Pete Townshend è da sempre un artista eclettico, curioso e sensibile. Il gusto per la ricerca lo ha stimolato a produrre opere originali e raffinate che rivelano uno stile personale e testimoniano il suo estro compositivo. L’attività live, di conseguenza, non è mai stata solo di contorno, diventando invece lo specchio di tutta la sua creazione in continua evoluzione. E proprio in un momento particolare della sua carriera il frontman degli Who ha incontrato un chitarrista a lui congeniale per esaltare la sua arte, un musicista che già aveva dato tanto a Eric Clapton e ai Dire Straits: Phil Palmer. Riviviamo questo mirabile incrocio e godiamoci le fasi salienti della carriera di un personaggio davvero speciale, nipote di Ray e Dave Davies dei Kinks, innamorato dell’Italia tanto da venire a viverci.

© PA Image / NurPhoto SRL / Alamy Stock Photo

Sintonia musicale e amicizia profonda: la storia dei loro incroci

ANNUNCIO

Prologo: quel bisogno incessante di cambiare e migliorare

 C’è un bellissimo film di tanto tempo fa, interpretato dall’istrionico Bill Murray, dove il celebre attore, toccato da un incantesimo, si sveglia sempre nello stesso giorno, con le stesse cose da fare e affrontare. Se all’inizio prevale lo stupore, questa circostanza si trasforma in un incubo, fino alla svolta. Il titolo dell’opera, Ricomincio da capo, è in fondo la filosofia giusta per vivere sempre la stessa, identica giornata con nuovi stimoli e migliorando ogni comportamento alla ricerca delle ventiquattr’ore perfette, spazzando finalmente via, nell’epilogo della pellicola, quel tragico destino. 

La medesima situazione la attraversa, in un certo senso, Pete Townshend nei primi anni Novanta: per evitare la routine di tutti i dì, si trova costantemente alla ricerca del giorno perfetto, che metta in un angolo la monotonia di un artista che sembra aver dato tutto. Dopo il flop di The Iron man: The Musical, l’autore di My Generation si rimette in pista tornando pungente nelle esibizioni live, duettando con Pat Metheny e suonando insieme al cast del Broadway Musical di Tommy, cogliendo l’occasione di rivedere il suo vecchio amico Joe Walsh, protagonista proprio insieme a lui dello scorso episodio della rubrica “Crossroads”. Tuttavia qualcos’altro bolle in pentola, è il momento di presentare un nuovo album e andare finalmente in tour.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Da Psychoderelict al live at Sadler’s Wells Theatre 

L’inizio di una condivisione

Scorre il 1993 quando Psychoderelict viene dato alle stampe. Il disco, pur non toccando gli apici a cui Townshend ci aveva abituato, rappresenta un periodo significativo, risultando al momento l’ultimo squillo solista della carriera, eccezion fatta per la successiva realizzazione di compilation e di show dal vivo. 

ANNUNCIO

Con l’occhio di oggi il lavoro risulta sincero e genuino, tuttavia troppo egocentrico e financo pretenzioso. Pete raggruma gli sforzi compositivi di tre anni, dal ’90 al ’93, complice una pausa per un incidente in bici, per dare alla luce un’opera rock di nuova concezione dopo i successi di Tommy e Quadrophenia, pur senza la stessa ispirazione e con una sezione dialoghi che sovrasta la parte musicale. L’album viene ripubblicato in una versione aggiornata per tale motivo, ma non ottiene il riscontro della critica e crea una divisione tra i fan, con chi lo ritiene un passo avanti e altri, invece, pronti a stroncarlo. 

Grazie a Psychoderelict, comunque, riparte un’attività live che comprende una band sensazionale, all’interno della quale si trova Phil Palmer, chitarrista già coinvolto nelle registrazioni in studio del progetto.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

L’importanza di avere un solista su cui contare

Let’s Get Pretentious trova la sua dimensione proprio nell’esibizione newyorkese alla Brooklyn Academy, con i guizzi alla Fender Stratocaster di Phil Palmer a corroborare i riff del frontman degli Who. Anche I Want That Thing e un brano del calibro di Rough Boys, da Empty Glass, brillano di nuova luce nelle date americane, con una band che presenta anche Andy Fairweather Low, Pino Palladino e Simon Phillips nella formazione.

