Quando le lancinanti grida di una chitarra piangente rispondono nota su nota alla tragicità dell’esistenza. Dove l’amore per il blues si esprime grazie all’amata sei corde, che più di ogni altra cosa tiene attaccati alla vita. Ecco, lì ci sono i due eroi di questo mondo, B.B. King e SRV, che hanno anche avuto occasione di incontrarsi e abbandonarsi felici al suono delle adorate Gibson e Fender, rifugio e salvezza da affanni e sofferenza.

La storica blues session del 1987

B.B. King e SRV, l’amicizia profonda tra due giganti della chitarra

“Saper interpretare il blues è come dover essere neri due volte. Stevie Ray Vaughan ha sbagliato in entrambi i casi, ma non me ne sono mai accorto”.  

B.B. King

Nei suoi quasi novant’anni di vita B.B. King ha avuto la possibilità di incontrare molti degli artisti che aveva direttamente ispirato. Uno di questi è stato l’indimenticabile Stevie Ray Vaughan. A lui si deve il grande merito di aver riportato il blues nel mainstream in un momento difficile per il genere, i famigerati anni Ottanta. I due sviluppano in breve tempo un forte legame, un rapporto che va oltre la reciproca ammirazione artistica.

B.B. King incontra per la prima volta SRV insieme a suo fratello Jimmie, compagno di mille avventure. Dopo averlo conosciuto la loro comunicazione inizia a essere intima e profonda, un po’ come se fossero padre e figlio, con tanto affetto e rispetto. Un legame forte, fatto di condivisione non solo artistica, che raggiunge il culmine nelle collaborazioni musicali. Rimane leggendaria, in particolare, un’esibizione dei due al fianco di Eric Clapton, Albert King, Phil Collins, Etta James, Chaka Khan, Paul Butterfield, Billy Ocean, Dr. John e Gladys Knight. Si tratta di una serata speciale, che celebra la carriera del padre di Lucille, che per l’occasione ha riunito amici musicisti profondamente stimati.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Una serata indimenticabile all’insegna del blues

Una sessione infuocata, ove la stella di Stevie brilla insieme a un cast di personaggi storici. Lui, che potrebbe sembrare l’ultimo arrivato, evidenzia tutta la sua passione, la sua energia in quell’epica serata di metà aprile ’87 all’Ebony Showcase Theatre in Los Angeles. In Why I Sing the Blues, per cominciare, fino allo struggente standard The Sky Is Crying, che sarà anche il titolo e la canzone di un suo album postumo, Vaughan esprime tutta la sua sensibilità per suonare il blues. B.B. rimane colpito in maniera particolare dalla fluidità del chitarrista nato a Dallas, da come le note sgorghino dalle sue mani come una sorgente pura di alta montagna, fresche e rigeneranti.

Nello splendido speciale televisivo (pubblicato poi in CD e DVD) trasmesso nel 1996, A Tribute to Stevie Ray Vaughan, nel ricordare il suo pupillo, King lo descrive in un modo unico, che permette di capire bene quanta sia la sua ammirazione. “Quando suono, lo faccio come se parlassi”, racconta, “dico una frase qui, una frase là e poi devo fermarmi e pensare a qualcos’altro per continuare la mia conversazione. Stevie Ray, invece, era un getto infinito, scorreva quando suonava. Le sue idee fluivano continuamente, io non ho questa caratteristica. Non sono molte le persone che la possiedono, ma lui ce l’aveva”.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

B.B. King e SRV : la bellezza infinita delle loro performance insieme

Stevie Ray nutriva una profonda stima per B.B. Gli piaceva esercitarsi con la sei corde sopra i dischi e provare non semplicemente a imitarlo, ma in qualche modo a suonare con lui. Mescolava influenze rock a radici blues, nella meticolosa ricerca del proprio stile. Hanno calcato lo stesso palco in talune circostanze dimostrando reciproca ammirazione e forte rispetto.

