Siamo ad Amsterdam, in una fresca giornata di metà marzo. È mattina presto, ma la celebre chitarrista Samantha Fish e l’eclettico artista Jesse Dayton sono pronti per una chiacchierata con Planet Guitar sul loro nuovo album e sulle loro collaborazioni con grandi star.
Aggiornamento Marzo 2024: Qualche news a 1 anno di distanza…
Death Wish Blues è stato un successo, d’altra parte ne eravamo certi! Dopo la nomination ai Grammy come “Contemporary Blues Album of the Year”, Samantha Fish ha appena annunciato un nuovo tour dello UK, cui speriamo presto seguano nuove date in giro per l’europa. Ad oggi il Bulletproof Headline Tour prevede 10 date tutte concentrate ad Ottobre 2024. I biglietti saranno in prevendita per 48h, a partire dalle 11 di Mercoledì 13 marzo su planetrock.com e poi in vendita generale dalle 11 di venerdì 15 marzo su ticketmaster.co.uk e samantafish.com
L’Intervista a Samantha Fish e Jesse Dayton
PlanetGuitar: Samantha e Jesse, grazie per aver trovato un po’ di tempo da dedicarci nell’intenso programma del vostro tour. Prima di addentrarci nel discorso sull’album Death Wish Blues, vorrei cominciare con una domanda sul vostro passato: vi siete conosciuti al Knuckleheads Saloon di Kansas City più di dieci anni fa, ma solo recentemente vi siete ritrovati a New Orleans: com’è nata l’occasione giusta per collaborare?
Samantha Fish: Non saprei. Era da un paio d’anni che avevo in mente un progetto di questo tipo, ossia un album in collaborazione, realizzato con questo genere di stile e vibes. Quando ho visto Jesse lo scorso anno ho subito pensato che sarebbe stato perfetto, così abbiamo iniziato a scrivere canzoni. È nato un feeling spontaneo immediato, che ha funzionato perché eravamo entrambi interessati allo stesso tipo di musica.
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Ulteriori informazioniPlanetGuitar: Quando ho ascoltato il disco mi è piaciuto subito, perché è pieno di energia, humour e ritmi incalzanti. Vi siete divertiti a inciderlo?
Jesse Dayton: Moltissimo. È stato tutto molto rapido. Siamo andati entrambi a New York, dove Samantha e io abbiamo iniziato a scrivere canzoni insieme, poi si è unito Jon Spencer, che è diventato parte integrante del sound. È stata un’esperienza davvero bella, e penso che emerga dall’ascolto del disco: non sono le solite cose, si sente che viene dal cuore.
PlanetGuitar: Avete registrato presso Applehead Recording & Production a Woodstock, uno studio situato in una proprietà di quasi 7 ettari dove un tempo viveva Rick Danko di The Band e avete scelto il leader dei The Jon Spencer Blues Explosion come produttore: pensate che questo “pedigree” lasci un’impronta sul vostro lavoro?
Samantha Fish: Al cento per cento. Incidere un disco è come “catturare un momento nel tempo”. Siamo stati lì per più di una settimana. Esci, poi torni nello studio e sai che lì c’è la storia, che lascia inevitabilmente un segno. Inoltre sono fan di Jon da quando ero una teenager e lui collaborava con R.L. [Burnside], mettendo insieme sound e generi diversi. Abbiamo semplicemente pensato che fosse la persona giusta per quel che cercavamo di fare.
PlanetGuitar: Il disco ha molti aspetti interessanti, ma vorrei sapere qualcosa su uno dei primi brani che avete scritto insieme, Death Wish, che apre l’album: com’è nata questa canzone?
Jesse Dayton: Sam e io abbiamo iniziato a inviarci messaggi vocali sul cellulare. Una delle idee era: “na na na…” [canticchia il refrain] e io ho esclamato: “Ooh!” Il bello di Sam è il suo straordinario senso della melodia, che per me è di grande aiuto perché io invece sono un cantastorie della tradizione americana alla Dylan: insieme diamo vita a questi brani con una melodia definita, ispirandoci a vicenda. Spero che il pubblico lo capisca, ma credo che per lo più canticchieranno la melodia.