ANNUNCIO

L’avvento di Palmer è una ventata d’aria fresca e pure lo stesso chitarrista britannico ne giova in esperienza e curriculum, dopo le incredibili annate al fianco di Eric Clapton e Dire Straits. La strana coppia, con Pete lo “strapazza seicorde” e Phil il calmo e posato, ma pronto a colpire a suon di Strato Black e Green, si ricongiunge nel 2000 per due concerti a Londra, al Sadler’s Wells Theatre, organizzati per presentare la leggendaria opera incompiuta Lifehouse, con la partecipazione della London Chamber Orchestra

Il connubio tra realtà artistiche di diversa estrazione risulta vincente: un CD e in seguito un DVD vedono la luce per testimoniarlo. Greyhound Girl, Baba O’Riley e la folgorante Teenage Wasteland, con l’impetuoso outro finale (dal minuto 6.00 in avanti) ove Palmer si ritaglia un importante spazio, palesano il buono stato di forma di Townshend, alle prese con le amate acustiche Gibson J-200 e Guild F-512, felice contrasto al furore elettrico del compagno.

Guild F512 NT USA

Guild F512 NT USA

Valutazione dei clienti:
(1)

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Cronaca di un’affinità elettiva sempre appagante

Tra le mie migliori esperienze non posso proprio dimenticare la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi del 2012 con George Michael, evento di un’importanza speciale, non solo per la portata. Una giornata incredibile e un’occasione per stare con alcuni amici fidati, tra cui i cari Pete Townshend e Ray Davies. Estratto da intervista a Phil Palmer per access2music.de, 2013.

Il tempo scorre, le situazioni cambiano, ma il legame creato dalla musica, è indissolubile. Due chitarre, due stili, due visioni di vita si sono incontrati e intrecciati in modo esemplare. La stima reciproca e l’amicizia tra Pete e Phil giunge fino ai giorni nostri. Il primo sempre alla ricerca del giorno perfetto, per spezzare l’antico adagio che con il tempo ci si adagi, pronto a immergersi in partnership inusuali come la reinvenzione letteraria e musicale del romanzo classico di Hermann Hesse, Siddharta, ideata dalla moglie Rachel Fuller.

L’altro anch’egli rivitalizzato dalla compagnia della dolce metà Numa Palmer, costantemente coinvolto in attività live e registrazioni in studio. Niente male per un personaggio nato predestinato, con due zii famosissimi e una naturale predisposizione per suonare uno strumento. Ripercorriamo ora la storia di questo straordinario artista, non solo side man, session man, turnista di altissimo livello, ma pure cavallo di razza impegnato in una lunga serie di progetti musicali.

Phil Palmer immortalato sul palco con la sua Fender Stratocaster nera. © A.PAES / Alamy Stock Photo

Phil Palmer: “una vita da chitarrista”

Dai Kinks ai Dire Straits

Tra Iggy Pop e Joan Armatrading

Phil Palmer nasce a Londra il 9 settembre del 1952 e la musica è per lui già una seconda pelle. Essere nipote, per via di mamma, di Ray e Dave Davies dei Kinks significa essere predestinati, infatti. A cinque anni strimpella un ukulele di plastica a quattro corde, mentre a otto riceve la prima vera chitarra, folgorato dal blues di Big Bill Broonzy, dal country di Chet Atkins e dal folk barocco di Davey Graham.

Tuttavia il padre del ragazzo, un poliziotto per carattere e predisposizione poco avvezzo al mondo dello spettacolo, cerca di spingerlo verso una scuola che possa procurargli un lavoro “serio”. 

