Il suono della propria chitarra è una questione molto personale. Qualunque sia il suono a cui miriamo, però, possiamo sempre seguire alcune regole utili per migliorare e tirare fuori il massimo dalla nostra chitarra, sia dal vivo che in sala di registrazione. Fortunatamente, si può ottenere un suono migliore senza utilizzare costosi effetti o modificare le componenti della chitarra. Nella maggior parte dei casi, bastano infatti solo alcuni piccoli accorgimenti per migliorare il suono sul palco o in sala prove. In questo articolo troverete 6 consigli pratici per aiutarvi a ottenere un suono più chiaro e ben definito, sia che suoniate da soli o in gruppo.
Contenuti
- In breve: 6 consigli per migliorare il suono della chitarra
- Impostazioni di base dell’amplificatore per chitarra – controllo del gain e dei toni
- La chitarra sul palco – posizione dell’amplificatore
- Microfonare il suono
- Suono sporco – meno riverbero e meno effetti
- Separazione degli effetti – sistema Dry/Wet con due amplificatori
- Altri fattori del suono della chitarra: corde, pickup, valvole e speaker
Naturalmente, quando si tratta del suono della chitarra, anche il tipo di strumento e l’amplificatore utilizzato hanno un ruolo fondamentale. Tuttavia, su entrambi sono presenti parametri come il gain e il controllo del tono, che costituiscono i due ingredienti principali per ottenere un buon suono di chitarra. I seguenti 6 consigli vi mostreranno come piccoli accorgimenti possono fare una grande differenza, e perché pedali ed effetti vari non sono sempre la vostra unica soluzione.
In breve: 6 consigli per migliorare il suono della chitarra
- Anche piccole regolazioni del gain e del controllo dei toni possono spesso portare a un suono migliore della chitarra, senza dover investire in costosi effetti. Spesso, basta un leggero squilibrio tra bassi, medi e alti a dar luogo a un suono indistinto e di scarso impatto.
- Non solo il pubblico, ma anche chi suona ha bisogno di ascoltare bene! La posizione dell’amplificatore è quindi essenziale anche per il chitarrista, insieme a quella dei microfoni sul palco. Questo non solo influisce sul suono complessivo, ma contribuisce anche a creare quell’esperienza di coinvolgimento collettivo che fa esclamare a musicisti e pubblico: “Funziona!”.
- Per quanto riguarda gli effetti di ambiente e di modulazione, meno ce ne sono e meglio è. Non farti guidare solo dal tuo gusto, ma tieni in conto anche le condizioni spaziali in cui suoni.
- Se disponi di due amplificatori, si possono evitare molti problemi e lavorare con un cosiddetto sistema wet/dry che elabora separatamente il tono puro della chitarra e gli effetti.
- E se niente di tutto ciò viene in aiuto, allora si può ricorrere a nuove corde, pickup, valvole o alla sostituzione di altre componenti. È qui che l’intervento di un esperto potrebbe tornare utile.
Impostazioni di base dell’amplificatore per chitarra – controllo del gain e dei toni
La regolazione sull’amplificatore crea la base per un buon suono di chitarra elettrica, ma è anche il punto in cui si nascondono le prime insidie. Come regola generale, si dovrebbe impostare il suono al volume a cui si intende suonare in seguito. Se si suona nel salone di casa, si tenderà a dare all’amplificatore un po’ più di distorsione e di bassi. In sala prove, le stesse impostazioni restituiranno un suono saturo e distorto (gain troppo alto) e indefinito (troppi bassi), perché avrete fatto i conti senza il bassista.
Facendo tutto da soli, ci si sentirà invece a proprio agio a sentire un suono bello grasso che distorce bene. Il motto per il palco e la sala prove è quindi: ridurre un po’ i bassi, aumentare un po’ i medi, eventualmente anche gli alti, e ridurre un po’ la distorsione. In questo modo, si otterrà probabilmente un suono che si distinguerà bene nella band.