La torrenziale performance al New Orleans Jazz & Heritage Festival del 1988 ne è un fulgido esempio. Il Nostro con la sua Stratocaster Number One si esprime in maniera sempre più convincente, carico di intensità, potenza e passione. Inoltre Texas Flood, eseguita dall’accoppiata Stevie/B.B. insieme al grande Albert Collins è qualcosa di piacevolmente indescrivibile, un terremoto emotivo. Abbina due forze della natura complementari che hanno fatto raggiungere alla storia della chitarra elettrica traguardi inimmaginabili. Ascoltare per credere! 

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Dal Mississippi al Texas: le radici in comune tra The King of the Blues e l’erede di Jimi

Ci sono vite che scorrono lineari, dritte e senza imprevisti. Altre che vanno a zig zag, scartano di lato, si imbattono in percorsi tortuosi. Spesso i grandi artisti hanno avuto un’esistenza di quest’ultimo tipo, impervia e piena di sorprese o, purtroppo, tragedie. B.B. King e SRV non sono stati da meno. Il primo, il contadino di Itta Bena, paesino sperduto del Mississippi, avvolto dalla povertà fin dalla nascita, con il riscatto e la redenzione ottenuti a suon di note emesse dalla sua Lucille.

Il secondo, nato a Dallas e poi di stanza ad Austin, con la musica come rifugio dopo un lungo periodo tossico, fino al momento del grande successo da assaporare in modo consapevole, felice e sobrio, prima dell’inspiegabile tragedia. Entrambi con le “dodici battute” nel cuore, quelle di Robert Johnson e dei giganti del Delta blues. Entrambi anche appassionati di un geniale pioniere texano dallo stile chitarristico unico, con una voce intensa che si ammorbidisce in toni intimi e confidenziali: T-Bone Walker.

Vaughan anagraficamente potrebbe essere il figlio di B.B. e ha infatti lui, gli altri due King, Buddy Guy e Albert Collins instillati nel profondo di sé, oltre al suo idolo degli idoli, colui di cui si può considerare il degno erede, Jimi Hendrix. E la sua infanzia e gli esordi evidenziano chiaramente quanto egli si trovasse nel mezzo delle due passioni, infilato tra due epoche ed epopee. Da una parte B.B. King e la sua generazione di chitarristi blues elettrici e dall’altra l’inimitabile e incredibile Hendrix. Una vita vissuta al massimo, quella di Stevie, con i piedi sempre sul pedale dell’acceleratore. Con quella tensione all’infinito, quasi a spostare l’orizzonte e vedere oltre, superando ogni barriera.

Stevie Ray Vaughan on stage, © Paul Lannuier, CC BY-NC-ND 2.0 DEED

Dalla timidezza e freschezza degli esordi alla potenza dei Double Trouble

La scena di Dallas e l’aiuto del fratello Jimmie

Stevie Ray nasce il 3 ottobre 1954 a Dallas, da genitori di umili origini. Il padre Jimmie Lee Vaughan, dopo il congedo dalla Marina degli Stati Uniti, sposa Martha Jean Cook e si assicura un lavoro come operaio smaltitore di amianto. È un uomo burbero e orgoglioso, deluso dall’involuzione della sua vita. Tende spesso a ubriacarsi e maltratta la famiglia. Il suo brutto carattere lascia un segno sul giovane Stevie, timido e insicuro.

Tuttavia, grazie al fratello maggiore Jimmie, trova precocemente sfogo nella musica. Inizia già a sette anni, completamente autodidatta, con una chitarra giocattolo comprata da Sears. Impara ad orecchio. Ascolta frequentemente il blues di B.B., Albert e Freddie King, Otis Rush, Buddy Guy e Muddy Waters. Il rock di Jimi Hendrix, Beck, Clapton, Page e Lonnie Mack, e il jazz di Kenny Burrell e George Benson sono la sua altra vivida passione.