PlanetGuitar: …e tu Sam, come hai sviluppato quel tuo modo di cantarla?
Samantha Fish: È strano, perché non ho mai lavorato con un produttore che canta nel modo in cui canta Jon; sembra quasi un insegnante di recitazione. La performance è sempre molto importante, e molti produttori cercano la nota pulita, ma lui si concentrava in realtà sul punto di vista del cantante, sul personaggio che stava interpretando. L’attenzione quindi era rivolta all’inflessione, per esempio, all’atteggiamento di recitazione. E la sua capacità di farci incarnare i personaggi nelle canzoni è ciò che ha infuso grande personalità in quest’album.
PlanetGuitar: Mi ha incuriosito il fatto che in “Dangerous People” a un certo punto Jon ti ha chiesto di colpire delle lattine di birra raccolte sul retro: è stato un momento “Tom Waits”?
Samantha Fish: Sì, assolutamente! Dicevo a Jon che dovevamo lavorare con alcuni strumenti improvvisati e avevamo bisogno di un loop per questo pezzo…
Jesse Dayton: … è stata una scena memorabile. Sono entrato in studio con un caffè in mano e ho visto Sam circondata da ogni genere di pentole e padelle.
Samantha Fish:Ora che ascolto il disco mi dico: “Ma che problemi ci stavamo facendo? È un pezzo formidabile!” Non so come faremo quando dovremo esibirci dal vivo – di sicuro non andremo in giro a cercare pentole e padelle sul posto! [Ride]
PlanetGuitar: Per cambiare, ora vorrei citarvi il nome di un artista e chiedervi di raccontare un aneddoto che lo riguarda – o anche solo una parola, la prima che vi viene in mente.
Johnny Cash?
Jesse Dayton: Aura spirituale. Lavoravo in studio con lui nel 1997, e ogni volta che entrava in sala di registrazione l’energia presente e gli atomi stessi cambiavano.
PlanetGuitar: Hai qualche aneddoto particolare da raccontare?
Sì, il film su di lui non rende giustizia alla storia d’amore che ha vissuto con June. Le andava incontro davanti a tutta la band e diceva: “Mi sei mancata tanto”, e la baciava come si baciano due ragazzini. Era molto romantico.
Devon Allman?
Samantha Fish: Una grinta formidabile! Conosco Devon da molto tempo. Nel 2012 o 2013 mi chiese di collaborare a uno dei suoi dischi, al brano Stop Draggin’ My Heart Around, la canzone di Tom Petty e Stevie Nicks. L’ho visto crescere e far propria la tradizione della famiglia Allman di riunire tutti. È una cosa che fa da molti anni, è davvero in gamba. È bello vedere quanta strada è riuscito a fare!
Eric Gales?
Samantha Fish: È formidabile, davvero tosto. Ogni volta che sale sul palco gli altri chitarristi posano la chitarra e stanno a guardare, perché è incredibile. Con la chitarra riesce a fare cose che nessun altro fa, sia nel modo di suonare sia in quello di esibirsi.
Ricordo un aneddoto a Memphis, risalente al periodo in cui stavo registrando Kill or Be Kind [2019]. Ero tra il pubblico al suo concerto e lui mi chiamò sul palco passandomi la sua chitarra, che suonava al contrario, da mancino. Io suonai non so come, poi passai la chitarra a Kingfish [Christone Ingram] e me ne tornai tra il pubblico. A quel punto Ori Naftaly dei Southern Avenue mi disse: “Hai appena vissuto il mio incubo peggiore” [“Ma era per mancini?” interviene Jesse ridendo]. È andato tutto bene, ho visto i video in seguito, ma ricordo di aver pensato: “Avrei preferito vedere gli altri suonare!”
PlanetGuitar: Bella storia, grazie! Ma parliamo di chitarre. Jesse, non molto tempo fa hai detto: “È bello vedere che sta tornando in auge la chitarra rock.” Altri invece sostengono che la chitarra abbia ormai fatto il suo tempo nella storia della musica. Tu che ne pensi?