Il problema successivo che molti non considerano è l’interazione con l’acustica della stanza, perché l’ambiente in cui si suona ha una grande influenza sul suono della chitarra. Non si può ad esempio impostare prima l’amplificatore in una sala prove asciutta e ottimizzata dal punto di vista acustico, per poi lasciare i controlli al loro posto e non regolarli più una volta che si è cambiato posto. Il motivo: ogni nuovo ambiente ha le sue caratteristiche e il suono deve essere sempre di nuovo testato. Non esiste un metodo unico e infallibile: l’aiuto può venire solo dal nostro orecchio e da un’idea chiara di come dovrebbe suonare la combinazione amplificatore-chitarra.
Ad esempio, quando sistemo l’amplificatore, di solito inizio con un suono a gain medio, suono qualche nota sulla corda vuota del Mi e ascolto come si comporta la gamma dei bassi: Rimbomba? Gli attacchi si sentono in modo definito? Poi continuo con semplici power chord di La e Sol, che mi dicono come si comporta la gamma media.
Di solito ruoto un po’ la manopola dei medi finché non trovo l’impostazione in cui i due accordi suonano in maniera chiara e definita. Poi suono qualche nota sulle corde Si e Mi con il pickup al ponte nei registri alti per regolare gli acuti. Questi suoni non devono arrivare ad essere stridenti, ma una certa asprezza è concessa. Con il tempo si svilupperà un feeling con il proprio suono e la regolazione dell’amplificatore sarà molto rapida e sempre più affidabile.
La chitarra sul palco – Posizione dell’amplificatore
La posizione dell’amplificatore sul palco è un’altra questione semplice, ma estremamente importante per il suono della chitarra. Se l’amplificatore o il cabinet dello speaker si trovano sul pavimento, i bassi vengono solitamente trasmessi in modo più intenso, a seconda del pavimento del palco e della struttura della stanza. Anche in questo caso, bisogna avere orecchio per la gamma dei bassi e regolarli di conseguenza. Mi è capitato di fare concerti in locali con soffitto a volta e vecchi palchi in legno in cui la manopola dei bassi del mio amplificatore era a ore 8, mentre in condizioni normali sarebbe stata a ore 12.
È anche utile scoprire il cosiddetto “sweet spot” dell’amplificatore. Si tratta della posizione davanti allo speaker in cui la chitarra suona meglio. Se avete un combo o uno speaker sul pavimento, una buona parte del segnale passerà attraverso le gambe e non arriverà direttamente alle vostre orecchie. Se si posiziona lo speaker all’altezza delle orecchie, il suono potrebbe risultare molto aspro. La chiave è trovare il giusto equilibrio.
Andate in sala prove un’ora prima e sperimentate l’altezza del cabinet dello speaker o del combo. Mettete l’amplificatore su una cassa; con i combo, a volte è utile lasciare che l’amplificatore sia diretto verso l’alto con una leggera angolazione (se siete alla ricerca di un combo, noi raccomandiamo caldamente questo).
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Una volta trovato il posizionamento ottimale dell’amplificatore, il feeling mentre suonate sarà molto migliore.
Microfonare il suono
Se dal palco il suono vi sembra quello giusto, abbiamo un primo indizio che le cose stanno funzionando. Tuttavia, se il pubblico ascolta ciò che accade attraverso l’impianto, allora la questione cambia. Catturare il suono della chitarra con un microfono è l’anello più debole della catena che porta dall’attacco della corda fino all’onda sonora che colpisce l’orecchio dell’ascoltatore. È chiaro che non è facile catturare un suono corposo da quattro speaker da 12″ con un microfono il cui diaframma ha un solo centimetro di diametro.
Eppure funziona, come dimostrano ogni giorno migliaia di concerti e di registrazioni. Questo significa che per noi chitarristi può valere la pena affrontare la questione più da vicino. Oltre al tipo di microfono, anche il suo posizionamento gioca un ruolo fondamentale.
Ad esempio, può bastare uno spostamento di mezzo centimetro per portare a significative differenze di suono. Se avete il tempo e l’attrezzatura necessaria, fate un controllo approfondito del suono e segnate sulla copertura davanti all’altoparlante il punto in cui il segnale microfonato ha prodotto il suono migliore. Se preferite un certo microfono, scrivetelo anche sulla scheda tecnica per il service o, meglio ancora, portatene uno con voi.
