Mark Knopfler è senza dubbio uno dei chitarristi più famosi e rispettati al mondo. Che si tratti di rock, folk, country o blues, Mark applica sempre la stessa precisione e intensità. E la medesima cura per i dettagli, il grande entusiasmo nel ricamare trame melodiche e armoniche si trovano pure in alcune stupefacenti collaborazioni con artisti inaspettati sia dal vivo, sia in studio. Questo suo lato meno conosciuto diventa parte principale della serie “Le Dieci Canzoni” , pronta ad avviarsi verso un’altra stuzzicante e sorprendente puntata.

Mark Knopfler on stage © NTB / Alamy Stock Photo

It’s Money That Matters di Randy Newman, 1988

Un “sequel” inaspettato e poco conosciuto di Money for Nothing

L’accoppiata che non t’aspetti. Un geniale compositore americano  dalle doti innate incontra un imperterrito chitarrista scozzese innamorato della letteratura. Uno dei più grandi misconosciuti songwriter del Pianeta (sua ad esempio la hit internazionale You Can Leave Your Hat On portata al successo da Joe Cocker) incrocia la leggenda dei Dire Straits. Il risultato è la scoppiettante It’s Money That Matters, che nelle liriche e nel riff sembra voler proseguire la dialettica di quel capolavoro incontrastato e incontrastabile di nome Money for Nothing. La Gibson Les Paul di Mark Knopfler ruggisce come un leone in gabbia, dando un importante tono all’unico singolo di Randy Newman in grado di raggiungere il numero uno nelle classifiche statunitensi.

Curiosità

Il nostro Mark suona anche il mandolino (una rarità!) in Dixie Flyer, altro brano di punta del bellissimo Land of Dreams, ottavo album in studio di Newman, che vede fra i produttori oltre all’ex Dire Straits pure un inossidabile Jeff Lynne.

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Time Out of Mind di Steely Dan, 1980

Sarà anche stata una sofferenza incidere il “solo” nell’ottica “Steely”, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti 

Ritratto spassionato del compianto Walter Becker e di Donald Fagen: due geni del jazz rock sempre all’avanguardia che hanno conquistato il mondo con l’eleganza, il buon gusto, la raffinatezza e la lungimiranza. Proprio quest’ultima dote li ha portati, a fine anni Settanta, a “scritturare” Knopfler, fresco di successo con i Dire Straits, per sovraincidere un solo di chitarra per Time Out of My Mind, superba traccia presente nell’intrigante Gaucho, ultima fatica del duo americano prima della grande pausa fino a Two Against Nature (2000).

Curiosità

Si narra che Mark si sia sentito molto in soggezione di fronte a due dei suoi idoli, soddisfatti del suo contributo, ma estremamente pignoli e minuziosi. Ma, come si suol dire, il fine giustifica i mezzi. Il risultato, infatti, è magnifico, ascoltare per credere!

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Let It Be di Ferry Aid, 1987

Per chi la ricorda un tuffo al cuore

L’autore di Romeo and Juliet partecipa, con il tocco vellutato del suo fenomenale fingerstyle, alla rilettura di Let it Be insieme ai Ferry Aid, per un’operazione benefica. E sfoggia, per l’occasione, la mitica Pensa Suhr MK1 nera del 1986, in seguito utilizzata con i Notting Hillbillies e in alcuni brani durante il Golden Heart tour.

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Curiosità

Anche i virtuosismi di Gary Moore incendiano un pezzo immortale, brillantemente rivisitato da un ensemble stratosferico.

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They Dance Alone (Cueca Solo) di Sting 1987

Armatevi di cuffie Hi-Tech e godetevi nei due canali audio MK e EC con le loro acustiche. Che atmosfera incredibile creata!

Probabilmente la più bella canzone di Sting post Police, per intensità, argomenti e melodia. A ciò si aggiunge un arrangiamento che spazia dal rock al latino americano, il tutto ben armonizzato, con sassofono, tastiere, percussioni e chitarre acustiche.

Curiosità

They Dance Alone vede due celebri chitarristi amici al servizio di un grande musicista e songwriter. In realtà Eric Clapton e Mark Knopfler sono a fatica udibili senza l’ausilio dell’ascolto attento in cuffia, tuttavia è un’esperienza sicuramente da provare. Il loro modo di pizzicare le corde è unico e crea l’atmosfera giusta per entrare nel climax del brano.

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Love Song di The Dandy Warhols, 2008

Il disco meno riuscito del gruppo americano presenta una chicca inaspettata

…Earth to the Dandy Warhols… viene visto come un lavoro minore da critica e fan. Comunque il gruppo neo psichedelico americano si toglie lo sfizio di duettare in Love Song con due icone del rock internazionale, Knopfler e Mike Campbell

Curiosità

Band di nicchia fondata a Portland nel 1994, i Dandy Warhols hanno ispirato parecchi gruppi e artisti oltreoceano, fra cui pure Vasco Rossi e Edoardo Bennato. Se non le conoscete già non perdetevi Bohemian Like You e, soprattutto, Sleep.