A quattordici anni il giovane, indeciso tra suonare e cercare un futuro in musica oppure studiare da architetto, sceglie con grande convinzione la prima opzione, convinto di poter impiegare poco tempo per sfondare. E in effetti, come gli accadrà più volte in futuro, la velocità e risolutezza nelle decisioni farà la differenza. 

Aver visto e bazzicato l’ambiente dei Ravens, diventati poi Kinks, gli illumina e poi spiana la strada verso il palcoscenico. Arrivano i primi gruppi, i primi show, le prime sessioni in studio come side man e tutto si evolve fino al primo vero tour con l’istrionico David Essex.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Iggy Pop e David Bowie (1977), Steve Harley (1979), L.Shankar (prodotto da Frank Zappa, una delle session più intriganti!), Ph.D. e Sheena Easton (1981) sono solo alcuni dei grandi artisti con cui collabora, mentre trova pure il momento giusto per scrivere con Tony Colton un pezzo di successo, I’m No Angel, hit da classifica per Bill Medley e Gregg Allman Band.

Il 1982 segna un’altra tappa importante per la carriera del chitarrista londinese, è il momento di accompagnare Joan Armatrading nei suoi concerti, mentre nuovi, straordinari incontri sono all’orizzonte.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Eric Clapton e Mark Knopfler nel destino

I’ll Always Be Right There, titolo della canzone di Bryan Adams ove nel 1996 Phil compare alle chitarre, è la perfetta presentazione per questo suo capitolo della vita. 

“Sarò sempre lì”, pronto a catturare con tempismo l’opportunità giusta, è la frase che Palmer si è ripetuto spesso in carriera. Così, dopo svariate comparsate nei dischi di Tears for Fears, David Sylvian, John Illsley, Jim Diamond, Alphaville, Howard Jones e Tina Turner, testimonianza di una versatilità e capacità di assorbire qualsiasi genere riproponendolo con il proprio stile, “Mr. Prezzemolino” nel 1989 incrocia la sua Fender con quella di Eric Clapton. Anche qui, il Nostro prende la palla al balzo, dopo aver conosciuto Slowhand alcuni anni prima mentre faceva il turnista per Paul Brady. L’occasione capita ad Antigua, dove entrambi sono in vacanza e si rincontrano fortuitamente. I due chitarristi si danno appuntamento per le sessioni di Journeyman e il 1990 li vede insieme nel tour mondiale per presentare uno degli album più celebri del bluesman. 

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Palmer fa parte della squadra e si ritaglia con eleganza e classe i suoi spazi, ricamando assoli raffinati in Can’t Find My Way Home, Running On Faith e Crossroads

Niente male per un “ribelle” che proprio in quel periodo, durante una delle date alla Royal Albert Hall, si riconcilia definitivamente con il padre, venuto per la prima volta ad assistere a un suo concerto nelle serate con l’orchestra.

La potenza della musica e la forza del destino continuano a tessere la loro tela anche durante l’indimenticabile tappa a Knebworth, nella quale si trova fianco a fianco on stage con il suo futuro leader, Mark Knopfler

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

L’epopea Dire Straits

Agosto ’90 – Marzo ’91 : pochi mesi che rivisti adesso sono un terribile flashback, denso di avvenimenti tragici. Tuttavia, anche da un fato crudele si deve trovare il coraggio per andare avanti. 

Quando tutto sembra procedere per il verso giusto, con il Journeyman tour che va a gonfie vele, arriva quel maledetto 27 agosto. Prima la gioia di uno show magico a East Troy in compagnia di alcuni tra i più leggendari guitar hero. Poi la nebbia fitta, la scelta di prendere gli elicotteri per il ritorno all’albergo e lo sgomento per lo schianto di quello in cui viaggiava Stevie Ray Vaughan

Una sciagura di cui si è raccontato tutto ed è tuttora un pugno allo stomaco ricordarla, alla quale si aggiunge pochi mesi dopo un’altra catastrofe.