Suono sporco – meno riverbero ed effetti
Chitarra e riverbero non sono sempre un’accoppiata vincente. Dato che normalmente si suona ambienti che già di loro producono un riverbero naturale – e che non va mai sottostimato – aggiungere effetti di riverbero non è davvero necessario. A meno che non vengano usati davvero come effetto, come il vecchio riverbero a molla per i suoni surf, che fa la sua parte nel dar forma al suono.
Ma usarlo come simulatore d’ambiente non è necessario, ed è per questo che il mio setup si presenta tutto completamente dry. Mi ci è voluto un po’ per arrivare ad eliminare l’amato riverbero quando sono sul palco, ma facendo senza il suono è semplicemente più diretto e più facile da controllare, sia per il chitarrista quando suona che per il fonico quando mixa. Con gli effetti di modulazione, bisogna anche fare attenzione all’intensità dell’effetto: il rischio di far uscire un suono poco definito è sempre dietro l’angolo. La questione è sempre quella di capire quanto effetto sia necessario per noi e la nostra “comfort zone”, ma anche quanto abbia senso metterne per il suono complessivo. Più o meno, lo stesso ragionamento che ci guida quando dobbiamo mettere lo zucchero nel caffè o il sale nel cibo.
Separazione degli effetti – Sistema Wet/Dry con due amplificatori
A differenza dello zucchero nel caffè, tuttavia, quando si tratta di chitarristi dipendenti dagli effetti, esiste un modo per raggiungere un compromesso che vada bene per entrambe le parti in disaccordo: il chitarrista egocentrico da una parte, e dall’altra il fonico con una visione d’insieme del suono della band. La parola magica è “sistema wet-dry”, per il quale sono necessari due amplificatori. Nella pedaliera, il segnale deve essere diviso prima degli effetti di modulazione, delay e riverbero. Questo viene anche chiamato segnale dry della chitarra, perché contiene solo generatori di distorsione o filtri (wah). Questo segnale viene inviato al primo amplificatore. Il pacchetto completo di effetti con chorus, delay, ecc. viene quindi inviato al secondo amplificatore. Entrambi gli amplificatori sono microfonati e il fonico può abbassare gli effetti sul mixer, se necessario. Con questo sistema, il chitarrista può godere appieno dei suoi effetti.
Altri fattori del suono della chitarra: corde, pickup, valvole e speaker
Solo una volta che tutte le altre possibilità sono state esaurite e non si è ancora raggiunto il suono desiderato, si può passare ad esaminare più da vicino la chitarra e/o l’amplificatore. A questo punto, potrebbe essere necessario prendere in considerazione la sostituzione di alcuni componenti. In questo caso, vengono prima le parti soggette a usura, cioè le corde della chitarra e le valvole dell’amplificatore, se si tratta di un amplificatore valvolare.
Queste due componenti perdono gradualmente la loro capacità di trasmettere adeguatamente il suono, a seconda del tempo di utilizzo. Non esiste un metodo empirico per stabilire quando è necessario cambiarle; anche in questo caso è l’orecchio a decidere. Se il suono di distorsione dell’amplificatore sembra molto rigido e graffiante, è il momento di sottoporre l’amato amplificatore a un controllo.
Ma se il suono non è ottimale si può intervenire anche su altre componenti della chitarra e dell’amplificatore. La sostituzione del ponte della chitarra può fare miracoli in termini di sustain e suono complessivo, così come i pickup. Anche l’elettronica e il cablaggio della chitarra possono essere ottimizzati in molti casi.
La mia Les Paul era uno strumento completamente diverso dopo la sostituzione del ponte, dei pickup e del cablaggio interno. L’investimento ha sicuramente dato i suoi frutti. Per quanto riguarda l’amplificatore, è necessario controllare anche gli speaker; sostituirli può avere senso se si ha in mente uno speaker più adatto al proprio stile musicale o alle proprie idee sonore.
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