondiale della jazz fusion, session man con una lunghissima carriera alle spalle e molto altro. Questa sera Greg arriva al locale alle porte di Milano con il suo fantastico trio, e noi siamo prontissimi a raccontarvi la serata e a farci infiammare dalla sua chitarra.

Greg Howe Trio Live
Il Greg Howe Trio sul palco dello Zio Live, Foto a cura di Emanuele Pellegrino

Il concerto di questa sera è l’ultima data italiana del tour Lost and Found, partito proprio questa settimana dal Belpaese e che girerà tutta l’Europa fino a fine novembre, per concludersi con due date in UK, a Londra e a Manchester. La lineup per l’occasione è spettacolare: oltre a Greg Howe alla chitarra, sentiremo infatti Mohini Dey al basso, uno dei più grandi talenti emersi negli ultimi anni, e Marco “The Italian Drummer” Cirigliano alla batteria.

Anche questa volta Planet Guitar è ospite dello Zio Live Music, locale che è già diventato un punto di riferimento per la musica live nell’hinterland milanese. Io ed Emanuele arriviamo prestissimo: verso le 18 siamo già sul posto, giusto in tempo per il soundcheck. Già da fuori veniamo travolti dal sound del trio e siamo certi che la serata sarà di livello eccezionale. Carlo Forti (lo “zio”) e Clara Anelli (la “zia”) ci accolgono con grandissimo affetto, come se ci conoscessimo da diversi anni, e noi siamo felici di poter dire di aver trovato due persone così. Intanto Greg, Mohini e Marco sono già sul palco e stanno affinando i suoni. Il chitarrista è davvero attentissimo al dettaglio, cura i suoni dei suoi due compagni di palco anche dalla platea e vuole che tutto vada esattamente come se lo immagina. Capiamo fin da subito di essere di fronte a un grande professionista e lo “zio” Carlo, in veste di fonico molto paziente, segue le sue indicazioni, tradotte prontamente in un buon italiano da Marco.

Quando anche Mohini è soddisfatta, il soundcheck è concluso ed è il momento per i musicisti di rifocillarsi e bere dell’ottimo vino italiano. 

La strumentazione di Greg Howe

A cena finita, ecco che Greg torna da noi per un momento bellissimo. Realizziamo infatti una breve intervista con lui e un rig rundown completo della sua pedaliera (grazie mille a Riccardo Cappelli, manager di Greg, per l’opportunità). Il chitarrista americano è veramente gentilissimo ed estremamente professionale, dimostrando anche con la sua umiltà il suo grande livello umano. Pubblicheremo a breve sui nostri canali questo contenuto, ma eccovi intanto un racconto dei principali elementi della sua pedaliera.

Si parte, da destra verso sinistra, con un accordatore Korg Pitchblack XS e con un Dunlop BG95 Buddy Guy Cry Baby Wah, pedale signature del leggendario bluesman. Si prosegue con un Digitech Whammy DT, un Carl Martin Classic Chorus, poi la fila inferiore si conclude con un Lick Box dello stesso marchio, pedale signature proprio di Greg. Nella fila superiore, da sinistra a destra, troviamo un TC Electronic Arena Reverb, un classico Boss DD-7 Digital Delay, un Keeley Eccos Delay Looper, per finire con l’iconico Ibanez Tube Screamer TS808. Il tutto poi è collegato a uno switch per il bypass e il tap del delay Eccos e per il tap del DD-7. Possiamo osservare meglio la catena del segnale di Greg grazie al selettore posto alla base della pedaliera, che gli permette di controllare e azionare tutti i pedali.Il tutto viene inviato poi a testa e cassa signature di Greg, targate DV Mark. Questa sera il chitarrista suonerà con una sola chitarra: la sua meravigliosa signature Kiesel Lyra, un modello eccezionale che ci sembra montare proprio un ponte Vega Trem VT1, che abbiamo recensito qui su Planet Guitar. Una chitarra tutta da esplorare: se volete saperne di più potete guardare questo video, in cui Greg ne racconta dettagliatamente le specifiche. Se invece volete scoprire qual è l’unico pedale del suo set up a cui Greg non rinuncerebbe mai, dovete assolutamente vedere il nostro rig rundown.

