Robben Ford è un artista poliedrico con un gusto raffinato e una personalità curiosa, incline alla sperimentazione. Il brillante esordio Schizophonic, l’acclamato Talk To Your Daughter sono la carta d’identità di un autore che ha saputo consolidarsi nel tempo e confezionare piccoli capolavori come Keep On Running e i recenti Pure e Night in the City. Non sono da meno le numerose collaborazioni, che hanno coinvolto svariati attori del music business. La nostra rubrica speciale di Planet Guitar, Le Dieci Canzoni si cala in quelle più inusuali, meno conosciute, eppure in grado di evidenziare come il quadro musicale del chitarrista californiano prenda i colori da una tavolozza variegata, sempre all’insegna della qualità e alla ricerca della perfezione.
Tenth Avenue Tango di Bruce Willis, 1989
Anche i duri del cinema hanno un’anima…blues!
Oltre a essere un grande attore, Bruce Willis ha dimostrato di saperci fare pure dietro a un microfono, suonando l’armonica e interpretando classici del jazz e blues. Il suo momento migliore nel mondo delle sette note lo vive nel 1989, quando pubblica If It Don’t Kill You, It Just Makes You Stronger per la storica etichetta Motown. Robben Ford è parte integrante del progetto, come autore, tastierista e, guarda caso, chitarrista!
Curiosità
Lo strumentale Tenth Avenue Tango è uno dei brani più rappresentativi dell’opera, una sorta di shuffle scatenato ove spicca la genialità di Ford non solo nei formidabili inserti chitarristici, ma anche nell’arrangiamento dei fiati.
St.James Infirmary di Rudy Rotta, 2011
Con l’Italia nel cuore
L’Italia rappresenta sempre una seconda casa per il girovago guitar hero statunitense. Il legame con Rudy Rotta è stato profondo e questa versione incendiaria del bellissimo classico St. James Infirmary lo testimonia fermamente.
Curiosità
Rudy Rotta ha incarnato l’eccellenza blues su e giù per lo Stivale. Pochi chitarristi nati nel Belpaese hanno celebrato la musica patrimonio degli afroamericani con tale intensità. Uno di questi è Gennaro Porcelli, che tiene alta la bandiera grazie alle sue collaborazioni con Warren Haynes e Keb’ Mo’, due colleghi molto legati proprio a Robben Ford. Potere della musica, creatrice di un mondo senza confini!
My One and Only Love di Rickie Lee Jones, 1991
Haden e Ford inaspettatamente acustici rischiarano un’ombrosa Lee Jones
Pop pop è una delle opere più emblematiche dell’eccentrica Rickie Lee Jones, geniale quanto imprevedibile cantautrice di Chicago. Il contributo elegante di Ford alla chitarra acustica è comunque un bel sentire e si amalgama perfettamente al contrabbasso di quel geniaccio di Charlie Haden.
Curiosità
Ford suona in gran parte del disco l’acustica con corde di nylon, a parte l’utilizzo di quelle di acciaio per un’interessante versione di Up from the Skies di Jimi Hendrix.
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Ulteriori informazioniNew Blues/Maze con Miles Davis, live at Montreux Jazz Festival, 1986
Una tromba e una chitarra incandescenti
Il sodalizio tra Miles Davis e Robben Ford è cosa nota, ma chi si aspettava tale affinità elettiva durante lo show di Montreux? Uno dei momenti apicali della straordinaria carriera del chitarrista californiano merita di uscire allo scoperto. Gioia universale!
Curiosità
Tra i minuti 2:50 e 5:50 scoprirete perchè il buon Robben è uno dei più grandi guitar hero su questa Terra. Infine una nota su quell’incredibile formazione: tra gli special guests compaiono George Duke alle tastiere e David Sanborn all’alto saxophone.
Fool’s Paradise di Leon Russell, 2014
Una partnership riuscita, per uno standard rivisitato in una versione di una bellezza sfrontata
Esiste un artista talmente versatile da aver racchiuso in maniera sublime nella sua musica rock and roll, folk, gospel, R&B, country e blues? La risposta è affermativa e il suo nome è Leon Russell, storico autore di canzoni indimenticabili nonché formidabile pianista e multistrumentista. Ora abbinatelo a un altro straordinario performer, Robben Ford, un chitarrista dall’interessante incrocio di stili, nelle cui sonorità blues e jazz vanno a braccetto, accompagnati da rock, funk e una spruzzata di rhythm and blues, elementi cari al concetto della fusion. Il risultato è emozionante e commovente: questa rilettura di Fool’s Paradise è da groppo in gola.
Curiosità
Fool’s Paradise, scritta da Johnny Fuller, Robert Geddins e Mable Cordle, vanta parecchie cover famose, da Charles Brown a Sam Cooke e Mose Allison. Merita una menzione anche questa meno conosciuta che evidenzia il carisma di Russell e la generosità di Ford, pronto ad accompagnare uno dei suoi idoli con umiltà e delicatezza.
High Time We Went con Eric Clapton, live in Bologna, 2022
La prima, sorprendente e inaspettata condivisione del palco insieme a Slowhand
A fine concerto, nei bis, la sorpresa. Eric con a tracolla l’inseparabile Fender Stratocaster invita Robben, inaspettato opener per i suoi concerti italiani del 2022, sul palco. Per l’occasione Robben sfoggia la sua elegante Fender Telecaster del 1960 e ci regala quel sound pulito, ultra dinamico e corposo, denso e mai troppo tagliente.