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King’s Call di Phil Lynott, 1980

Mark brilla alla corte di uno dei fondatori dei Thin Lizzy

Si sono spesi fiumi di parole sull’istrionico Phil Lynott. Sicuramente è stato un musicista e compositore tra i più significativi del panorama hard rock. Poeta sensibile e maledetto, Lynott ha collaborato in studio con Knopfler solo in un paio di occasioni. King’s Call fa parte dell’interessante debutto solista Solo in Soho, lavoro curioso ed intrigante fin dal titolo.

Curiosità

I Dire Straits si sono invece incrociati spesso a fine anni Settanta sul palco con Lynott, come testimoniato nello splendido Live at the Rainbow.

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Nobody’s Here Anymore di John Fogerty, 2004

L’accoppiata che non t’aspetti per un duetto che funziona alla grande

Spesso classificato ingiustamente come lavoro mediocre o, con maggior gentilezza, minore, De Ja Vu All Over Again tiene benissimo il tempo e contiene chicche come questa favolosa Nobody’s Here Anymore.

Curiosità

A vent’anni dalla sua pubblicazione, il brano vede un ottimo lavoro del chitarrista nato a Glasgow, perfettamente a suo agio con lo stile e il modus operandi di John Fogerty.

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Hey Jude con Paul McCartney and friends, live at the Royal Albert Hall, London, 1997

L’ensemble per Music for Montserrat è da urlo, come questa versione del classico per antonomasia dei Beatles

Prendete una delle canzoni più belle dei Beatles e aggiungete a Paul McCartney, fra i tanti, Sting, Elton John, Midge Ure, Jimmy Buffett e ovviamente Mark Knopfler. Un ensemble inaspettato e micidiale!

Curiosità

Al minuto 3.04 si vedono Knopfler e Clapton infervorati che svisano sulle rispettive sei corde. I gorgheggi chitarristici che ricamano di nuovi disegni la trama melodica sono tutti loro.

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Forever Young con Bob Dylan, Live at Hammersmith Odeon, London, 2011

Mark si congiunge al suo vecchio compare 

Due voci dal timbro baritonale si uniscono per celebrare i bei tempi con una canzone immortale fin dal titolo: Forever Young. Preparatevi a venire cullati dalla straordinaria versione di un classico originariamente contenuto nel discusso, ma imprescindibile Planet Waves.

Curiosità

Mark accompagna Bob Dylan nei suoi concerti in Europa del 2011 con una sorprendente Fender Stratocaster rossa con pickup lipstick della Seymour Duncan.

Squier CV 60s Strat CAR

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Dallas Rag di Chris Barber, 2011 

Il padre del jazz britannico del dopoguerra si gode un’affiatata partnership con il “sultano dello swing”

Memories of My Trip è un bellissimo disco doppio che cerca di riassumere la carriera dell’illustre Chris Barber. Una missione impossibile, data l’incredibile quantità di materiale registrato dal trombonista e direttore d’orchestra, seppur tuttavia operazione gradita, grazie a una serie di meravigliosi duetti. Da Muddy Waters a Rory Gallagher, passando per Van Morrison e Keith Emerson, tutto l’album è un gioiellino.

Curiosità

Oltre a Dallas Rag,Mark suona anche in Blues Stay Away from Me e The Next Time I’m in Town. Viene stranamente lasciata fuori dal progetto una raffinata I’ll See You in My Dreams, che riporta con tanta nostalgia esattamente a cent’anni fa, quando si stavano tracciando le coordinate dell’inizio della musica moderna.

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Extra: I Think I Love You Too Much di Jeff Healey, 1990

Due chitarristi geniali legati da una canzone che meritava più fortune

Definito dai fan l’inedito più bello dei Dire Straits, suonato magistralmente live durante il leggendario Knebworth 1990, I Think I Love You Too Much vive di luce nuova in Hell to Pay, ove lo stesso Knopfler è ospite prestigioso.

Curiosità

Impetuoso, straripante e irrefrenabile. Questo era Jeff Healey. Un dolce uragano di note fuoriusciva dalla sua chitarra, in genere una Strato tenuta appoggiata alle ginocchia. E in I Think I Love You Too Much toccano le corde dell’anima la voce, l’intensità e il sentimento interpretativo dello sfortunato chitarrista canadese. Sfortunato per l’incredibile serie di malattie che hanno costellato la sua vita, a partire dalla cecità, ma forse aiutato dal destino a tirare fuori il meglio di sé proprio a causa di quelle condizioni, a “vedere la luce” vera della musica tramite le sue composizioni, parafrasando uno dei suoi più grandi successi, See the Light.

E proprio lo straordinario Jeff Healey, formidabile guitar hero, rappresenta la perfetta prosecuzioneper Le Dieci Canzoni, la nostra serie esclusiva di Planet Guitar.

Stay tuned!

To be continued…

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Alessandro Vailati