Korg Pitchblack XS

Korg Pitchblack XS

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Digitech Whammy DT

Digitech Whammy DT

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Carl Martin Lick Box Signature Greg Howe

Carl Martin Lick Box Signature Greg Howe

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Boss DD-8 Digital Delay

Boss DD-8 Digital Delay

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Ibanez TS808

Ibanez TS808

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Amici (e amiche) di Planet Guitar

Dopo questo grande momento, Greg e i suoi musicisti vanno un attimo a riposare in hotel prima dello show. Noi abbiamo quindi tutto il tempo per fare quattro chiacchiere e condividere opinioni con l’amico Sebo Xotta, Ibanez Artist che già abbiamo incontrato e intervistato con piacere al NAMM 2024. Ritroviamo anche Paolo Siconolfi, che abbiamo conosciuto al concerto di Scott Henderson dello scorso febbraio ed è pronto, anche questa sera, a registrare interamente l’evento. Paolo ci presenta anche Massimo “Max” Ferlini, che ha davvero molte storie da raccontare. Se siete curiosi, lo trovate sul canale YouTube di AstreaMusica con le sue Max Tales. A noi per questa sera bastano le foto che ci mostra in compagnia di Rory Gallagher e della sua famiglia, oppure quelle con i Lynyrd Skynyrd e il grandissimo Gary Rossington. Massimo è un grande esperto e appassionato di Rory e ci racconta dei diversi eventi che ha organizzato in Italia per ricordarlo, mentre ci dà anche la sua opinione sull’asta della strumentazione del grande chitarrista, di cui vi abbiamo già parlato qui.

C’è tempo anche per conoscere meglio la “zia” Clara e confermare l’impressione che già abbiamo avuto nelle prime due volte in cui siamo venuti allo Zio Live Music: un posto per veri appassionati, gestito da persone che hanno la musica nelle vene e che farebbero di tutto pur di far sopravvivere la musica live in Italia. Esattamente il tipo di persone che va d’accordo con Planet Guitar.

Greg, Mohini e Marco: tre forze della natura

Alle 21:58 si parte. I tre musicisti salgono sul palco ed è subito Greg a darci il benvenuto. “Ciao Milano! All right, we’re gonna start the show just like I started my own career: by kicking it all over”. Kick It All Over è infatti il primo brano in assoluto della carriera solista di Greg, iniziata nel 1988 con l’album omonimo. Questa sera il concerto  ripercorrerà i momenti salienti del suo percorso artistico, e questo primo brano è già un’esplosione di vibes, con una grandissima Mohini al basso che sembra già calda e scatenata e Greg che suona a più non posso sul tema principale. Eccolo subito utilizzare anche il wah signature di Buddy Guy, per arricchire il suono scaturito dal suo playing velocissimo e preciso. Un playing che testimonia le sue forti radici da shredder degli anni ‘80, ma che si è chiaramente evoluto grazie ad anni e anni di studio e di carriera, girando i palchi di tutto il mondo e incidendo dischi con i nomi che contano. La sua è una vera tempesta di note, in questo funk-fusion in cui basso e batteria martellano, mentre Greg alterna scale, hammer-on, pull-off, tapping velocissimo e mille altre cose, con una potenza articolare semplicemente mostruosa.

“Grazie mille!” e pronti via siamo già al secondo brano, dal tempo particolarissimo. Side Note è pura fusion ed è un brano estratto da Sound Proof, disco del 2008. Greg è sul palco con il suo classico e iconico cappellino invernale e una maglia dei Rolling Stones, mentre noi siamo già innamorati di Mohini e del suo stile unico. Con il suo basso, in un passaggio continuo tra lo slap e il fingerstyle, raggiunge livelli veramente assoluti. Le note di Greg sono tantissime, ma non si perde la pasta sonora e la definizione del trio, anche grazie all’ottima acustica dello Zio Live Music (noi siamo seduti nella parte alta del locale, ma anche nei tavolini in basso il sound è ottimo).

Tra una milionata di note e l’altra, ecco che Greg usa anche la leva del suo Vega Trem, prima di lasciare spazio a un momento un po’ più “lirico”, dove è il basso di Mohini ad emergere, con un suono particolarissimo che dialoga in un crescendo con la chitarra del grande musicista americano.

Marco, The Italian Drummer

E Marco? L’italo americano alla batteria (il padre è originario di Tricarico, paesino della Basilicata) se la cava alla grandissima, ed è proprio lui a dare il la al terzo brano, Bird’s Eye View, incluso in Extraction, disco del 2003 che Greg ha realizzato con altre due leggende: Dennis Chambers alla batteria e Victor Wooten al basso.

I fill e le ritmiche di Marco sono sempre precisi, ma sono le linee di basso a caratterizzare l’inizio di questo ennesimo pezzo clamoroso. A questo punto possiamo già dirlo: il basso a cinque corde di Mohini è più che un sottofondo o contorno, è la vera forza portante del trio. Greg è comunque una forza della natura elettrica, che non ha paura di esplodere in potenza e di inondarci ancora di note quando arriva il suo momento. Eccolo chiudere i toni e utilizzare il palm mute per un attimo, mentre Mohini continua a slappare. Greg quasi invita la giovanissima bassista a scatenarsi, con uno sguardo divertito.