Jesse Dayton: Mah, penso che esistano molti appassionati di rock disillusi per l’assenza di materiale nuovo, ragion per cui tornano ad ascoltare i gruppi storici. Ma credo che stiamo cominciando ad assistere a un ritorno, che si tratti dei Black Keys o di Jack White o di chiunque altro. Lo vediamo anche a livello commerciale, la quota di mercato sta crescendo: ecco perché il pubblico impazzisce per Samantha, perché lei ha questo stile grezzo nel suonare la chitarra. Nel bene o nel male, le mitiche città del rock ’n roll come Atlanta sono ora invase dalla urban music. Il rap della vecchia scuola mi piace, è quasi come il punk rock, ma ora sento che c’è aria di rinascita, le etichette iniziano a ingaggiare un maggior numero di artisti rock. Per me è emozionante.
PlanetGuitar: Il tuo modo di suonare è stato definito “ardente e appassionato”. Come riesci a creare quest’intensità?
Samantha Fish: È qualcosa che devi sentire. La chitarra è come un’estensione della mia voce, un’estensione di tutto ciò che faccio. Bisogna metterci emozione, piegare le corde, farle vibrare: non è la ripetizione di un’azione meccanica. A volte il suono è un po’ sporco, altre è esattamente come lo volevo. Ma bisogna comunque metterci l’anima e avere qualcosa di importante da dire.
PlanetGuitar: Molti dei nostri fan sono italiani. Avete mai fatto un tour in Italia?
Samantha Fish: Sì, mi sono divertita molto. Abbiamo suonato in estate, c’erano tipo 45 gradi di giorno ma la gente era lì, quindi dovrebbe essere un segno eloquente. Il pubblico italiano era veramente coinvolto, appassionato e solidale. Ne sono stata veramente onorata.
Jesse Dayton: Adoro gli italiani. Quando vado in Italia talvolta mi sembra di avere un banjo in bocca, data la mia parlata texana. Ho capito che, se sto zitto, con i miei capelli scuri e la pelle olivastra posso essere scambiato per uno del posto.
Sono un grande fan di Ennio Morricone, ho tutti i suoi album in vinile da quando ero bambino. Sono anche un grande ammiratore dei registi italiani. E possiedo anche moto italiane, tra cui una Benelli d’epoca! In Italia la prospettiva cambia, sì, ma in modo artistico. Ogni cosa che fanno è in chiave artistica, e lo trovo molto bello.
PlanetGuitar: Sam, hai detto che ti piacciono Bowie, gli Stones, Prince e i Led Zeppelin. Quali nuove band ascolti?
Samantha Fish: Mi sono piaciuti i due album pubblicati da Jack White lo scorso anno, sono veramente interessanti, ma quando incido un disco il mio metodo è tornare indietro e trovare musica nuova di un’epoca che non conosco ancora. Suono nell’ambito del blues contemporaneo, e in quest’ambiente vedo un sacco di artisti che trovo semplicemente fantastici. Sono sempre alla ricerca di nuovi talenti.
PlanetGuitar: E tu, Jesse?
Jesse Dayton: C’è questo musicista di nome Eric Johanson [interviene Samantha: “Esatto, lui!”] che aprirà alcuni dei nostri concerti. Ha fatto la gavetta a New Orleans suonando nei soliti locali, ha aperto spesso i concerti di Samantha e da poco ho prodotto il suo disco, che uscirà a breve. Fa ottime canzoni – si sa che nei bar di New Orleans è inevitabile imbattersi in un bravo chitarrista, ma lui fa belle canzoni orecchiabili che mi entusiasmano parecchio.
PlanetGuitar: Quali sono i vostri programmi per il 2023?
Jesse Dayton: Siamo in tour. E stando alle reazioni al nostro disco, il tour potrebbe durare parecchio. È davvero bello, siamo infinitamente grati ed emozionati per il modo in cui il disco viene accolto.
Samantha Fish: Abbiamo entrambi progetti che erano stati pianificati in precedenza, ma potremmo anche dover tornare in studio, non si sa mai. La strada è lunga!
Planet Guitar ringrazia Samantha Fish e Jesse Dayton per la piacevole conversazione. A nostro avviso Death Wish Blues è un disco che viene davvero dal cuore e merita ampiamente di essere ascoltato. “Grazie a voi!”, risponde Jesse sorridendo.
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