Nel 1963 acquista la sua prima chitarra elettrica, una Gibson ES-125T, grazie ai soldi di Jimmie. Nei successivi sette anni seguono le prime band, i Chantones, i Brooklyn Underground, i Southern Distributor. Ci sono anche i primi contatti con i Krackerjack di Tommy Shannon, un nome importante per il suo futuro. Riceve, sempre dal fratello, ormai andato via da casa, la sua Fender Broadcaster, che poi scambia con una Epiphone Riviera. La musica e, in particolar modo, la chitarra, sono una ragione di vita, una piacevole ossessione. Il ragazzo abbandona la scuola ed anche alcuni lavoretti part time per dedicarsi strenuamente alla sua passione.

Il 1970 è un anno che fa da spartiacque per SRV: entra nei Liberation e all’inizio dell’estate si esibisce all’Adolphus Hotel nel centro di Dallas. In quell’occasione sale sul palco anche con gli ZZ Top, main act dell’evento e improvvisa con loro su Thunderbird dei Nightcaps, strabiliando pubblico e musicisti per il suo stile e aplomb.

A Settembre effettua le prime registrazioni in studio con il gruppo Cast of Thousands, che comprende il futuro attore Stephen Tobolowsky. Vengono incise due canzoni, Red, White and Blue e I Heard a Voice Last Night, per un album compilation, A New Hi, in cui compaiono svariate nuove formazioni di Dallas. Il suono di Stevie è ancora derivativo, si odono Cream e Hendrix come notevoli influenze, ma è già sbalorditivo quanto siano sviluppati il tocco e la tecnica.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Il trasferimento a Austin, l’inizio di una nuova vita, tra Blackbird, Krackerjack e Nightcrawlers

Alla fine di gennaio del ’71, sentendosi limitato nell’interpretare successi pop con i Liberation, Vaughan forma un proprio gruppo, i Blackbird. Inoltre si trasferisce con la band a Austin dove ritiene il pubblico sia più liberale, tollerante e aperto alle novità. Ed è così che passa ai Krackerjack. Nella primavera ’73 arriva un’altra svolta: si unisce al leggendario Marc Benno e suoi Nightcrawlers. Nel gruppo è presente il cantante e batterista Doyle Bramhall, amico d’infanzia dei fratelli Vaughan. Il mese successivo, i Nightcrawlers registrano un album al Sunset Sound Recorders di Hollywood per la A&M Records, che lo rigetta non trovandolo interessante dal punto di vista commerciale.

Il disco include le prime canzoni scritte dal chitarrista, Dirty Pool e Crawlin’, mostrandone i costanti progressi. Il percorso di sviluppo continua con i Cobras di Paul Ray, Denny Freeman e Joe Sublett. Other Days è un loro singolo di successo del 1977, abbinato al lato B Texas Clover, ma Stevie vede la sua presenza nel mondo delle sette note come una missione. Così, dopo aver suonato nello storico locale Antone’s insieme a mostri sacri del calibro di Buddy Guy, Hubert Sumlin, Jimmy Rogers, Lightnin’ Hopkins e Albert King, abbandona i Cobras, orientati troppo al mainstream, per formare i Triple Threat Revue. La bravissima Lou Ann Barton e il mitico W.C. Clark sono parte del progetto e fa capolino per la prima volta il brano I’m Cryin’, futuro cavallo di battaglia nei live di SRV. 

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

La formazione dei Double Trouble, i primi problemi di droga e l’exploit di Montreux

La storica lineup dei Double Trouble si forma sul finire del 1980, dopo che due anni prima Stevie aveva ribattezzato la band con quel nome dal titolo di un brano indimenticabile di Otis Rush. Non ci sono più i membri originari, ma il batterista Chris Layton e, infine, Tommy Shannon, a costituire una delle sezioni ritmiche più fragorose e ispirate nella storia del rock blues moderno. Ora i Double Trouble diventano gruppo di punta di Austin, anche se il successo nazionale stenta ad arrivare e si cominciano a palesare i problemi di droga ed alcool di Vaughan.