Dicevamo però che questo è il pezzo di Marco, e infatti le luci sono tutte per lui e per il suo assolo. Mono bacchetta, almeno per la prima parte: gli è infatti caduta la seconda mentre suonava, ma vi assicuriamo che suona alla grande anche a mezzo servizio. Recuperata anche la seconda, eccolo scatenarsi. L’outfit di Marco è singolare: cappello invernale in testa come il maestro Greg, ma occhiali da sole e maglietta con i colori dell’Italia a completare il suo look da vero italo americano super orgoglioso delle sue origini. Marco sfrutta tutte le componenti della batteria, anche le strutture dei tom e dei rullanti, per farci capire di essere proprio quello giusto, che può stare tranquillamente sul palco con Greg e Mohini e divertirsi nel mentre. Intanto Greg non suona, ma sembra quasi “ripassare” (termine di certo improprio, non che ne abbia bisogno) le parti successive per mantenersi caldo. Un grandissimo momento.

“Thank you so much, grazie mille”. A fine brano Greg presenta la band, spendendo parole al miele per i suoi compagni. Per Marco sottolinea la grande “articulate speed and musicality”, mentre per Mohini va addirittura oltre. “You’re witnessing a living legend in the making […] ridiculously talented and beautiful”, e altri mille complimenti per lei. Greg si sbilancia, definendola una dei più grandi musicisti con cui abbia mai suonato. Beh, detto da uno che ha suonato addirittura in tour con Michael Jackson non è affatto male. Tutti complimenti, a nostro avviso, assolutamente meritatissimi. 

Greg Howe, ci ricorda perché siamo qui stasera

Un commento anche per se stesso, “My name is Greg Howe” e un grazie al caldo pubblico della serata. “What do you think, more music? Let’s try”. Lucky 7 è il brano successivo, e si riprende con le vibes fusion: l’incredibile slap di Mohini, il tempo tenuto alla grande da Marco e Greg che smanetta come un pazzo sulla sua chitarra. Potrebbero andare avanti così tutta sera e fino a notte inoltrata. E questo è clamorosamente un altro brano in cui il fingerstyle e il fraseggio di Mohini emergono prepotentemente, mentre è Greg ad accompagnare, da grande leader. Il chitarrista si riprende comunque il ruolo di bandleader grazie al suo fedele wah e a un assolo tiratissimo. I legati e gli slide precisissimi sono sicuramente il suo forte, mentre la ritmica di basso però non ci abbandona mai. Diciamola così: questo brano finisce in parità tra Greg e Mohini.

Per dirvi il livello della bassista in questione, possiamo tranquillamente dirvi che un talento del suo livello, se fosse vissuta negli anni ‘80 e ‘90, avrebbe quasi sicuramente fatto parte della band di Prince e di altri grandissimi musicisti di quel periodo, senza problemi. Per scoprire più da vicino la sua figura, oltre a correre ad ascoltarla dal vivo alla prima occasione prima che diventi una superstar inarrivabile, vi consigliamo di vedere l’intervista che Rick Beato ha realizzato con lei.

“Little Crazy. We’re gonna slow down, and bring a little funk here in Milan”, annuncia Greg prima di attaccare con Tease. Questo è in effetti un brano più ragionato, dove Mohini fa addirittura tapping sul basso e sentiamo anche qualche bending di Greg che il chitarrista fa vibrare per un bel po’, alternato ovviamente alle classiche scale e hammer-on che ormai stiamo imparando a conoscere. Lo slap di Mohini non manca di certo anche in quest’occasione, ed è micidiale. Ecco Greg usare anche il Whammy, in un momento con sonorità che ricordano quelle di Tom Morello, per darvi un’idea. Altro brano clamoroso che si chiude in modo magnifico.

Dopo una rapida riaccordatura, è il momento di sentire un brano estratto dall’ultimo album, pubblicato nel 2017 e intitolato Weelhouse. Tempest Pulse apre quel disco ed è un altro pezzo letteralmente fuori di testa, questa volta dominato dalla chitarra di Greg. Il brano successivo è Proto Cosmos e il livello del trio resta incredibilmente elevato, proprio come il numero di note suonate anche in questo caso da Greg. La parte più melodica, però, è affidata ancora al basso di Mohini, un vero completamento della sua personalità e quasi prolungamento del suo spirito, tanto è il suo livello di maturità musicale. E la ragazza si becca dei meritati grandi applausi. Bellissima la chiusura di Greg, tutta a base di leva del Vega  rem e immancabile cascata di note.

