Musicoterapia: come la musica influisce sulle nostre vite, sulla nostra salute e sul nostro cervello.


Quest’articolo è stato revisionato e co-firmato dal Prof. Enrico Granieri,  docente di neurologia all’università di Medicina e Chirurgia di Ferrara.


Musicoterapia
Fonte: Shutterstock

La musicoterapia

La musicoterapia è una forma di terapia sempre più diffusa che utilizza la musica per migliorare la salute mentale, fisica ed emotiva delle persone. Attraverso l’ascolto, la creazione e la performance di brani musicali, la musicoterapia mira a raggiungere obiettivi terapeutici specifici, come la riduzione dello stress, l’aumento della concentrazione, il miglioramento dell’autostima e la promozione del benessere generale. Suono, memoria, linguaggio, emozioni, movimento: la musica ha profondi effetti su ogni individuo, qualunque sia il genere che si ascolta, stimola le capacità cognitive, i ricordi e l’attività motoria. Ha potenzialità terapeutiche e preventive, in particolare verso chi soffre di disturbi neurologici.

Ma perché la musica è così importante per la salute neurologica? La risposta è semplice: essa ha un impatto profondo sul nostro cervello e sul nostro benessere. Infatti, numerosi studi hanno dimostrato che la musica influisce sul contatto tra gli individui, prevenendo l’isolamento, favorendo la co-patia e la comunicazione verbale e non verbale. Inoltre, promuove la coordinazione dei movimenti di gruppo, la cooperazione tra le persone e il senso di appartenenza.

La musica è una parte universale della nostra vita, ci coinvolge in azioni motorie e promuove la coesione sociale. Inoltre, può avere un effetto calmante e rilassante, aiutandoci a trovare la pace e il significato nelle nostre vite. La musica ci rende attivi e ha un forte legame con i nostri ricordi, aiutandoci a rievocare emozioni e sensazioni del passato. Ma non è solo una questione di emozioni. 

In sintesi, la musica è una risorsa preziosa per la salute neurologica e può essere utilizzata in combinazione con la terapia medica tradizionale per migliorare il benessere dei pazienti. 

Musica e cervello, come funziona?

ll percorso delle note, dalla percezione delle orecchie al cervello, avviene attraverso diverse fasi. La prima fase è quella dell’udito, in cui il suono musicale arriva alle orecchie e viene poi trasportato attraverso il sistema acustico al cervello. La seconda fase riguarda il senso del suono, in cui il suono raggiunge i lobi temporali del cervello. Queste aree sensoriali contengono popolazioni distinte di neuroni che sono capaci di selezionare le diverse componenti dello stile melodico ascoltato, come tonalità, combinazione armonica delle note e struttura. La terza fase è quella dell’ascolto, in cui il suono viene elaborato e associato ad altre aree cerebrali come quelle che gestiscono le emozioni e il pensiero. È solo in questa fase che possiamo apprezzare davvero un brano musicale.

  1. La fonte: Il suono musicale arriva all’orecchio, e attraverso le vie uditive raggiunge la corteccia. 
  2. La decodifica: La corteccia uditiva nei lobi temporali contiene aree distinte capaci di selezionare le varie componenti (toni e frequenze).
  3. La trasmissione: Le informazioni musicali vengono trasmesse a molte altre regioni del cervello, localizzate prevalentemente nell’emisfero destro e in particolare alla corteccia motoria e altre aree frontali.
  4. La memoria: Le aree frontali interpretano e selezionano le informazioni musicali associandole a contenuti emotivi, svolgendo inoltre un ruolo chiave nel processo della memoria musicale.

Musicoterapia, le applicazioni della musica in medicina

C’è un forte interesse nello studio della relazione tra la musica e il cervello, dal punto di vista fisiologico, psicologico, clinico e medico. Ci sono evidenze che dimostrano come la musica possa essere utile nel ridurre l’ansia, la depressione e il dolore, nonché nel favorire la plasticità cerebrale dopo lesioni e nell’attivazione delle aree del sistema dei neuroni a specchio. Inoltre, la musica è considerata uno strumento terapeutico per molte patologie, tra cui sclerosi multipla, SLA, Parkinson, Alzheimer, atassie, miopatie, sindromi afasiche, dislessia e disturbo da deficit dell’attenzione.

Di seguito riportiamo come esempio alcuni video dove viene applicata la musicoterapia in pazienti affetti dalla malattia di Parkinson.

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Perché la musica evoca emozioni?