Fortunatamente la lungimiranza di due epici personaggi, il produttore Jerry Wexler e Claude Nobs, organizzatore del Montreux Jazz Festival, fanno volare alta la stella del chitarrista e della sua band. Il 17 luglio 1982 i Double Trouble si esibiscono nella notte del blues della kermesse davanti a un pubblico attonito e la sera successiva nella lounge del Casinò, suscitando l’interesse di Jackson Browne. Anche David Bowie si mette in fila per conoscere quel bizzarro personaggio con cappello e vecchia Stratocaster che da tempo era diventato il frontman del gruppo. Un uomo provato da tante vicissitudini, rifugiatosi nella musica. Un chitarrista dalle doti incredibili, che aveva pure brillantemente superato l’insicurezza nel canto e cominciava un’ascesa progressiva e inarrestabile.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Le prime incisioni con i Double Trouble e il successo di Let’s Dance

L’importanza di uno speciale talent scout: Jackson Browne

Non solo colto, sensibile e raffinato songwriter, ma pure visionario e…scopritore di talenti. Jackson Browne passa una notte intera, chiacchiera fino all’alba con Stevie e i suoi compagni. Infine mette a loro disposizione l’uso gratuito del suo studio di registrazione personale nel centro di Los Angeles. Il gruppo accetta l’offerta e alla fine di novembre registra dieci canzoni in due giorni. Stevie si presenta con le due Fender Stratocaster preferite. La mitica Number One, nota anche come First Wife, e Lenny, comprata per il suo compleanno dalla moglie Lenora, utilizzata per un bellissimo strumentale con lo stesso nome.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

L’avvento di Bowie: si aprano le danze!

Coincidenze e titoli premonitori. Proprio mentre sono in studio, Vaughan riceve una telefonata da David Bowie. Giunge l’invito a partecipare a una sessione di registrazione per il suo successivo album in studio, Let’s Dance. Nei primi giorni di gennaio 1983, Vaughan offre il suo contributo in sei delle otto canzoni in scaletta, tra cui la title track e China Girl. Lo fa alla sua maniera, senza spartiti, suonando semplicemente dopo aver ascoltato i pezzi, ma risultando subito convincente a tutta la nutrita schiera di musicisti lì raccolta, e quasi sempre dopo la prima take.

Il lavoro, prodotto da quel geniaccio di Nile Rodgers, viene pubblicato a inizio primavera ed è un successo clamoroso. Vende più del triplo delle copie del precedente: la grande performance del “ragazzo di Austin” lo catapulta nella scena internazionale. Parafrasando il titolo della canzone più famosa del disco per Stevie è giunto il momento di ballare nel mondo dello spettacolo che, finalmente, si è accorto di lui. 

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Il primo, indimenticabile disco e quella straordinaria session con un altro King

L’inizio di un sogno: Texas Flood. Spontaneità, freschezza e potenza straordinarie per un esordio memorabile

Il singolo Let’s Dance ottiene un riscontro epocale e un airplay massiccio. Eric Clapton, grande ammiratore di Bowie, rimane profondamente colpito dai fraseggi e assoli “assassini” che escono dalla canzone. Lo stile di SRV lo aveva già messo KO: l’universo delle sei corde incorona un nuovo maestro e, per dirla alla B.B. King, “Se io sono il re, Stevie è sicuramente l’imperatore”.

I Double Trouble riescono finalmente ad affermarsi a livello nazionale grazie anche alla pubblicazione di Texas Flood, prima fatica del trio messo sotto contratto dalla Epic Records su raccomandazione del produttore John Hammond. Vaughan rinuncia all’ultimo momento, e non senza clamore, ad accompagnare David Bowie in tour. Lo decide a malapena, seguendo il cuore e non la testa, puntando tutto sulla sua persona e sperando di sfondare. Speranza e intraprendenza, si sa, a volte si stringono la mano e vanno d’accordo: la scelta risulta azzeccata.