L’assolo di Mohini, tutti a bocca aperta

Ora però Greg si siede sulla sua cassa DV Mark e osserva, mentre Marco addirittura prende il suo smartphone per filmare tutto. Capiamo che è un grande momento: arriva l’assolo di Mohini. Faro su di lei ed eccola partire con suoni quasi ambient a colorare e riempire l’intero Zio Live con le sue vibes. Mohini percorre la tastiera in lungo e in largo, gioca con gli armonici e gli accordi, scompone lo scomponibile, fa tapping, slide, si diverte. Insomma, le fa veramente tutte su quel basso, fino ad arrivare ancora alla sua arma migliore, lo slap martellante, con cui chiude questa sua parte.

È poi proprio lei ad iniziare il tema del brano successivo, Morning View, utilizzando solo il tapping. Questo è uno dei temi che preferisco tra quelli sentiti stasera. Gli elementi del playing di Greg sono quelli che vi abbiamo già raccontato: è un chitarrista di livello assoluto, maturo e sicuramente tra i più grandi esponenti della jazz fusion a livello mondiale. Il prossimo brano ci sembra proprio essere Key to Open, estratto sempre dall’ultimo album. Un breve pezzo, interamente lasciato alla chitarra di Greg, che sembra quasi cercare il suono giusto per iniziare. Palm mute a farla da padrone in questo frangente, prima di un tema estremamente melodico e ispirato. Uno dei momenti più alti della serata.

Verso la fine, ma non per noi…

Greg annuncia l’ultima canzone e ringrazia il pubblico, dando appuntamento al banco del merchandising per acquistare un cd, una maglietta, un plettro, un poster (ha veramente un tavolo ben fornito) o anche solo per bere un bicchiere di buon vino assieme. Attacca quindi con Jump Start, estratto dal suo secondo album in studio, Introspection del 1993. Anche in questo brano si instaura un bel dialogo con il basso di Mohini, spaziando in sonorità fusion magnifiche e con un chitarrismo eccelso, come sempre dominato da tapping velocissimi, bending e scale tiratissime. Il meglio Greg se l’è tenuto per la fine, diciamo, e stende tutti i presenti con questo ultimo regalo. 

I musicisti tornano in camerino ma sono letteralmente acclamati dal pubblico presente, che ne vuole ancora. Ed eccoli quindi rientrare per il bis: nulla di più semplice che ripartire dall’inizio della serata, con Kick It All Over. Noi saremmo in realtà prontissimi a riascoltare l’intero concerto, senza problemi! Questa volta i tre sono più caldi e il brano ci sembra avere addirittura ancora più energia di un’oretta e mezza fa. Grande, grandissima musica, buona per farsi venire voglia di studiare e prendere in mano la chitarra ancora e ancora.

Il post-concerto con band, Jack Gardiner, Davide Leoni e “gli zii”

ll post-concerto è un momento tutto da scoprire. Mentre ci si complimenta con chi ha suonato, si fanno foto, si stringono nuove amicizie e si recuperano contatti validissimi per il futuro. Ecco allora che Marco, oltre a essere un grande batterista, è un vero simpaticone. Noi gli insegniamo una nuova parola in italiano (nello specifico “plettro”, come il nostro ufficiale di Planet Guitar che gli regaliamo o quello che campeggia sul logo ufficiale dello Zio Live) e lui ci regala il suo disco, A Journey Through Space and Time, che siamo curiosissimi di ascoltare. Tra i moltissimi dischi che Greg vende, invece, io non so proprio quale scegliere: lascio quindi che sia lui a consigliarmi. Gli dico che io sono più orientato sul rock, ed ecco che lui non può fare a meno di consigliarmi l’acquisto di Tilt, il suo primo lavoro realizzato nel 1995 in collaborazione con un altro maestro della sei corde, Richie Kotzen. Anche nell’autografarmi il disco Greg dimostra una grande gentilezza, e fa così con i numerosi fan presenti al suo tavolo. Un musicista speciale.

La serata sta per finire, ma non prima di fare la nostra conoscenza di persona anche con Jack Gardiner (che aspettiamo di sentire dal vivo qui in Italia, magari proprio allo Zio Live) e di rincontrare Davide Leoni, organizzatore dell’annuale MFA Guitar Camp con cui abbiamo avuto il piacere di realizzare un’intervista l’anno scorso.

Ce ne andiamo che sono quasi le 2, ma potremmo stare in compagnia di Carlo, Clara e tutta la band ancora per molto tempo. L’appuntamento allo Zio Live Music è per il prossimo 22 novembre, per il concerto di Corrado Rustici. Non potete assolutamente mancare!

Scaletta (più o meno precisa)

1. Kick It All Over
2. Side Note
3. Bird’s Eye View
4. Drum Solo
5. Lucky 7
6. Tease
7. Tempest Pulse
8. Proto Cosmos
9. Bass Solo
10. Morning View
11. Key to Open
12. Jump Start
13. (bis) Kick It All Over

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Riccardo Yuri Carlucci