Siamo nel marzo 1991 quando avviene ancora un’atroce disgrazia: un tragico incidente provoca la scomparsa di Conor Clapton, la cosa più contro natura che esista, quello che un padre non vorrebbe mai dover sopportare.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Con la morte nel cuore e senza nessuna certezza su un futuro con Eric, segnato profondamente dalla catastrofe, Phil si unisce (sempre con lo zampino di Paul Brady) all’ultima fase del progetto Dire Straits di Knopfler sostituendo Jack Sonni. Palmer offre il suo contributo in sala d’incisione e poi partecipa al carrozzone di On Every Street per quasi un anno e mezzo, suonando davvero, praticamente “in ogni strada”, come indica il titolo della tournée.

Ironia della sorte, Phil dà il suo ok a Mark proprio pochi giorni prima di ricevere una chiamata di Eric, pronto a ricominciare per dimenticare gli ultimi frangenti terribili: sta scrivendo alcune canzoni in onore di suo figlio e vorrebbe in breve tempo pubblicarle ed eseguirle live, al fine di esorcizzare il dolore.

Eccoci di nuovo alle cosiddette Sliding Doors. Chissà che sarebbe successo con Palmer al posto del vecchio amico Andy Fairweather Low in quel mitico show per MTV? 

Unplugged di Clapton diventerà l’album live più venduto di sempre. 

Nessun rimpianto per il nipote dei Davies, comunque: la storia con i Dire Straits si evolve magnificamente, con date sold out e un pluripremiato disco dal vivo, On the Night, in cui mette spesso in mostra le doti chitarristiche, tra Calling Elvis e Money for Nothing.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Gli Spin 1ne 2wo e i recenti decenni con l’Italia nel cuore

Credo che il fattore più importante per avere successo nel mondo della musica sia il tempismo. Sono riuscito a scegliere spesso la strada giusta. Ho avuto la possibilità di fare diverse cose, per fortuna, e credo di aver optato sempre per la migliore per me. Estratto da intervista di Oli Palmer a Phil Palmer, olipalmer1.wordpress.com, 2013.

Come dar torto alle parole di Mr. Session Man? Il tempo passa incessantemente e intanto lui non sbaglia un colpo. Nel 1993 forma il supergruppo Spin 1ne 2wo, con Paul Carrack, Steve Ferrone, Rupert Hine e Tony Levin, e pubblica il celebre album omonimo, costituito da cover di brani classici rock. Negli anni successivi è incessante il lavoro in studio e dal vivo tra Ray Charles, Elton John, Murray Head e Jimmy Nail, solo per citare alcune delle star felici di accaparrarsi le sue prestazioni.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Londra e Nizza sono i luoghi in cui ha trascorso gran parte dell’esistenza, ma il rapporto con l’Italia rimane epocale già dagli Ottanta fino a oggi. Roma diventa la sua città del cuore, ove tuttora vive insieme alla moglie Numa, pure lei pregiata artista. E a proposito di Belpaese, Palmer firma, insieme a Marco Forni, la colonna sonora del film Tre uomini e una gamba (1997) di Aldo, Giovanni e Giacomo

Sono innumerevoli i dischi incisi e gli show suonati su e giù per lo Stivale. Bastino i nomi di cantautori del calibro di Claudio Baglioni, Ivano Fossati, Riccardo Cocciante, Francesco De Gregori, Fabio Concato, Luca Carboni, Roberto Vecchioni, Ron, Edoardo Bennato ed interpreti come Anna Oxa, Loredana Bertè, Gianni Morandi e Patty Pravo. Di particolare impatto anche il rapporto con Eros Ramazzotti e Renato Zero, mentre rimangono rimpianti per quanto avrebbe potuto svilupparsi maggiormente l’amicizia con Pino Daniele, sua anima gemella fin dal primo incontro.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Gli ultimi progetti di questo incredibile, generoso artista

Un uomo irrefrenabile, con così tante storie da raccontare da risultare impossibile non pubblicare un libro, Session Man, uscito nell’agosto 2024, ricco di aneddoti di un personaggio che nei momenti topici della sua carriera ha incontrato anche Bob Dylan, Joni Mitchell e Stanley Kubrick. Un sideman di lusso, straordinariamente versatile, sempre alla ricerca del fraseggio perfetto tramite la sua sei corde, ma pure illuminato e generoso autore. 