L’LP nasce dopo aver acquisito le registrazioni dalla sala d’incisione di Browne e viene corroborato da altre composizioni per completare la tracklist. Love Struck Baby, Pride and Joy e le già menzionate Dirty Pool, I’m Cryin’ e Lenny compaiono nella versione definitiva, come la celeberrima title song, un brano di Larry Davis trasformata in un potente rock blues. Interessanti anche le rese di alcuni classici di Howlin’ Wolf e Buddy Guy, Tell Me e Mary Had a Little Lamb, ma soprattutto di una tonitruante Testify degli Isley Brothers, brano che non a caso ospitava un certo Jimi Hendrix nell’originale.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Un altro incrocio indimenticabile con un suo eroe, Albert King

Se Hendrix è stato per Stevie Ray una vera folgorazione, da cui ha imparato a mischiare i generi e creare nuove sonorità, Albert King ha rappresentato la quintessenza del blues, un Maestro capace di lasciare in lui un’impronta fortissima. Lo si sente in quest’opera 

registrata dal vivo per la televisione il 6 dicembre 1983, presso gli studi della CHCH-TV di Hamilton, Ontario. 

In Session, dal titolo del programma, è costituito principalmente dalla scaletta dei concerti di King, con in aggiunta Pride and Joy sul CD audio, mentre il DVD contiene anche Texas Flood.

Inizialmente, King non aveva intenzione di partecipare allo show perché non sapeva chi fosse Vaughan. Non si era reso conto di aver di fronte il “piccolo Stevie”, il ragazzino con cui aveva suonato in Texas. King ne parla durante lo spettacolo ed è un valore aggiunto aver lasciato nell’album le loro conversazioni.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Il raggiungimento della piena celebrità e i successivi album con i DT

L’altalena di emozioni in una vita tra peccato e redenzione

Texas Flood rappresenta la svolta. Di concerto in concerto il trio vede progressivamente crescere il pubblico in tutto il Paese. Il robusto ed energico Live At The El Mocambo a Toronto è il documento imprescindibile di quel frangente. Il 1983 termina con un’incetta di premi prestigiosi, tra cui quelli come Miglior nuovo talento e Miglior chitarrista blues elettrico emergente. Nel successivo e per certi versi più ambizioso lavoro in studio, Couldn’t Stand the Weather (1984) ecco riapparire il suo smisurato amore per Hendrix con l’immensa Voodoo Child (Slight Return) e The Things (That) I Used to Do, rilettura di un motivo di Guitar Slim già reinterpretato da Jimi. Stevie Ray Vaughan era talmente fissato, anche dal punto di vista tecnico, che ha sempre accordato le Strato come faceva il chitarrista di Seattle, cioè mezzo tono sotto, in MI bemolle.

Questo gli permetteva di montare corde molto più spesse ed era uno fra i tanti stratagemmi studiati per avvicinarsi al suo modo di suonare, mantenendo però ben chiara la sua identità e proseguendo nell’innovazione. Cold Shot e la title track sono altri pezzi da novanta, stavolta autografi, all’interno della raccolta. L’anno successivo è il turno di Soul to Soul, ove compare in Say What! anche un pedale wah-wah appartenuto a Hendrix, ma qualcosa nella macchina ben oliata del gruppo si è rotto. Sicuramente Change It e l’intensa ballata intinta di soul Life Without You sono delle vette; tuttavia, dopo tanto tempo trascorso ininterrottamente a suonare ovunque vi fosse l’opportunità, sopraggiungono paranoia, mancanza di ispirazione e un consumo smodato di alcool e droghe sfuggito ad ogni controllo.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Dopo la stupenda esibizione alla Carnegie Hall di Ottobre ’84 e le continue serie di concerti degli anni successivi che portano alla pubblicazione di Live Alive, le condizioni di salute di Stevie segnano il punto più basso. Si comincia a temere per la sua stessa vita e occorre il ricovero in un centro di riabilitazione. Il momento è tremendo, anche il rapporto con la moglie Lenny vacilla e arriva la separazione. 

“A metà del 1986 Jimmie mi chiamò per dirmi che suo fratello era in una clinica per alcolisti a Londra e per chiedermi se avessi voglia di fare un salto da lui. Andai da Stevie e gli dissi che, visto che l’avevo vissuto sulla mia pelle, gli sarei stato vicino se avesse avuto bisogno di me. Diventammo amici…All’epoca, secondo me, era uno dei più grandi chitarristi elettrici al mondo”.