Curiosità
Ho incontrato Clapton intorno al 1989 a New York e abbiamo chiacchierato mentre lavorava con David Sanborn alla colonna sonora di Arma Letale. E poi negli anni ‘90 la mia band ha aperto per i Legends – Eric, Joe Sample, David Sanborn, Steve Gadd e Marcus Miller. Quindi, in Italia è stata la terza occasione”. Estratto di intervista a Robben Ford di Planet Guitar, 24 settembre 2023.
E finalmente eccoli sul palco insieme! Eric è talmente soddisfatto dell’energia e freschezza apportata da Ford da bissare la partnership pochi giorni dopo a Milano.
Fender 60 Tele Natural Blonde Relic
I’m Gonna Sit Right Down and Write Myself a Letter di Barry Manilow, 1982
Il re del pop incontra quello della chitarra
Fats Waller, Frank Sinatra, persino Paul McCartney ci hanno fatto sognare con questo brano intenso, carico di sentimento. E non è da meno Barry Manilow, il quale per l’occasione si circonda di chitarristi. Sono della partita Mitch Holder e Paul Jackson Jr., ma l’assolo è del nostro Robben, sempre sul pezzo con le sue note accattivanti.
Curiosità
Ford suona anche nella title track del disco, Here Come the Night. Nonostante la bocciatura della critica, l’opera di Manilow ottiene un grande riscontro commerciale, tenendo alto il livello dell’artista nel genere easy listening, soft pop.
A Drop of Water di Keiko Matsui, 1987
Smooth jazz e new age music all’insegna della contaminazione
Keiko Matsui è una tastierista e compositrice giapponese, moglie di Kazo Matsui, maestro dello shakuhachi (flauto di bambù tradizionale giapponese) in contatto, negli anni Ottanta con Ry Cooder, Joni Mitchell e, per l’appunto, Robben Ford. Ecco come nasce una collaborazione inattesa, ma densa di storia.
Curiosità
Tra pop, new age, classica e jazz, A Drop of Water ci regala Nathan East al basso, Vinnie Colaiuta alla batteria e un Ford perfettamente a suo agio. I suoi assoli a partire dal minuto 3:20 sono intensi e laceranti.
Don’t Let Me Down di Michael McDonald, 1985
Una delle voci più soul incrocia la sei corde di Ford
Michael McDonald vive una sorta di predilezione per Robben e lo ha coinvolto in tre suoi dischi e in alcune pregiate session. Don’t Let Me Down sorprende per come Ford riesca a tirare fuori dal cilindro un “solo” magico (parte dal minuto 2:29) che all’improvviso nobilita un brano pervaso da atmosfere un po’ troppo plastificate.
Curiosità
No Lookin’ Back (1985) è il secondo album in studio di McDonald. Oltre a Ford, alla chitarra anche in (I’ll Be Your) Angel, si distingue l’istrionico Joe Walsh con la slide nella traccia numero due, Bad Times.
Don’t Let Me Be Misunderstood con Phil Lesh & Friends, live at Merriweather Post Pavilion, Columbia, MD, US, 2000
Una delle tante gemme di RF dal vivo
Phil Lesh al basso, John Molo alla batteria, Paul Barrere alla chitarra, Bill Payne alle tastiere e Robben Ford, armato di Telecaster e pronto anche a cantare. Quanta roba! Che volere di più?
Curiosità
Da Nina Simone e gli Animals a Joe Cocker e ai Santa Esmeralda: Don’t Let Me Be Misunderstood è un evergreen eccezionale pure per Lesh & Company!
Extra: Riley B. King di Keb’ Mo’, 2004
Cinque minuti di libidine con Cray e Ford al comando delle sei corde
Il “pluridecorato” Keep It Simple è certamente fra i più bei lavori di Keb’ Mo’. Immerge le radici nell’amato blues, ma, doverosa premessa, stende poi i rami nei generi affini e fonde country folk, gospel, soul e r&b con un’interpretazione e una scelta degli arrangiamenti davvero azzeccata.
Fra le perle del disco svetta Riley B. King, ode al mitico B.B., un pezzo tosto e sorprendente, con Keb’ dedito solo al canto, che racchiude in poco più di cinque minuti gli straordinari assoli di due giganti della sei corde, Robert Cray e Robben Ford, “assunti”, inoltre, come backing vocalist.
Curiosità
Riley B. King, scritto a quattro mani con Kevin Moore aka Keb’ Mo’, compare in seguito, con una nuova registrazione, in Truth, una delle opere di maggior successo di Ford, che ha raggiunto il numero uno nella Billboard chart dedicata ai blues album nell’Agosto 2007.
E proprio l’irrefrenabile Keb’ Mo’, personaggio dalle mille comparsate inaspettate, incarna il personaggio ideale per la prossima puntata de Le Dieci Canzoni. Un nuovo, entusiasmante episodio di questa serie speciale sta prendendo forma, sempre e solo su Planet Guitar.
Stay tuned!
To be continued…
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