Nel 2015 prende parte al progetto umanitario Promised Land insieme alla sua consorte Numa, rispolverando una canzone scritta cinque lustri prima con Justin Hayward dei Moody Blues, e in quest’ultimo decennio prosegue le collaborazioni con Trevor Horn e Renato Zero, trovando pure il tempo di registrare per Rod Stewart e portare in tour i Dire Straits Legacy con Alan Clark.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Le chitarre di PP

Durante questo articolo l’abbiamo soprannominato “Mr. Prezzemolino” e “Mr. Session Man”, a cui si può certamente aggiungere “Mr. Fender”.

Nel 2004 Palmer è infatti il direttore musicale dell’evento Strat Pack organizzato per il 50º anniversario della Stratocaster. La kermesse si tiene alla Wembley Arena di Londra, ed è per lui occasione di suonare con David Gilmour, Joe Walsh, Mike Rutherford, Gary Moore, Phil Manzanera, Ronnie Wood, Albert Lee e Brian May, ampliando così l’elenco degli artisti in qualche modo a lui legati. 

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Ne ha percorsa tantissima di strada il ragazzino, chiuso in una stanza con la sua Eko acustica a dodici corde con solo sei montate!  

Ora Phil usa principalmente Fender Stratocaster, oltre ad amplificatori Mesa Boogie, Fender o, più recentemente, il Dreamaker PPX2 Phil Palmer Signature, nato dalla sua collaborazione con la ditta di Marco Ferrari.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Sono da ricordare nel suo equipaggiamento storico la Eric Clapton Fender Stratocaster Torino Red (di fine anni Ottanta), quella Black coi Lace-Sensor-Pickups, entrambe personalmente regalategli proprio da Slowhand, e la Candy 7-Up Green sempre collegata all’autore di Layla. Meritano una menzione pure le acustiche Godin Multiac Spectrum SA, Ovation Classical 1613 e Maton EBG808L, utilizzate fra l’altro in varie date, tra il 1990 e il 1991, per l’esecuzione di Can’t Find My Way Home, una delle sue tracce preferite del repertorio Blind Faith.

Fender Clapton Strat Signature TR

Fender Clapton Strat Signature TR

Valutazione dei clienti:
(22)

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

La versatilità è una risorsa molto importante per Palmer, che a volte riesce a suonare la sua sei corde come fosse una specie di sintetizzatore, con padronanza impressionante del bending, del sustain e dei legati. 

Tutta una questione di precisione, per un personaggio completamente dedito al suo strumento, la chitarra, sinonimo di rifugio e salvezza come lo è stato il nostro paese, fin da quando, in seguito a un mitico album registrato a Londra nel 1979, l’Italia è entrata prepotentemente nel suo cuore e nel suo destino. Da allora Phil Palmer si è innamorato di questo luogo straordinario, della sua cultura, del suo modo di vivere, che ora ha infatti sposato full time. Galeotto fu un personaggio storico e indimenticabile per la storia della musica leggera: Lucio Battisti.

 “Crossroads”, la serie unica e speciale di Planet Guitar, si accinge a vivere un altro entusiasmante episodio, sempre con l’Italia nel cuore!

Stay tuned

To be continued…

Contenuti correlati:

* Questo post contiene link affiliati e/o widget. Quando acquistate un prodotto tramite un nostro partner affiliato, riceviamo una piccola commissione che ci aiuta a sostenere il nostro lavoro. Non preoccupatevi, pagherete lo stesso prezzo. Grazie per il vostro sostegno!

Alessandro Vailati