Eric Clapton, estratto da L’autobiografia, 2007, Sperling & Kupfer

In seguito a un difficile periodo di disintossicazione il mago della sei corde texano torna a suonare e a riscoprire nella musica la forza trainante della sua esistenza. A detta di molti sembra aver raggiunto il vertice massimo della sua espressività. Lo si nota anche nel suo splendido concerto a Pistoia (1988) e lo si percepisce pienamente nel quarto lavoro in studio, In Step.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

L’ultimo meraviglioso disco e l’apice nuovamente toccato

Riviera Paradise, Tightrope, Wall of Denial, The House is Rockin’ e Crossfire sono solo alcune delle perle presenti nel capolavoro realizzato a giugno 1989. In Step, primo disco da sobrio, vince il Grammy Award per il Miglior album blues contemporaneo. Un’opera scritta con la stretta collaborazione dell’amico storico Doyle Bramhall e la mai così unita partecipazione di Tommy Shannon, Chris Layton e del talentuoso tastierista Reese Wynans, membro aggiunto dall’85 . I testi sono più profondi, alcuni raccontano della sua liberazione dalla dipendenza, mentre musiche e melodie sono a tratti in balia della travolgente macchina ritmica e altre volte rilassate o meditative. Anche l’infervorata performance di ottobre per Austin City Limits mostra un uomo completamente ritemprato, innamorato del palcoscenico, estroverso e in grado di improvvisare in ogni canzone seguendo uno stesso flusso artistico, creando e sprigionando energia pura in maniera spontanea.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

L’immane tragedia e l’incredibile eredità lasciata

Il momento d’oro offuscato dal destino beffardo: la disperazione di Jimmie e la sua sorprendente forza di continuare

L’inizio del 1990 è promettente, con la partecipazione allo show Unplugged di MTV e una prima comparsata ad aprile nel Journeyman Tour di Eric Clapton. Slowhand e Vaughan si scambiano assoli come se non ci fosse un domani sulle note di Before You Accuse Me e After Midnight con il pubblico in visibilio a Auburn Hills, sobborgo di Detroit, nel Michigan.

In agosto Stevie approfitta di una pausa per fare una vacanza alle Hawaii. Visita anche Maui, rigenerandosi e pensando che anche il suo Jimi Hendrix era stato in quel luogo vent’anni prima. Il 26 è il momento di una nuova partecipazione a un concerto nel Wisconsin, all’Alpine Valley Music Theatre, insieme al fratello Jimmie, Robert Cray, Buddy Guy e sempre Clapton, che sta proseguendo la seconda parte degli show statunitensi. Una serata eccezionale, in cui suona in modo sbalorditivo e viscerale e fa sognare fino al bis, Sweet Home Chicago, che per l’occasione viene eseguito da tutti gli straordinari chitarristi presenti.

Quel momento unico, in cui si sente finalmente alla fine della scalata, in cima al mondo, viene cancellato subito dal destino beffardo. A fine show Stevie è particolarmente stanco, ha dato tutto quanto aveva di sé sul palco. Decide improvvisamente di prendere l’elicottero insieme alla crew di Clapton per arrivare a riposarsi prima. La nebbia è scesa fitta fuori e il mezzo sbaglia direzione andando a schiantarsi contro una pista da sci artificiale. Il mondo della musica quel maledetto mattino del 27 agosto è sconvolto dalla notizia più terribile che ci si potesse aspettare dopo una sera di festa. Anche Jimmie, Eric e compagni sono distrutti, tuttavia decidono di continuare il tour in onore di chi aveva dato una nuova identità alla chitarra, trovando la chiave della porta di un altro modo di guardare alle cose, ricco di visioni, curiosità e speranze.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Il cielo sta piangendo

C’è davvero bisogno di una piccola ala in volo attraverso le nuvole, di una magica little wing per portare conforto dopo una tragedia simile. Per tutti i fan consolazione e sollievo sopraggiungono con l’album postumo The Sky Is Crying (1991), che contiene un’altra canzone di Jimi Hendrix. Una versione strumentale di rara intensità e raffinatezza, ennesima perla di un artista immenso. In Little Wing il chitarrista texano riprende la conosciutissima linea melodica del brano, nel quale inserisce improvvisazioni potenti sulla grazia originale delle armonie.