La musica ha un impatto diretto sul nostro cervello, stimola i neuroni e genera una serie di sensazioni attraverso la percezione di note, armonie e passaggi melodici. Questo spiega perché alcune canzoni possano farci provare emozioni intense, come gioia o tristezza.

Inoltre, la musica ha molti effetti positivi sulla nostra salute mentale: può farci sentire meglio, spingerci a cantare, ballare e provare una vasta gamma di emozioni. Anche una canzone con una melodia triste può evocare emozioni intense, poiché il nostro sistema limbico rilascia neuromodulatori, endorfine e ormoni in risposta alla musica.

Il Professor Enrico Granieri, docente di neurologia all’università di Medicina e Chirurgia di Ferrara, ha osservato che diversi studi in tutto il mondo indicano che alcuni passaggi musicali, come gli stacchi improvvisi, possono provocare reazioni fisiche come brividi, lacrime o pelle d’oca. Ciò accade grazie al potere della musica di attivare il nostro sistema nervoso autonomo e di stimolare il nostro cervello a rilasciare sostanze che ci fanno provare sensazioni intense.

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Dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei

Ognuno di noi interpreta in modo diverso le emozioni per diversi tipi di musica perché le emozioni che proviamo durante l’ascolto della musica sono influenzate dalla nostra esperienza di vita, dal nostro background culturale, dalla nostra personalità e dalle nostre associazioni mentali. In altre parole, le emozioni che proviamo durante l’ascolto della musica sono soggettive e dipendono dalle nostre esperienze personali. Ciò significa che la stessa canzone può suscitare emozioni diverse in persone diverse, perché ogni individuo ha un insieme unico di esperienze di vita, ricordi e associazioni che influenzano la propria risposta emotiva alla musica.

Direttamente dalla redazione di Planet Guitar ecco alcuni esempi di canzoni che sono in grado di suscitare emozioni contrastanti: felicità e tristezza. 

Felicità: 

Tristezza:

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L’ascolto di musiche di diverso genere, come quelle allegre o sentimentali, esaltanti o rilassanti, può determinare modifiche nel sistema nervoso vegetativo, che regola la pressione arteriosa, il ritmo cardiaco, la respirazione, la sudorazione e altre reazioni fisiologiche. In particolare, brani musicali ballabili o marce per orchestra possono provocare principalmente risposte motorie, spingendoci ad accompagnare il ritmo con il piede o le spalle (per non parlare, poi, dei movimenti del capo, il cosiddetto ‘headbanging’, tanto caro agli amanti del metal, tra altri generi). Poiché la musica rappresenta una forma di comunicazione strutturata, dotata di un proprio linguaggio, la maggior parte della sua elaborazione avviene nell’emisfero sinistro, preposto ai processi logici, mentre l’emisfero destro è maggiormente coinvolto nella comprensione dei processi emotivi, comportamentali e relazionali.

La musica interagisce anche con l’ippocampo, la struttura cerebrale correlata alla memoria e all’apprendimento. La risposta emotiva alla musica è infatti collegata ad associazioni con eventi e stati passati, come viaggi, relazioni sentimentali, stati d’animo e situazioni significative. È per questo che l’ascolto di una canzone della nostra adolescenza può provocare una forte reazione emotiva, come il fenomeno della memoria involontaria o episodica, che Marcel Proust ha descritto dettagliatamente nella sua opera, “La musica della memoria”.

Questo video dimostra come la musica sia in grado di evocare ricordi ed emozioni, come si vede nel caso di un uomo in una casa di riposo che reagisce all’ascolto delle canzoni della sua generazione.

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Curiosità:

Gli U2 hanno dedicato la canzone Beautiful day (video del world MS day), per le persone affette da sclerosi multipla.

La madre, ascoltando la musica durante la gravidanza, ottiene benessere e serenità, riducendo i livelli di ansia e stress che potrebbero agire in modo negativo sul feto. Le risposte del feto sono probabilmente influenzate dagli effetti che la musica ha sulla madre. Ascoltare musica di qualità durante la gravidanza significa anche alimentare/rafforzare il rapporto madre-figlio.

Albert Einstein iniziava la sua giornata di studio suonando il violino. Oggi sappiamo che, in quel modo, favoriva lo sviluppo della creatività, connessa con quella che Howard Gardner, psicologo statunitense e docente presso l’Università di Harvard, definisce come “intelligenza musicale”.

L’ emisfero sinistro del nostro cervello ha la capacità di composizione, esecuzione e scrittura della musica.

Leonardo Maschio