The Sky Is Crying insieme a Family Style, pubblicato appena un mese dopo il tragico evento, rappresenta il miglior tributo possibile al fratello da parte di un Jimmie ancora sotto choc. Brothers è un’altra canzone da rammentare, scritta a quattro mani per il disco che li avrebbe rivisti insieme più vicini che mai. Il modo migliore per ricordare Stevie è sicuramente il concerto in suo onore tenutosi a Austin nel 1995, A Tribute to Stevie Ray Vaughan, di cui si è accennato a inizio articolo. Lo show presenta Jimmie, la sua band e i Double Trouble al completo.

Inoltre sfilano una serie di ospiti importanti: il suo mentore B.B. King, Eric Clapton, Buddy Guy, Robert Cray, Dr. John, Bonnie Raitt, Art Neville e Denny Freeman. La commovente Six Strings Down, incisa e composta da Jimmie (con l’aiuto dei fratelli Neville, di Eric Kolb e Kelsey Smith) nel 1994 in Strange Pleasures e dedicata a Stevie e ai grandi chitarristi scomparsi è sicuramente il brano di punta di un’esibizione carica di emozioni, densa di sentimenti e di grande amicizia. Una performance struggente, con quell’ottimismo, quel calore e quel modo unico di porsi verso la musica che sono ancora fulgido esempio oggi per i provetti chitarristi in erba. Valori importanti che si evidenziano anche nel recente, bellissimo docufilm Brothers in Blues. Si tratta dell’ultimo regalo di Jimmie a Stevie Ray per tenerne viva la memoria e celebrare la loro storia.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

L’arte e le chitarre di Stevie 

Number One di SRV, © Nancy Kaszerman/ZUMA Wire/ Alamy Stock Photo

Stevie Ray è stato anche un pregiato session man, come visto con Bowie. James Brown, Zucchero, Bob Dylan e, sorprendentemente, anche personaggi lontani da lui musicalmente come Jennifer Warnes e Don Johnson hanno usufruito dell’ispirazione e delle note uscite dalle sue chitarre. Tutto questo oltre all’attività solista, insieme ai Double Trouble e alle sue inseparabili sei corde. Ma quali sono quelle più amate e utilizzate? Certamente le menzionate Stratocaster Number One (con un corpo del 1963, manico in palissandro del ’62 e pickup del ’59, motivo per cui Stevie pensava fosse del ’59) e Lenny (manico in acero) sono le più note, senza dimenticare le Yellow, Red e Scotch. Vi sono poi la Hamiltone, soprannominata Main e la Charley. Merita una menzione speciale, infine, l’acustica a 12 corde Guild JF65-12, usata, fra l’altro, nell’Unplugged di MTV e per l’emozionante Life by the Drop.

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

L’amicizia, il senso di appartenenza con i chitarristi e il rapporto speciale con uno spirito libero come il suo

Sono innumerevoli gli attestati di stima nei confronti di Stevie ricevuti dalle star della musica. Si va dai Rolling Stones, in particolar modo Mick Jagger e Ronnie Wood, a Brian May e George Harrison, di cui Stevie ha riletto in modo incandescente Taxman, scritta quando faceva parte dei Beatles. E sono parecchie le collaborazioni, le condivisioni di palco con i grandi chitarristi oltre a quelle citate. Carlos Santana, Jeff Healey e Jerry Lynn Williams sono solo alcuni altri fra i prediletti. Tuttavia ce n’è una specificamente che merita un episodio a parte: quella con Jeff Beck. La serie “Crossroads”, gli incroci memorabili tra grandi artisti e chitarristi prosegue con entusiasmo!

Stay tuned

To be continued…

Contenuti correlati:

Alessandro Vailati